Guida ai Diritti e ai Doveri dei Detenuti

di Alessandra del Giudice

IMG 20171113 120715La II edizione della Guida ai diritti e doveri dei detenuti, voluta con determinazione dall’appassionata Garante dei Detenuti Adriana Tocco, recentemente scomparsa, cui è dedicata, è uno strumento semplice, multilingue che consente ai detenuti di essere informati sulla vita carceraria e sull’accesso alle misure alternative di pena. La presentazione è stata l’occasione per fare il punto sull’attuabilità pratica dei diritti elementari dei detenuti e sulla riforma dell’ordinamento penitenziario.

Curata dalla Commissione studio dell'esecuzione penale, del Carcere Possibile Onlus con il patrocinio del Garante dei diritti dei detenuti di Napoli e della Camera Penale di Napoli, la seconda edizione della Guida ai diritti e ai doveri dei detenuti, edita da Pacini, è stata presentata il 13 novembre 2017 nella sala Auditorium del Palazzo di Giustizia di Napoli alla presenza dell'avv. Riccardo Polidoro, Responsabile dell'Osservatorio Carcere dell'Unione delle Camere Penali Italiane, nonché ex presidente del Carcere Possibile Onlus, e degli avvocati Elena Cimmino, Sabina Coppola, Angelo Mastrocola che l’hanno redatta insieme all’avvocato Carla Maruzzelli e al Magistrato di Sorveglianza, Monica Amirante.  

La Guida dei Diritti e dei Doveri dei Detenuti. Si tratta di un lavoro faticoso che vede la luce dopo un anno di lavoro finalizzato a rendere il testo comprensibile e chiaro affinché tutti i detenuti possano essere messi nelle condizioni di conoscere, nel dettaglio, diritti e doveri, della restrizione. Nello stesso libro, suddiviso in 12 capitoli, che verrà distribuito gratuitamente nelle carceri (uno per cella) il testo in italiano e la traduzione in cinque lingue straniere: inglese, francese, spagnolo, rumeno ed albanese. “Il nostro scopo è dimostrare la nostra vicinanza nell’abbandono vissuto dai carcerati – afferma l’avvocato Elena Cimmino - La nostra grande ambizione è dire al detenuto che all’interno del carcere c’è un percorso di cui lui è parte attiva e che è suo diritto che gli vengano offerte possibilità per la sua vita. La Guida responsabilizza il detenuto e al contempo lo fa sentire preso in carica”.

Ed è sull’importanza di essere vicina umanamente ai detenuti che Adriana Tocco aveva incentrato tutto il suo lavoro. La Garante, scomparsa improvvisamente, è stata ricordata da tutti gli intervenuti con affetto e commozione. Unanime l’auspicio di un cambio culturale nel modo di approcciare agli “ultimi” di tutti coloro hanno a che fare con chi vive in una condizione dolorosa quale è quella detentiva. E’ con cuore e professionalità che si occupa dei detenuti  da 14 anni Il Carcere Possibile Onlus. “L’associazione è formata da avvocati – spiega Sabina Coppola -, che al contrario degli assistenti sociali, non possono entrare in carcere stabilmente ma possono agire per interposta persona il ruolo sociale dell’avvocatura. Con la Guida vogliamo fornire uno strumento di conoscenza ai detenuti che in questo modo possono scegliere come vivere il carcere e farlo nel senso della risocializzazione. In questo senso abbiamo dato molta importanza al IV capitolo delle “Richieste”, attraverso il quale i carcerati possono capire quali sono i limiti di pena e tipi di reato che consentono di accedere o meno alle misure alternative”. 

Dalla conoscenza all’attuabilità dei diritti dei detenuti. Gran parte dell’incontro sulla Guida è stato dedicato allo stato della situazione detentiva in Italia e in Campania a partire dall’”arringa” incisiva di Attilio Belloni, presidente della Camera Penale di Napoli che ha denunciato: “Un conto sono i diritti riconosciuti, un altro la possibilità concreta di attuarli. Il sovraffollamento è in aumento. Siamo in emergenza. Sono 7.450 i detenuti in più del dovuto in Italia, oltre 1.400 in più solo in Campania. Sono rinchiusi oltre 10 mila detenuti in attesa di giudizio di primo grado. E’ anticostituzionale rinchiudere qualcuno che ancora non è stato dichiarato colpevole e determina oltre alla sofferenza umana inutile la richiesta di indennizzi allo Stato: sono 300 solo a Napoli le richieste di indennizzo. Si sprecano soldi quando i fondi per migliorare l’esecuzione penale sono inesistenti. Intanto è deprecabile il ritardo con cui il Ministero sta redigendo l’attuazione della riforma. La legalità della pena è una chimera. I detenuti in questo modo saranno ultimi a vita”.

Risponde palesemente innervosito l’On. Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia che nega la volontà di boicottare la riforma e pone l’attenzione sulle azioni messe in campo dal Governo e sulle difficoltà incontrate: “Abbiamo compiuto un salto di qualità rispetto al passato con un incremento delle risorse investite per il personale carcerario, abbiamo risolto la questione dei dipendenti sottopagati e abbiamo bandito 900 assunzioni per la polizia penitenziaria. Stiamo arrivando al pareggio tra l’esecuzione penale interna e quella esterna e stiamo ponendo le basi per la risoluzione strutturale e non episodica al sovraffollamento. Le difficoltà riscontrate sono dovute in gran parte all’eredità disastrosa che ci hanno lasciato”.

Innegabile il fatto che l’Italia sia stata costretta a rimettersi in carreggiata dalla sentenza Torreggiani della Corte di Strasburgo che ha condannato il nostro Paese per la  violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). Ma è anche innegabile che, come sottolinea l’On Rita Bernardini del Partito Radicale in sciopero della fame da oltre 20 giorni: “Dagli Stati Generali dell’Esecuzione Penale del 2015 ancora non è stata attuata la riforma dell’ordinamento penitenziario.  I decreti sono annunciati da mesi, ma vengono sempre rinviati. L’ultimo annuncio del Ministro il 26 ottobre: “E’ questione di ore". La violazione dei diritti umani nelle carceri è un fatto sistematico, non occasionale ed è obbligo delle istituzioni impedire che possano accadere vicende degradanti per gli esseri umani. Eppure i rappresentati delle istituzioni sono rimasti passivi anche di fronte a tante persone che si sono tolte la vita. Ci sono persone che sviluppano disturbi mentali per le condizioni disumane del carcere, tossico dipendenti, malati. Non ci sono psicologi a cui i detenuti possono fare riferimento. Le stesse famiglie vengono maltrattate, penso ai bambini che non hanno spazi protetti per incontrare i padri o a wc comuni senza privacy. Mi chiedo perché si continuano a riempire le carceri se non si riescono a tutelare i diritti umani dei detenuti. In Germania non possono entrare in un carcere più delle persone stabilite per cui vengono fatti uscire i detenuti che hanno condanne brevi. Tanti entrano in carcere anche solo per 10 giorni. A cosa serve se non a bloccare un sistema che già non funziona?” 

Le carenze strutturali e di risorse umane. “E’ difficile attuare il mandato costituzionale se mancano le strutture e la logistica per attuare attività tratta mentali: basti pensare al sovraffollamento che in alcuni casi riduce al minimo gli spazi comuni e rende impossibile sia la socializzazione sia attuare progetti e percorsi di formazione e reinserimento o lascia accedervi solo pochi detenuti. Il personale è ridotto e manca un’integrazione di quello addetto alla sicurezza e di quello addetto al trattamento. Manca l’aspetto motivazionale”, dichiara Domenico Schiattone, Dirigente dell’ufficio detenuti della Campania, giunto a questa carica dopo una lunga esperienza pratica sia nel settore della sicurezza che del trattamento carcerario.

Samuele Ciambriello, Garante dei Diritti dei Detenuti, da trenta anni impegnato nelle carceri conclude: “Bisognerebbe investire oltre che nell’incremento del personale anche nel suo aggiornamento. Dall’ordinamento è stabilito che venga consegnata una carta dei diritti e un regolamento dell’istituto penitenziario, ma alla maggior parte dei detenuti giunti in carcere non vengono fornite le informazioni essenziali, né viene fatto un primo colloquio con un educatore là dove informare è un obbligo giuridico e un dovere etico. La trasmissione della conoscenza in prigione invece è solo orale. Per questo la Carta dei Diritti e dei Doveri ha un valore importantissimo. Comunicare significa rendere noto, ma anche mettere in comune, in questo senso va ritrovato il valore della comunità. Bisognerebbe andare oltre le mura dell’indifferenza”.