L’ambulatorio popolare dell’ex OPG stampa le prime ecografie

L’ambulatorio popolare dell’ex OPG stampa le prime ecografie

ex opg ecografiaNello sportello di ginecologia dell’Ex Opg Occupato Je So’Pazz sono state riprodotte le prime ecografie grazie al crowdfunding che ha permesso l’acquisto della stampante. Là dove non arriva la Sanità Pubblica a fare da punto di riferimento per i cittadini e da pungolo per le istituzioni da un anno e mezzo c’è l’ambulatorio gratuito di via Imbriani 218.

L’Ex Opg Occupato Je So’Pazzo non è un ospedale, ma ogni mercoledì dalle 16.00 alle 20.00 le donne, tutte le donne, nessuna esclusa, sono sicure di poter trovare un servizio aperto e completamente gratuito di ginecologia con medici volontari sensibili e attenti, prima di tutto pronti all’ascolto. Dall’apertura del servizio, sette mesi fa sono state effettuate 500 ecografie. E da qualche giorno le donne possono ricevere la stampa dell’esame nero su bianco. Si tratta di un’ennesima tappa vincente di un percorso iniziato quando gli attivisti dell’ex Opg hanno lanciato una proposta ambiziosa: Facciamo qualcosa a Napoli, per le donne che non hanno più strutture, consultori, che vengono tagliate fuori perché povere, migranti. Noi ci siamo, chi si aggiunge? La risposta è venuta subito. Il 18 dicembre si chiude la campagna di raccolta fondi online: 300 donatori da ogni parte del paese hanno tirato su 10mila euro per costruire l'ambulatorio. Il 14 febbraio un ginecologo di Avellino regala i primi due ecografi. Dopo tre mesi di lavori serrati e decine e decine di persone coinvolte, il 4 marzo si inaugura lo sportello ginecologico. Il 16 giugno i musicisti jazz della città si sono dati appuntamento all'Ex OPG per una serata il cui ricavato ha permesso di acquistare la stampante per gli ecografi. Il servizio di ginecologia è solo uno dei tanti servizi completamente gratuiti garantiti dall’ambulatorio medico dell’ex OPG che, aperto un anno e mezzo fa per tre giorni a settimana, con sportelli di medicina generale, pediatria, nutrizione, ascolto psicologico, cardiologia, dermatologia, ginecologia, ha accolto oltre 1000 persone. E se si riferiscono al medico generico soprattutto migranti (nel 70% dei casi) si reca agli sportelli specialistici anche una grandissima percentuale di napoletani.

Nell’ex OPG Je So’ Pazz la medicina dell’accoglienza. Uno dei primi ambulatori aperti è stato quello per il disagio psichico in funzione il giovedì pomeriggio. La sfida da cui si è partiti è stata quella di rivedere l’idea stessa di “malattia mentale” che è stata per decenni la scusa per escludere e rinchiudere le persone dietro le sbarre negli OPG e dei manicomi, luoghi come lo stesso Je So’Pazzo che oggi si propone come modello sociale alternativo. “Abbiamo provato a rispondere nei fatti a ciò che vediamo non funzionare- racconta Novella medico volontario dell’ambulatorio dell’ex OPG-. Infatti i servizi psicologici e psichiatrici hanno subito un taglio netto e spesso le persone hanno difficoltà ad accedervi o troppo spesso ricevono una risposta farmacologica. Ci interessava praticare un altro modello di salute mentale, non focalizzato sulla diagnosi e sullo stigma, considerando che spesso la sofferenza psichica ha cause sociali come la disoccupazione, il licenziamento, l’abbandono. E in questo senso l’OPG fornisce non solo lo sportello sanitario con psicologi e psichiatri, ma l’intero micro modello sociale basato su incontri, laboratori, corsi ed eventi gratuiti e aperti a tutti sta provando ad abbattere le differenze e a prevenire il disagio psichico attraverso l’accoglienza”.

Il servizio ginecologico. “Dai primi mesi sul campo abbiamo subito sentito l’esigenza da parte delle donne di avere dei punti di riferimento certi per la loro salute ginecologica- spiega l’attivista-. Infatti è soprattutto sulle donne che si fa sentire la pressione della carenza dei servizi sul territorio sia per le lunghe liste d’attesa, sia per una mancanza di sensibilità nell’approccio alle problematiche intime, sia per l’altissima percentuale di obiettori di coscienza tra i medici campani, circa il 90%. Questo significa che tantissime donne, le più deboli economicamente, vengono tagliate fuori da servizi di base nonostante i consultori familiari nati nel solco dell’inclusione. Proprio in seguito ad una campagna di controllo del funzionamento dei consultori ci siamo resi conto che i tagli indiscriminati in termini di personale e di risorse li hanno trasformati in strutture vuote. La scommessa è stata ripartire dalle esigenze reali delle persone.  C’è una componente migrante più numerosa, nonostante i servizi sanitari minimi dovrebbero essere garantiti a tutti, perché manca l’informazione e l’accompagnamento culturale e linguistico per chi non è italiano”.

Dal ginecologo senza prenotazione e senza filtri. Un punto di forza del servizio ginecologico è il fatto che non serva la prenotazione, che viene consigliata ma non è obbligatoria. Uno dei grossi limiti dell’accesso ai servizi pubblici è infatti quello delle liste d’attesa lunghissime e di visite fissate in orari in cui le donne lavorano o sono impegnate nelle occupazioni domestiche che continuano a ricadere solo su di loro. All’ex OPG nessun tipo di filtro è posto all’accesso, benché la sua finalità sia abbattere le differenze economiche. I medici volontari, ma anche gli studenti in medicina che frequentano l’OPG e supportano come possono i servizi facendo volantinaggio e informazione o registrando le prenotazioni, sposano a pieno la visione di un modello di sanità accessibile a tutti. “In questo momento ci sono diversi ginecologi uomini, ma c’è sempre anche una presenza femminile - continua Novella specializzanda in Psichiatria- . Tuttavia praticando un modello di medicina attenta alla persona e sensibilità degli altri, le donne si affidano indipendentemente che si tratti di ginecologi uomini o donne perché avvertono l’attenzione alla persona. I medici sono militanti dell’uguaglianza e della tutela dei diritti. Assolutamente non ci sono obiettori di coscienza. Purtroppo la percentuale drammatica di obiettori in Campania di circa il 90% ha creato una disinformazione sia sui servizi di interruzione di gravidanza sia sulla contraccezione di emergenza. Molte donne non sanno dove riferirsi per un’interruzione o vanno oltre il limite per effettuarla per mancanza di assistenza, per questo oltre a supportarle psicologicamente le accompagniamo nelle strutture accessibili. Allo stesso tempo lavoriamo tantissimo sulla prevenzione di gravidanze indesiderate e abbiamo stampato un opuscoletto informativo su questo tema”.

Perché non accada più. E’ accaduta pochi mesi fa la tragica storia di Ibrahim, ucciso da malasanità e razzismo. Il ragazzo ivoriano frequentava l’Ex OPG ed è morto inseguito a cause non ben chiarite all’ospedale Loreto Mare. “Quella di Ibrahim è una storia emblematica- ricorda Novella- ma bisogna pensare che tante persone sarebbero state candidate allo stesso destino scansato grazie al fatto che fossero accompagnate da uno di noi perché davanti ad un altro medico si fa più attenzione. Nel rinviare ai servizi pubblici sentiamo storie assurde, sintomo di una sanità pubblica al collasso. Non ci interessa creare sfiducia nei medici pubblici, dove appunto accompagniamo i nostri utenti, ma va detto che nelle strutture ospedaliere ci sono problemi strutturali enormi. Anche chi è in buona fede talvolta è costretto a lavorare in pessime condizioni a causa dei tagli alle politiche sanitarie. Il nostro scopo è creare dei micro modelli funzionanti e provare ad aprire percorsi rivendicativi affinché anche le istituzioni funzionino come dovrebbero. Immaginiamo e lavoriamo per la riscrittura della cultura della salute”.

Alessandra del Giudice