XI edizione Napoli Teatro Festival Italia

Il Teatro interdisciplinare che fa sognare le fasce deboli 

Ruggero CappuccioInterdisciplinarietà e lavoro per le fasce deboli. Questa la visione illuminata e illuminante della XI edizione del Napoli Teatro Festival Italia diretto per il secondo anno consecutivo da Ruggero Cappuccio, che ha saputo conferire (come mai nessuno prima) all’evento finanziato dallo Stato una dimensione e una missione fortemente sociale e politica (oltre che culturale).

Intervista a Ruggero Cappuccio, direttore del Napoli Teatro Festival

Biglietti sostenibili e gratuiti per le fasce deboli, formazione con grandi registi internazionali per i giovani attori e spazio di espressione per le piccole compagnie talentuose. Verrà realizzata concretamente la visione di un teatro “sociale” a 360° nella XI edizione del Napoli Teatro Festival diretta artisticamente per il secondo anno, dal regista, drammaturgo e attore, Ruggero Cappuccio, organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival, organismo in house della Regione Campania presieduto da Luigi Grispello.

“La XI edizione inizierà il prossimo 8 giugno e proseguirà fino al 10 luglio con una stagione di grandi numeri che ascrive il Festival tra le realtà più attive e significative del panorama internazionale e che accoglie, nei 34 giorni di programmazione effettiva, ben 85 compagnie, tra nazionali ed internazionali, impegnate per 160 recite complessive. Saranno coinvolte, oltre Napoli, anche altre grandi città campane come l’anno scorso”, spiega il presidente Grispello.  

Proseguendo in una direzione avviata con successo nella passata stagione, la nuova edizione del Festival consolida un progetto culturale che individua, da quest’anno e fino al 2020, il suo principale obiettivo nella ricongiunzione organica tra le arti della scena, realizzando una ricognizione multidisciplinare e trasversale sintetizzata in undici sezioni. Iniziando dalla PROSA, con 55 titoli tra le produzioni internazionali (9), quelle nazionali (28), i debutti in regione (5) e gli spettacoli della sezione OSSERVATORIO (13) che offre spazio e visibilità ai progetti di compagnie di indubbia qualità sostenendone l’avvio del processo produttivo.

Quest’anno, come e più dell’anno scorso sarà Palazzo Reale la casa del Festival, proseguendo nel solco della valorizzazione dei beni culturali come location per l’espressione artistica. “Se in altre città d’arte si rallentano le attività culturali proposte nei beni culturali a Napoli vogliamo incrementare la proposta culturale a palazzo Reale e a Villa Pignatelli poiché riteniamo che siano monumenti storici adatti ad ospitare il meglio dell’arte. Inoltre saranno valorizzati anche altri spazi con una funzione polivalente: il cortile del palazzo così come giardino romantico sono infatti adatti ad essere destinati a luogo di incontro”, sottolinea Anna Imponente, direttrice del Polo Museale della Campania. Oltre ai numerosi teatri della città (Trianon Viviani, Nuovo, Politeama, Sannazaro, Augusteo, Galleria Toledo, Diana, Bellini, Mercadante, San Carlo, Sala Assoli, Bolivar, Nest) gli altri luoghi coinvolti nella programmazione saranno il Museo Madre, Palazzo Serra di Cassano, la Chiesa della Misericordiella,  Donnaregina Vecchia, Villa Pignatelli, Santa Fede Liberata. In Regione molti degli spazi coinvolti interesseranno il Sacro e valorizzeranno i siti Unesco. Saranno sede del Festival: il Duomo di Salerno, l’Abbazia di Mercogliano, il Duomo di Amalfi, la Reggia di Caserta, il teatro naturale di Pietrelcina. “Credo nella collaborazione con i luoghi storici della città e della Regione- aggiunge Cappuccio-. Tutti i festival storici di teatro si svolgono in luoghi piccoli e circoscritti, invece bisognava eleggere un centro nel centro della città-megalopoli di Napoli. Per questo la Casa del Festival è palazzo reale”. Si tratta di una casa prestigiosa e “reale” aperta a tutti, così come deve essere accessibile a tutti la cultura.

La visione sociale e politica del Festival

Il Napoli Teatro Festival Italia si pone come organismo di crescita culturale e sociale. In tal senso favorirà la partecipazione del pubblico attraverso un’oculata politica di prezzi, con biglietti popolari (da 8 a 5 euro) e agevolazioni assolute per le fasce sociali più deboli. Il Napoli Teatro Festival Italia proseguirà la sua azione a sostegno delle associazioni, dei volontari, delle cooperative sociali che operano sul territorio, concertando con esse azioni concrete, che vanno dalla formazione alla realizzazione di progetti condivisi, fino al crowdfunding che quest’anno sosterrà la Fondazione Pascale (così come è accaduto nella sessione invernale di Quartieri di vita per l’Ospedale Pediatrico Santobono /Pausilipon).

“Il teatro non è il regno dei consensi, ma della sintonia, meglio un teatro ben fatto che un teatro ben pieno. L’anno scorso particolari congiunture ci hanno consentito di avere sia i numeri, sia le sintonie. Ma ciò che mi appassiona di un festival o di qualsiasi iniziativa culturale è di lavorare per rafforzare l’intelligenza delle minoranze e non l’ignoranza di certe maggioranze”, apre così la presentazione del Teatro Festival il dirompente direttore artistico Ruggero Cappuccio che sembra dettare attraverso sue parole e con la messa in pratica di esse concretizzata nel vasto e articolato programma di questa edizione del Festival un trattato di sociologia e di politica della cultura.

Il direttore spiega: “La cultura oggi interessa soprattutto alle persone che non hanno possibilità economiche o ne hanno pochissime, chi ha il denaro normalmente non si occupa di cultura. Questo festival invece ha deciso di parlare con le fasce deboli. Se nell’antica Grecia lo Stato rimborsava il biglietto ai cittadini non possono essere passati invano 25 secoli. Anche questo Stato, che è uno stato di diritto, deve tutelare il diritto alla cultura”.

Il teatro può essere inteso come metafora della politica. “La politica è una drammaturgia della città, delle regioni, di una nazione- continua Cappuccio-. Se il drammaturgo riunisce intorno a sé degli attori attiva il sistema di co-creazione. Se qualcuno pensa che il mondo dello spettacolo o del teatro sia il mondo del narcisismo o dell’egoicità non ha capito granché di questo mondo. La politica è una co-creazione allora qualsiasi festival è inevitabilmente politico”.

Il teatro come visione onirica

“Il teatro è una psicanalisi dell’ingrandimento, se si porta all’analista il suo materiale onirico e l’analista lo decodifica con la luce della razionalità, il teatro è una psicanalisi del sublime perché realizzato da un autore con una visione onirica che convoca intorno a se degli attori ai quali non chiede la decodifica del sogno, ma di sognare quel sogno per la seconda volta e così gli attori mettono in scena il sogno risognato da loro e chiedono al pubblico di sognarlo per la terza volta. L’arte nasce da un sogno sotto forma di visione poetica.  Certo c’è la tecnica, ma da sola non basta, così come non è bastata la grammatica dei sonetti a comporre “l’infinito”. Il teatro che rivaluta l’intelligenza emotiva è per chi ha la capacità e la sensibilità di sognare e queste persone sono spesso quelle più povere”.

Interdisciplinarità del teatro

Il grande danzatore Mikhail Baryshnikov verrà a Napoli non per danzare ma per fare l’attore attivando i versi di Josep Brodsky. Questo è l’esempio massimo della messa in pratica della visione fortemente interdisciplinare di questo Teatro Festival in cui le varie arti sceniche si avvicenderanno e interconnetteranno.  “Il Festival nasce dalla suggestione arcaica del teatro di Atene- chiarisce il direttore- in cui nel V secolo i cittadini si riunivano e si sedevano e assistevano ad uno spettacolo in cui c’era la musica, la parola, il corpo e la messa in scena, al di là del mezzo artistico, aveva un valore rituale civile religioso o laico religioso. In questo senso Gaber ha fatto più teatro di quanto abbiano fatto alcuni presunti attori di prosa, mentre oggi c’è una decadenza del sistema italiano rispetto al teatro. Non credo che il teatro sia quel perimetro in cui uno recita un personaggio con battute precise. Il teatro è una forma di incroci, di esperienze, e in questa prospettiva può essere attivato con il corpo o con la voce e in alcuni casi con silenzi”.

La lunghissima edizione che accoglierà le “prime” della sezione dedicata al TEATRO INTERNAZIONALE costruita intorno alle figure di Declan Donnellan (con “Périclès, Prince de Tyr” di William Shakespeare al Teatro Politeama l’11 e 12 giugno), Isabelle Huppert (nella lettura de“L’amant” di Marguerite Duras al Teatro di San Carlo l’11 giugno), Rabih Mroué (con “Sand in the eyes”, lettura non accademica sulla propaganda e sui metodi di reclutamento degli estremisti islamici, al Teatro Trianon Viviani il 13 giugno), Thierry Collet (con “Dans la peau d’un magicien” in cui l’artista mescola frammenti di vita e trucchi di magia per raccontare il mondo interiore di un prestigiatore, alla Galleria Toledo il 14 e 15 giugno). La sezione prosegue con “Brodsky/Baryshnikov”, omaggio di Mikhaïl Baryshnikov alla poesia di Joseph Brodsky per la regia di Alvis Hermanis, al Teatro Politeama il 28 e 29 giugno; con “Clown 2 ½” uno spettacolo del Theater an der Ruhr, per la regia di Roberto Ciulli in cui si guarda al mondo ed alle sue contraddizioni attraverso gli occhi di un clown, al Teatro Trianon Viviani l’1 luglio. Da sottolineare che “Roberto Ciulli italiano, è venerato in Germania- dice Cappuccio- e mi sembrava giusto richiamarlo in veste di presenza internazionale in un Festival che deve anche preoccuparsi di chi non ha più avuto modo di esprimersi in Italia”.

Spazio ai Giovani.

Dei 28 spettacoli della sezione italiana, il 60% sono scritti da viventi. “Un’altra forma di paurosa decadenza della società contemporanea è che non c’è spazio per i giovani- spiega Cappuccio-. Rossini a 24 anni poteva tranquillamente entrare all’Argentina di Roma per rappresentare il Barbiere di Siviglia, oggi vorrei sapere a quale compositore italiano di 24, 26 o 30 anni è data la possibilità di entrare in un teatro lirico a rappresentare la sua opera.  Spesso gli antichi erano molto più moderni dei moderni. Oggi i moderni spesso non sono antichi, ma sono tragicamente vecchi (…).Vogliamo che i giovani accedano gratuitamente alla sapienza e al lavoro dei maestri, che lavorino confrontandosi con il mondo internazionale. Raffaele La Capria non avrebbe scritto Ferito a Morte se non avesse letto Fitzgerald”.

Durante tutta la programmazione, dall’8 giugno al 10 luglio, si attiveranno in Campania 14 laboratori sulle arti sceniche riservati a 600 attori under 35 che potranno confrontarsi con Eimuntas Nekrosius e Tomi Janežič (che rinnovano per il secondo anno consecutivo  la loro presenza a Napoli) e con Ben Duke, Gilles Coullet, Eugenio Barba (insieme a Lorenzo Gleijeses e Julia Varley), Annabelle Chambon e Cédric Charron (del Teaching Group di Jan Fabre), Punta Corsara (con Emanuele Valenti, Marina Dammacco e Gianni Vastarella), Gabriella Salvaterra per il Teatro de los Sentidos, Michele Monetta, Peppe Lanzetta, Stefania Rinaldi, Davide Iodice, Loredana Putignani. Anche le mascherine dei teatri provengono, come l’anno scorso, dalle scuole di recitazione di Napoli e tre delle scuole di teatro napoletane daranno vita ai loro spettacoli: Scuola del Teatro Nazionale di Napoli, scuola del Bellini e della scuola dell’Elicantropo.

Invece la sezione Osservatorio è dedicata a quelle compagnie che hanno espresso un valore artistico ma trovano grande difficoltà nella produzione e circuitazione del loro lavoro. Per la sezione OSSERVATORIO in programma le regie di Lorenzo Salveti, Antonio Piccolo, Giovanni Meola, Francesca Muoio, Adriana Follieri, Gabriele Russo, Carmine Borrino, Tommaso Tuzzoli, Enzo Marangelo, Silvio Peroni, Fabio Pisano, oltre agli spettacoli realizzati dai  giovani allievi delle scuole di Teatro del territorio.

Gli spettacoli Italiani

Autori, registi, attori contemporanei che incrociano la modernità della SEZIONE ITALIANA in cui, tra i tanti titoli proposti, si segnalano “Medea per me” di e con Lina Sastri, “Afghanistan” di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, “Il seme della tempesta” per la regia di Cesare Ronconi con Mariangela Gualtieri, “Who is the King?” un progetto su Shakespeare di Lino Musella, Andrea Baracco, Paolo Mazzarelli, “Sei” adattamento da Pirandello di Spiro Scimone e Francesco Sframeli, “Si nota all'imbrunire” di Lucia Calamaro con Silvio Orlando, “La donna che piange nonostante Picasso” con Ginestra Paladino progetto a cura di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, “Storia di un’amicizia” di Fanny e Alexander tratto da L’Amica geniale di Elena Ferrante, “Dante Alighieri. Fedeli d’amore” di e con Ermanna Montanari e Marco Martinelli, “Onde” di Elena Bucci liberamente ispirato alle opere e alle vite di Virginia Woolf e Katherine Mansfield, “Regina Madre” di Manlio Santanelli con Fausto Russo Alesi e Imma Villa per la regia di Carlo Cerciello, “Sotto il Vesuvio niente” di Pasquale De Cristofaro e Peppe Lanzetta, “Operetta 2” rilettura di Camus per la regia di Renato Carpentieri, “Abitare la battaglia (conseguenze del Macbeth)” regia di Pierpaolo Sepe, “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare un progetto di Roberto Roberto per la regia di Michele Schiano Di Cola, “Barry Lindon” (memorie)” di Giancarlo Sepe, “La resa dei conti” di Michele Santeramo con Daniele Russo per la regia di Peppino Mazzotta, “Edoardo II” da Christopher Marlowe per la regia di Laura Angiulli, “La vita dipinta” di Igor Esposito con Tonino Taiuti, “Il paese che non c'è” di Fabrizio Saccomanno e Gianluigi Gherzi, “Diario di un pazzo” con Nando Paone per la regia di Alessandro Maggi, “Fuoriscena” di Fortunato Calvino con Gino Rivieccio e Paola Quattrini,  “Il Gatto” da Georges Simenon per la regia di Alvia Reale, “Hamletas” di Sara Biacchi, “Anfitrione” di Teresa Ludovico, “La ridicola notte di P.” di Marco Berardi per la regia di Federico Vigorito, “Holzwege | Sentieri interrotti” di Loredana Putignani e Youssef Tayamoun, “La filosofia di Bertrando Spaventa” tre letture di Renato Carpentieri.

A questi si aggiungono i debutti in REGIONE di “Come i pianeti con il sole (Leggende d’oro, la vita dei Santi)” drammaturgia e regia di Peppe Fonzo, “Canto degli esclusi” concertato a due per Alda Merini con Alessio Boni e Marcello Prayer, “Di un Ulisse, di una Penelope” di Marilena Lucente con Roberto Solofria e Ilaria Delli Paoli, “Moby Dick” nella lettura di Alessandro Preziosi, “Il Cantico dei Cantici e altre storie” di e con Luca Zingaretti.

La Danza

La sezione DANZA sarà tesa alle esplorazioni contemporanee del corpo e della scena e presenterà “Tomorrowland” creazione e interpretazione di Annabelle Chambon, Cédric Charron, Jean-Emmanuel Belot, “Paradise lost (lies unopened beside me)” di Lost Dog, ideazione, regia e interpretazione di Ben Duke, “Wakan - la terra divorata” creazione e interpretazione di Gilles Coullet,  “La conferenza degli uccelli” per la regia di Anna Redi,  “Duo Goldberg” coreografie di Adriana Borriello, “Un Poyo Rojo” coreografia di Luciano Rosso e Nicolás Poggi per la regia di Hermes Gaido, “May he rise and smell the fragrance” coreografia Ali Chahrour, “Au temps où les arabes dansaient…” ideazione e coreografia Radhouane El Meddeb.

La Musica

Nella sezione MUSICA si annunciano i concerti dei Foja (al Cortile d’Onore  di Palazzo Reale il 10 giugno) e, a seguire, “La voix humaine” di Francis Poulenc, soprano Leona Peleskova,  pianoforte Julian Smith, regia di Riccardo Canessa (al Teatro Diana il 19 giugno),  il Beggar’s Theatre in concerto a cura di Mariano Bauduin (al Cortile d’Onore  di Palazzo Reale il 29 giugno), Andrea Bonioli 4tet e Javier Girotto  (al Cortile d’Onore  di Palazzo Reale il 2 luglio). Ad essi si aggiungono quelli programmati in regione: “La voce dei venti sonori” dal Laboratorio delle Alme a cura di Stefania Rinaldi  all’Abbazia di Mercogliano (Avellino) il 29 giugno, proseguendo con Enzo Gragnaniello & Solis String Quartet al Duomo di Amalfi il 30 giugno, “Sirene e ninfe napolitane” della  Pietà de’ Turchini con il soprano Naomi Rivieccio, direttore Stefano Demicheli alla Reggia di Caserta il 3 luglio, “L’armonia sperduta”, elaborazioni ed orchestrazioni di Roberto De Simone, voce e chitarra Raffaello Converso al Duomo di Salerno il 7 luglio.

Sportopera

La sezione SPORTOPERA a cura di Claudio Di Palma racconta, tra mostre, incontri, proiezioni e spettacoli della passione dei grandi scrittori per il tema dell’agòne, dal 18 al 28 giugno al Teatro Sannazaro di Napoli.

Le Mostre

Dalle INSTALLAZIONI/VIDEO/PERFORMANCE (con “Food distribution - della guerra e del turismo” installazione di luci in strada a cura di Davide Scognamiglio e Daniele Ciprì, con “On my great grandfather steps”la mostra/installazione dal progetto “Ellis Island” di Igor Maurizio Meta, quella sul “Futurismo” di Domenico Mennillo, quella fotografica “Sahara te quiero” a cura di Romeo Civilli), si passa alle MOSTRE (con 8 esposizioni dedicate, ad esempio, a Patroni Griffi, Tomasi di Lampedusa, Tina Pica, Mario Martone e Teatri Uniti), al CINEMA (con 10 serate a Palazzo Reale dedicate a Vittorio De Sica), alla sezione dedicata alla LETTERATURA (intitolata “Qui”, a cura di Silvio Perrella in programma a Villa Pignatelli dal 13 al 23 giugno) ed ancora a quella riservata ai PROGETTI SPECIALI che propone il “Napoli Strit Festival” (réunion degli artisti di strada ideata da Ettore De Lorenzo nel Centro Storico di Napoli, l’8 e 9 giugno), il “Mercato dell’arte e della civiltà” (maratona – indagine in 12 ore sul teatro contemporaneo a cura di Davide Sacco, il 17 giugno a Santa Fede Liberata nel Centro Antico).

Alessandra del Giudice