A RISCHIO LE PSICOTERAPIE PER I BAMBINI DELLA CAMPANIA

Il 20 dicembre sit-in degli psicoterapeuti davanti alla Regione Campania

immagine 2La scure dei tagli alla sanità colpisce ancora e lo fa ancora più duramente perché ad andarci di mezzo sono anche i bambini. Sono a rischio, infatti, i percorsi di psicoterapia rivolti ai bambini e ai ragazzi campani, in seguito alla decisione dell’Asl di tagliare sulle terapie realizzate in regime convenzionato all’interno dei Centri di Riabilitazione.

Così oltre 800 bambini e ragazzini con una serie di problemi o patologie, dai disturbi dell’apprendimento e del neurosviluppo alle psicosi, passando per l’autismo, potrebbero non essere più seguiti e, con loro, le famiglie. Allo stesso tempo, è in serio pericolo il posto di lavoro per 300 psicoterapeuti dei centri convenzionati Asl che da oltre venti anni si occupano di questo, con competenze e dedizione. 

A denunciare la situazione gravissima è il Comitato Psicologi Psicoterapeuti della Campania, gruppo che riunisce gli psicoterapeuti campani che lavorano nei Centri di Riabilitazione convenzionati con le Asl. “Nonostante le continue richieste di aiuto all’Ordine della Regione Campania ed alcune attività da quest’ultimo svolte per regolarizzare le nostre figure, nessun risultato positivo è mai giunto ed ora siamo in serie difficoltà – scrivono i professionisti in una lettera - La situazione sta precipitando e circa 300 colleghi campani rischiano di non lavorare più. La psicoterapia che svolgiamo nei centri viene prescritta dalle Asl e la maggior parte di queste prestazioni è rivolta a minori con deficit di vario ordine e livello; per molti di essi è necessaria anche una terapia familiare. Ognuno di noi lavora(va) in media 18/36 ore settimanali in questo ambito, prevalentemente dalle 14.00 alle 20.00 al fine di non interferire con la frequenza scolastica dei piccoli utenti visto che la maggior parte sono minori. Tale numero di ore si è drasticamente assottigliato negli ultimi anni e oggi rischia di azzerarsi”.

L’accorato appello si rivolge alle istituzioni, in primis alla Regione Campania, davanti alla cui sede gli psicoterapeuti si riuniranno in forma di sciopero, sperando di poter essere ricevuti dal presidente Vincenzo De Luca, il giorno 20 dicembre. “Stiamo agendo su più fronti – spiega Fabrizia Magliulo, psicoterapeuta del centro Dinastar di Napoli, nonché membro del Comitato – uno di questi è quello dello sciopero con cui chiederemo alla Regione anzitutto la garanzia di continuità terapeutica per non mettere a repentaglio il nostro futuro e quello di tantissimi bambini con le loro famiglie, oltre al riconoscimento, mai certificato, della nostra esperienza professionale”. Un altro fronte su cui il Comitato si sta attivando, infatti, è quello di battagliare affinché vengano fatti bandi ad hoc per la selezione di personale specializzato, cosa che, stando a quanto denuncia il Comitato, non sta avvenendo. Anzi.

“Si stanno purtroppo verificando già adesso (probabili) illeciti nei concorsi pubblici, con conseguenti ingiustizie: ne è esempio attuale il concorso indotto dalla ASL Napoli 2 Nord, bandito per 2 posti per psicologo per i servizi di cure palliative per il dolore, che ha visto improvvisamente uno scorrimento di graduatoria di 25 posti per collocare i colleghi in servizi sanitari pubblici vari, tra cui proprio la psicoterapia in età evolutiva; ma il profilo richiesto non era assolutamente quello per tale figura professionale. Quindi 25 colleghi presumibilmente senza esperienza nella riabilitazione ed in generale con soggetti in età evolutiva e che si presentavano per altro profilo professionale saranno destinati a tale lavoro, mentre 300 esperti vengono tagliati fuori, non avendo partecipato a tale concorso perché non di propria competenza”, sottolineano ancora gli psicoterapeuti della Campania.

La conclusione è che a breve altri bambini e adolescenti saranno dimessi dai Centri di Riabilitazione perché la psicoterapia non verrà più prescritta, in attesa che l’Asl, non si sa ancora bene in che modo, riesca ad internalizzare queste cure, cui hanno sempre provveduto di fatto i centri convenzionati. Questo nella rabbia delle famiglie, che vivono già molti disagi, e dei lavoratori che si sono sempre occupati di loro e che ora si chiedono “che fine faremo noi e le esperienze realizzate in questi anni?”.

Maria Nocerino