“La Tratta di Esseri Umani è un business che frutta milioni di euro”

In occasione della Giornata Europea sentiamo Andrea Morniroli della Cooperativa Dedalus

palloncini con donnaSi celebra a Napoli in contemporanea con altre città d’Italia, il 18 ottobre, la Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani.Vittime di tratta nigeriane miste ai rifugiati, schiavi del lavoro italiani oltre che migranti. Un quadro della tratta complesso quello dipinto da Andrea Morniroli della Cooperativa Dedalus che, impegnata dal 2000 in programmi a favore delle vittime di tratta e sfruttamento, coordina il progetto Fuori tratta della Regione Campania.

La Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani, giunta all’undicesima edizione, si celebra ogni anno il 18 ottobre allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul fenomeno, che sta assumendo dimensioni preoccupanti all’interno dell’Unione Europea, dove, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, un milione di persone sono vittime di traffico di esseri umani e grave sfruttamento. A Napoli l’appuntamento è alle 12.00 in Piazza Enrico De Nicola, nei pressi della sede della Cooperativa Dedalus, dove ci sarà, in contemporanea con altre città italiane, il lancio di palloncini arancioni a simboleggiare le circa 35.000 vittime di tratta che, con il sostegno di progetti di intervento sociale, hanno trovato la forza di liberarsi dai trafficanti e in molti casi di denunciare i loro sfruttatori. Per l’occasione ci sarà la diffusione di materiale informativo con lo slogan nazionale #liberailtuosogno. Testimonial dell’iniziativa sarà l’attore Patrizio Rispo che la sostiene insieme con tutta la produzione di “Un posto al sole”. L’iniziativa nazionale è stata lanciata a partire dallo scorso anno dal Numero Verde Nazionale contro la Tratta (800 290 290), promosso e finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La tratta di esseri umani nel 2017. Il traffico di merce umana è un business che frutta svariati milioni di euro. Un'industria globalizzata che interessa tutto il pianeta e che secondo alcune stime per l'80% (di cui il 20% minori) è legata allo sfruttamento sessuale. I luoghi di maggior provenienza delle vittime sono l'Asia Orientale, il Sud America, l'Africa Occidentale e l'est Europeo. Se ci concentriamo nella sola Europa, il 36% delle vittime proviene dall'Africa (la Nigeria è capofila di questa non invidiabile classifica), il 26% all'Est Europeo e il 9% dall'Asia. “In Italia la tratta è cambiata profondamente negli ultimi anni- spiega Andrea Morniroli, operatore sociale con esperienza trentennale sul campo-. Più che un leggero aumento quantitativo del numero di vittime, vanno evidenziate le variazioni qualitative del fenomeno. La prostituzione coatta dell’est con traffico di esseri umani è diminuita, mentre è aumentata la prostituzione africana. Donne, soprattutto nigeriane, arrivano in Italia mischiate ai flussi dei rifugiati: L’OIM (Organizzazione Mondiale per le Migrazioni) nel 2016 ha contato 13 mila nigeriane vittime di tratta giunte via mare. Si tratta di ragazze spesso molto giovani, talvolta sedicenni e diciassettenni, analfabete, costrette a prostituirsi per ripagare il debito contratto dalla famiglia per farle giungere in Italia. La coercizione avviene attraverso il rito vudù che contempla violenza fisica e psicologica come le minacce di morte”.

Dal 2000, sono state sottratte alla tratta circa 25 mila donne e decine di migliaia sono state accompagnate ai servizi, formate sui diritti di cittadinanza e sulla prevenzione e la tutela della propria salute. Ogni donna o uomo sottratto allo sfruttamento vale sul mercato criminale 30 mila euro. Aver fatto fuoriuscire dalla tratta 25 mila persone significa aver sottratto 350 milioni di euro che sarebbero stati reinvestiti in armi e droga. Un danno enorme per l’economia criminale.

La Cooperativa Dedalus, con i suoi 10 operatori, tra cui i fondamentali mediatori culturali che agganciano le donne, avvicina circa 1000 persone l’anno, di queste 30, 40 sfuggono alla tratta. Al momento la cooperativa sta seguendo 70 donne nel percorso di reinserimento sociale. Nel 30% dei casi c’è la denuncia che arriva nel giro di un anno. “Il momento più difficile per le donne è quello della fuga- spiega Morniroli-. Ci vuole un grande coraggio, ma una volta che le donne trovano questa forza le accompagniamo nel percorso che va dall’accoglienza in luoghi sicuri, al sostegno psicologico, ai tirocini, fino all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale completa. Le percentuali di fuoriuscita non sono altissime, ma bisogna considerare che ogni percorso di fuoriuscita necessita un lavoro lungo e paziente che dura da 6 mesi fino a 2 anni. D’altra parte grazie al lavoro di avvicinamento e informazione dei mediatori culturali centinaia di donne ogni anno iniziano a recarsi ai servizi sanitari, scongiurando così rischi fortissimi per la salute pubblica. Ad esempio le donne vittime di tratta che fanno l’interruzione di gravidanza vedono incrementare il debito contratto con gli aguzzini fino a 3.000 euro e sono costrette a più anni di schiavitù. In presenza di un mercato del sesso al ribasso ogni donna guadagna circa 800, 1000 euro al mese e impiega circa 4 anni per ripagare il debito”.

Oltre allo sfruttamento sessuale, le vittime sono schiave del lavoro (in agricoltura, nei laboratori manufatturieri, nel lavoro domestico), delle economie illegali forzate (spaccio di stupefacenti e furti), dell’accattonaggio e coinvolte in matrimoni forzati. E con la crisi del mercato del lavoro le condizioni di sfruttamento si sono acuite e la fascia degli sfruttati si è ampliata. “Se intendiamo la schiavitù come quella condizione per cui una persona lavora oltre 10 ore al giorno- spiega Morniroli-, è pagata al di sotto del limite di sussistenza ed è costretta a vivere in un luogo insalubre, l’80% dei lavoratori soprattutto nei settori dell’agricoltura, del turismo e dell’edilizia, è vittima di tratta. E non parliamo più solo di migranti, ma anche di tanti italiani”.

In un quadro della tratta che è sempre più complesso e a tratti allarmante, una notizia positiva c’è: “Il Piano Nazionale- conclude l’operatore Dedalus- per la definizione della strategia di Governo nel contrasto e prevenzione del crimine della tratta e nella protezione delle vittime elaborato dal sottosegretario Boschi è ben strutturato. Quest’anno c’è stato il raddoppio delle risorse per i progetti anti-tratta con 20 milioni di euro e si pensa di mantenere questo investimento anche nei prossimi tre anni. Servirebbero 30-40 milioni all’anno per mettere in pratica al meglio tutte le azioni, ma quello compiuto è già un passo in avanti importante”.

AdG 

Dal 2000 Dedalus realizza diversi progetti che raccordano le fasi nelle quali si articolano gli interventi a favore delle vittime di tratta e sfruttamento: emersione, segnalazione e invio ai servizi di protezione, identificazione, protezione e prima assistenza, assistenza di secondo livello e inclusione sociale. Gli interventi a favore delle vittime di tratta e grave sfruttamento prevedono programmi di emersione e prima assistenza di cui all’art. 13 della l. 228/03 e Programmi di assistenza ed integrazione sociale di cui all’art. 18 del d.lgs. 286/1998. Tali programmi sono costruiti attorno alla persona tenendo conto della nazionalità, dell’età, del genere, del tipo di sfruttamento subito, delle condizioni fisiche e psicologiche e comprendono: accoglienza abitativa; assistenza sanitaria, psicologica e legale; accompagnamento all’ottenimento del permesso di soggiorno ex art. 18; formazione, orientamento e supporto all’inserimento socio-lavorativo.