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venerdì 26 Aprile 2024




Senza lavoro e con gravi problemi familiari: il calvario degli ex dipendenti Ansaldo

Giampiero Griffo (DPI - Disabled People's International Italia Onlus): “Per chi assiste disabili e anziani nessuna tutela” 

20170708 212943I lavoratori licenziati

Va avanti la protesta dei quattro lavoratori licenziati dal gruppo Hitachi ex Ansaldo Brera, che venerdì scorso si sono incatenati davanti alla sede dell’azienda a via Argine, Ponticelli, e che da ieri sera hanno messo tenda all’interno del Duomo di Napoli per denunciare la gravissima situazione che li riguarda.

Sì, perché Aniello, Alfredo, Massimiliano e Vincenzo, questi i nomi dei quattro lavoratori ex Ansaldo, hanno perso il lavoro di punto in bianco senza una vera motivazione (anche se pare che la Hitachi a breve assumerà 288 persone), in una città, e a un’età, in cui sarà molto difficile riuscire a ricollocarsi nel mondo del lavoro. “Vogliamo solo riavere indietro il nostro contratto e i nostri diritti”, dicono i lavoratori, sostenuti  dai giovani del Collettivo 48-ohm, insieme al Comitato ex licenziati Fiat, al Si Cobas e al Forum diritti e salute. Per due di loro, poi, il dramma non finisce perché devono fare anche i conti con problemi familiari molto forti: uno ha una figlia disabile e l’altro una bimba di otto anni appena operata per un tumore al cervello. Tale è stata la disperazione che i due, con le loro mogli, da venerdì hanno iniziato una protesta, prima incatenandosi davanti ai cancelli della ex fabbrica, poi presentandosi con uno striscione per denunciare la situazione nella Cattedrale di via Duomo, dove il parroco, Enzo Papa, ha preso pubblicamente l’impegno di informare il vescovo di Napoli Crescenzio Sepe. 

Nessuna tutela

La ex Ansaldo Brera ha subito un ridimensionamento con l’ingresso del gruppo Hitachi. Dal 2010 il loro magazzino è gestito dall’agenzia interinale Quanta che dei 48 lavoratori ha sacrificato sull’altare della ristrutturazione i quattro operai con la sola ‘colpa’ di avere un contratto a tempo indeterminato. “Dopo lo sciopero del 27 marzo ci hanno comunicato telefonicamente che eravamo fuori. Come sola alternativa ci hanno detto di trasferirci un anno e mezzo a Marghera con una ditta dell’agenzia interinale e contratto Quanta. Ma come facciamo? Abbiamo figli e famiglie, alcuni di noi hanno casi particolari”. Tra di loro ci sono  anche un lavoratore che ha una bimba su una sedia a rotelle e un altro con una figlia operata da poco al cervello. Eppure per loro non ci sono stati sconti.

Per loro non c’è alcuna tutela prevista per legge. A spiegarlo è Giampiero Griffo, referente DPI - Disabled People's International Italia Onlus: “Per i lavoratori che si trovano nella drammatica condizione di perdere il lavoro in una situazione familiare già molto complessa, perché magari assistono un familiare ammalato, un anziano o un minore disabile, per la legge 104, non ci sono tutele. Ci può essere solo un’attenzione particolare da parte dei sindacati, ma nulla di stabilito per legge”. “Noi abbiamo provato a denunciare alcuni casi, ad esempio, in Alitalia, ma senza grandi risultati – prosegue - Le uniche tutele riguardano i casi di comprovata discriminazione e quelli dove i lavoratori stessi siano disabili: in quel caso il licenziamento deve essere proporzionale al numero delle persone con disabilità assunte in azienda”.

La solidarietà

La lotta per la dignità del lavoro degli operai licenziati ha incassato la solidarietà di organizzazioni e movimenti sociali e politici. “In una fase  selvaggia di liberismo e di drammatica crisi tutele democratiche del lavoro – scrive il Coordinamento Nazionale del movimento DEMA (Democrazia Autonomia) - è attuale e  necessaria la piena realizzazione dell’articolo 41 della Costituzione e rivendicare la priorità dei vincoli che l’attività imprenditoriale ha in questo nostro Paese riguardo alla funzione sociale dell’impresa privata ed al rispetto della dignità dei lavoratori”. Anche l’Unione sindacale di base (Usb) interviene sulla vicenda: “È inaccettabile il tentativo della Hitachi di mettere fuori i lavoratori dell’indotto e ricattare il resto del personale. I 4 lavoratori non sono agnelli sacrificabili ed hanno pari opportunità come le altre unità lavorative disseminati nelle grandi aziende dell’indotto metalmeccanico, come deciso durante la trattativa. Sappiano bene che nel sito napoletano, dove c’è incremento di lavoro, c’è anche la necessità di personale, soprattutto nei magazzini/logistica dove i lavoratori erano da tempo collocati e dove, oggi, si continua ad assumere attraverso le agenzie di lavoro”. Si dichiarano vicini ai quattro operari licenziati anche i senatori di Sinistra Italiana Giovanni Barozzino e Peppe De Cristofaro: “La decisione dell'azienda è ancora più incomprensibile ed inaccettabile se si pensa alle delicatissime situazioni familiari degli operai. Porteremo la vicenda all’attenzione del Parlamento e stiamo valutando i presupposti per la presentazione di un'interrogazione parlamentare sia perpetrata un'ingiustizia di tale ingiustificabile portata”.

M. N.

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