Dossier Immigrazione IDOS 2016

In Campania cresce l’accoglienza

Dossier Immigrazione IDOS 2016La Campania è tra le regioni più accoglienti del 2015. La percentuale di ingressi è cresciuta del 6,8% rispetto allo 0,2% nazionale, mentre l’incidenza percentuale dei migranti sul totale della popolazione in Campania è sempre più bassa che nel resto d’Italia: il 4% rispetto all’ 8,3% nazionale.

Presentato in contemporanea in tutte le città italiane il 27 ottobre, il Dossier Statistico Immigrazione 2016 del centro studi sull’immigrazione IDOS sfata pregiudizi e retoriche sulle migrazioni e invita ad una convivenza pacifica.

Dai dati raccolti dal Dossier Statistico Immigrazione 2016 del centro studi sull’immigrazione IDOS in partenariato con la rivista Confronti e la collaborazione dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), sostenuto con i fondi dell’8x1000 della Chiesa Valdesee emerge una stabilizzazione delle immigrazioni nel Paese, con un Sud in cui c’è un incremento degli arrivi e un Centro Nord statico. La Campania si dimostra tra le regioni più accoglienti del 2015 con un saldo migratorio di 17.870 presenze. Ad arricchire la presentazione che si apre con un toccante video di RaiNews 24 sulle vite perdute in mare le relazioni di ricercatori e coordinatori di progetti sul tema delle migrazioni: Rosa Gatti , referente IDOS per la Regione Campania; Pastora Thesi Muller, Tavola Valdese; Giovanni Laino, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II; Khalid Saady, presidente ANOLF Campania; Simona Talamo del Coordinamento progetto I.A.R.A., LESS Impresa Sociale Onlus coordinati dalla prof.ssa Giustina Orientale Caputo del dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II.

“Il dossier nasce 26 anni fa per informare la società civile sulla dimensione statistica e le condizioni di vita degli immigrati. Una narrazione equilibrata è ancora necessaria per abbattere il pregiudizio e promuovere la convivenza pacifica”, chiarisce subito la dottoressa Gatti che introduce i dati.
Nel Mondo: sono 244 milioni i migranti internazionali (di cui 3,2 milioni richiedenti asilo e 16,1 milioni rifugiati); 65,3 milioni i migranti forzati, inclusi 37,5 milioni di sfollati interni, 5,7 milioni solo i rifugiati palestinesi discendenti dei profughi del 1948. In media ogni minuto, in tutti i giorni dell’anno, 24 persone sono costrette a lasciare la propria casa a causa di guerre, persecuzioni, conflitti politici interni, dissesti finanziari, disastri naturali, classi dirigenti inette, corrotte e/o dittatoriali, economie piegate a interessi esteri.
La considerazione delle cause macroscopiche delle migrazioni che nella maggior parte dei casi non sono di tipo “economico” fa subito comprendere che lo slogan “aiutiamoli a casa loro”, da solo, non ha ricadute concrete.
Eppure anche la pura motivazione economica ha una sua valenza, se consideriamo le differenze di reddito a livello mondiale: se il PIL pro capite in dollari USA a parità di potere di acquisto nel 2015 nel mondo è di 15.459, nel nord del Mondo è di 38.514, mentre nel sud del Mondo è di 10.287, in particolare in Africa è di 4.857 con punte negative quali ad esempio la Rep. Centrafricana di 597.
Basta pensare a quanti italiani ed europei hanno giustamente cercato altrove e continuano a cercare condizioni migliori di vita per comprendere quanto sia assurdo precludere ai migranti l’opportunità di sopravvivere alla fame, oltre che sfuggire a guerre e disastri.
Basti fare l’esempio italiano: attualmente sono 5 milioni i cittadini stranieri che risiedono in Italia (5,5 milioni gli stranieri regolarmente presenti e 1 milione di cittadini italiani di origine straniera in Italia), aumentati di sole 12.000 unità nel 2015  a fronte di 5,2 milioni di cittadini italiani che risiedono all’estero, aumentati di 200.000 unità nel 2015, ma l’Idos stima anche che siano 60 i milioni i cittadini stranieri di origine italiana sparsi nel mondo.
Secondo l’Istat, per mantenere l’equilibrio demografico l’Italia dovrebbe assicurarsi,  tra il 2011 il 2065, un saldo migratorio netto positivo inizialmente di 300.000 unità e alla fine del periodo di 175.000 unità. Oltre a pareggiare il conto con il calo delle nascite degli italiani gli scambi attivati con le migrazioni rappresentano una rete importante per le prospettive commerciali, turistiche ed economiche del paese basti pensare che un decimo della popolazione europea o è straniera o è nata fuori dell’Ue (52.834.743, 10,4%).
A causa di guerre e di conflitti sono sbarcati nel Mediterraneo nel 2015 circa 1 milione di richiedenti asilo, 154 mila in Italia. I morti in mare raggiungono ormai cifre indicibili.
Perciò grazie a un’iniziativa della Chiesa valdese e della Comunità di S. Egidio, sono stati sperimentati efficaci corridoi umanitari. “Lo scopo del progetto è quello di assicurare alle persone vulnerabili un passaggio sicuro senza dover iniziare un pericoloso viaggio della speranza- spiega la Pastora Muller della Tavola Valdese-. L’idea nasce il 3 ottobre 2013 con gli oltre 300 morti a Lampedusa, ma la cifra annuale delle vittime è in continuo incremento. Perciò i profughi dovrebbero essere in grado di presentare le richieste di asilo già nei paesi di provenienza o in cui sono fuggiti. A supportare il progetto partito nel dicembre 2015 grazie all’accordo con Farnesina e Viminale, le norme: in particolare l’Art. 5 paragrafo 4 del codice delle Frontiere che prevede l’ingresso per motivi umanitari e l’Art. 25 del codice dei visti. L’Italia deve solo rilasciare il visto mentre le spese di spostamento, accoglienza e necessarie a sostenere il percorso della persona rifugiata è a carico della federazione delle tre organizzazioni. Ad oggi sono 400 le persone che hanno beneficiato del corridoio umanitario, di cui tantissimi bambini. Il corridoio è attivo dal Libano, ma presto sarà attivato dal Marocco e dall’ Etiopia”.
Gli arrivi in Italia. La presenza migrante è in leggera diminuzione nel Nord-Ovest (34,1%) e nel Nord-Est (24,5%), è stabile nel Centro (25,4%) e in aumento nel Sud (11,3%)  e nelle Isole (4,6).
La maggioranza degli stranieri è di origine rumena (1.151.395, ben il 22,9% del totale dei migranti), albanese (467.687) e marocchina (437.485), segue la provenienza cinese, ucraina, filippina, indiana, moldava, del Bangladesh e del Perù.
Dunque tra i residenti stranieri prevale la presenza europea, oltre la metà della quale costituita da comunitari (30,2% del totale straniero).
I minori stranieri sono sono circa 1.150.000, il 21,2% dei migranti (7 volte superiore agli over65: 3,3%),  nati nel corso dell’anno: 72.096 (in lieve diminuzione), sbarcati nel corso dell’anno: 16.478. I minori  non accompagnati complessivamente censiti sono 18.056, di cui il 34% irreperibili.
La Religione: la maggioranza dei migranti sono cristiani: 53,8%, seguono i musulmani: 32,0%; gli ortodossi: 30,7%, i cattolici: 18,1%, gli atei/agnostici: 4,5%; i protestanti: 4,3%, gli induisti: 3,0%, i  buddhisti: 2,2%.
Il Lavoro: in Italia gli occupati nati all’estero sono 2.359.000  (10,5% del totale, in Campania 6% del totale) con un tasso di occupazione del 58,9%. I lavoratori nati all’estero nel 2015 hanno inciso per il 23,8% su tutte le persone assunte nel 2015, per il 28,9% su quelle assunte per la prima volta nel corso dell’anno. Tra le aziende che impiegano lavoratori nati all’estero, le micro-imprese prevalgono nettamente. Esse da sole assorbono: il 74,1% degli occupati stranieri; l’81,9% dei nuovi assunti stranieri.
Invece sono 550.717 le imprese gestite da stranieri alla fine del 2015, il 9,1% sul totale delle imprese in Italia, +5,0% rispetto al 2014 e in aumento anche nei precedenti anni. Il 24% delle aziende è guidato da donne. Sono diffuse in tutta Italia in maggioranza in Lombardia dove sono 100mila e in Lazio oltre 70.000. In Campania sono 37.721 (il 6,6% del tessuto produttivo locale, con un incremento del 12,8% rispetto al 2014 e del 22,9% nella provincia di Napoli).

Nelle famiglie lavorano come addetti a lavori domestici e assistenza di vario tipo 672.194 stranieri su un totale di 886.125 ovvero il 75,9% degli addetti. Le donne incidono per l’86,5% tra i lavoratori domestici stranieri, percentuale che sale al 93,8% tra le badanti e nel 15,1% dei casi sono uniche sostentatrici del nucleo familiare (breadwinner). Si tratta di un lavoro molto precario: ci sono circa 300.000 movimentazioni durante l’anno tra assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro. Le Principali provenienze dei lavoratori domestici sono: 60,2% dall’Europa orientale (comunitaria e non), 20,1% dall’Asia.
Nel 2015 gli immigrati hanno versato 10,9 miliardi di euro alla previdenza pubblica, di cui sono fruitori solo marginali: i 39.340 beneficiari non comunitari incidono per appena lo 0,3% (0,1% in Campania, nella quasi totalità dei casi  donne) sulle 14.299.048 pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (quasi 20 volte meno rispetto all’incidenza dei non UE sulla popolazione complessiva: 5,8%), mentre usufruiscono maggiormente di prestazioni temporanee. Dunque confrontando le spese pubbliche sostenute per gli immigrati e gli introiti da loro assicurati all’erario, risulta un beneficio per l’Italia di 2,2 miliardi di euro.
In Campania: ci sono 232.214 stranieri residenti (122.292 sono donne, il 52,7%) a fronte di 475.629 campani residenti all’estero.
L’incremento annuo regionale della presenza migrante è stato del 6,8% a fronte
dello 0,2% nazionale. Quindi mentre a livello nazionale sembrerebbe che la presenza straniera si sia stabilizzata, in Campania continua a crescere. E contemporaneamente: 2.428 persone tra i 30 e i 44 anni (il 35,6%) e 1.805 tra i 18 e i 29 anni (il 26,4%) hanno lasciato la Campania.
La provenienza dei migranti in ordine decrescente è da: Ucraina, Romania, Marocco, Sri Lanka, Cina, Polonia, India, Bulgaria, Bangladesh e Albania. Anche in Campania  quindi si registra un leggero calo di presenze fra i marocchini e gli albanesi in virtù delle acquisizioni di cittadinanza.
I maggiori settori e i comparti di inserimento occupazionale degli immigrati in Campania sono i seguenti: servizi circa il 60%, industria il 22%, agricoltura il 12%.
I rifugiati e richiedenti asilo: un interessante focus sull’accoglienza dei migranti e sulle criticità è stato esposto dalla dottoressa Talamo della Less Onlus che con il progetto Iara gestisce la Rete Sprar per conto del Comune di Napoli dal 2004. “All’epoca siamo stati all’avanguardia- ricorda la coordinatrice di Iara- poiché ancora a livello nazionale non si parlava dei canoni dell’accoglienza dei rifugiati. Noi accogliemmo 19 beneficiari seguendoli con percorsi personalizzati. Oggi il sistema dell’accoglienza è molto complesso sia perché c’è stato un incremento degli arrivi a partire dalla cosiddetta “emergenza nord Africa” del 2011 sia per la discrepanza nelle diverse normative europee. Nel 2011 c’erano bandi per le organizzazioni che dovevano curare l’accoglienza effettuati con criteri bassissimi in strutture in luoghi isolati lontano dai servizi, là dove il principio dell’integrazione veniva meno. Il sistema si struttura in prima assistenza, prima accoglienza e seconda accoglienza in base al DL 18 agosto 2015, n. 142). Subito dopo lo sbarco con un questionario e delle modalità molto superficiali e sbrigativi definite “hotspot” si classificano subito i migranti suddividendoli in “economici” e “forzati” rimpatriandoli o immettendoli nel sistema della richiesta d’asilo. Oggi va denunciata l’insufficienza della rete di accoglienza strutturata a fronte degli sbarchi e il sovraffollamento dei Centri di accoglienza straordinari (Cas). Gli standard dell’accoglienza sono spesso inadeguati rispetto a quanto richiesto dalle normative. La mancanza di fondamento giuridico adeguato per l’approccio hotspot. Il Bassissimo livello di “relocation” (solo 843 dall’Italia). La presenza di altri circuiti di “carattere misto” in cui donne, bambini e anziani con necessità diverse sono ammassati insieme. In questo contesto la rete Sprar rappresenta un’eccellenza che però riguarda solo una minoranza di persone che hanno la fortuna di accedervi”.
Khalid Saady ha messo in evidenza l’arricchimento economico e culturale dovuto alle migrazioni e la mancanza di reciprocità degli europei che neanche un secolo fa si sono spostati nelle Americhe.
”Oggi- dice il presidente dell’Anolf- subiamo la presenza di false notizie, l’assenza di una politica europea di accoglienza, dell’eterogeneità dei criteri, del rifiuto del piano di ripartizione e dell’innalzamento di muri e fili spinati, mentre bisognerebbe strutturare un Progetto Europa in rapporto con il mondo”.
“Domenico Rea scriveva: “Ho scritto decine di libri su Napoli e penso di non sapere ancora niente” così è per tutti il tema delle migrazioni- sottolinea Giovanni Laino cercando di decostruire le retoriche, ma anche le anti retoriche riguardanti i migranti-. Una lettura neo comunitarista da sola non funziona poiché troppe culture si confrontano e si scontrano, mentre bisognerebbe ripartire da un umanesimo dei diritti. Così come partire dall’economicismo da solo non basta. Bisogna partire dall’esigibilità dei documenti e dalla costituzione agita, non da quella teorica. Bisogna aprire dei cantieri di confronto guardando le contraddizioni per strutturare in un “noi” la convivenza civile. Devo prendere atto che le frontiere sono cadute ed abitare la realtà capendo che la porta di accesso dell’altro può essere anche una mia porta verso l’esterno”.
La professoressa Orientale Caputo, pur sottolineando la difficoltà di riassumere un tema così complesso conclude la presentazione napoletana del Dossier con una riflessione semplice ma efficace: “I muri stanno risorgendo, ma è evidente la loro inutilità da ciò che ci insegna la storia di tutti i muri prima o poi sono crollati”.

Alessandra del Giudice