Casa Fiorinda: Palladino chiede il ritiro dell’avviso pubblico

dedalusRiceviamo e pubblichiamo la lettera di Lella Palladino (DiRe, Donne in rete contro la violenza) indirizzata all’assessore al Welfare del Comune di Napoli, Roberta Gaeta, in merito all’avviso  di bando per Casa Fiorinda, unica struttura per donne maltrattate del Comune di Napoli attualmente chiusa. Nello specifico, Palladino sottolinea errori e refusi di natura legale e spera in un ritiro immediato dell’avviso.

“In merito all’ avviso pubblico in oggetto, si segnala la presenza di errori e refusi, provenienti presumibilmente da altre procedure ad evidenza pubblica precedentemente attivate dall’Ente, e la non rispondenza dei criteri di selezione alle normative europee, nazionali e regionali vigenti.  

Nello specifico,  si ricorda  ancora una volta, che ai sensi dell’Intesa relativa ai  requisiti minimi dei Centri antiviolenza e delle Case Rifugio deliberata  in conferenza unificata Stato Regione  il 27/11/2014 all’art. 8 punto 2 e 3  che gli Enti Gestori delle “Case per donne maltrattate devono essere ”associazioni e organizzazioni  operanti nel settore del sostegno e dell’aiuto delle donne vittime di violenza, che hanno maturato esperienze e competenze specifiche in materia di violenza contro le donne, che utilizzino una metodologia di accoglienza basata sulla relazione tra donne, con personale specificatamente formato sulla violenza di genere” e  devono “ avere nei loro statuti i temi del contrasto alla violenza di genere, del sostegno, della protezione e dell’assistenza delle donne vittime di violenza e dei loro figli quali finalità esclusive o prioritarie, coerentemente con quanto indicato con gli obiettivi della Convenzione di Instanbul, ovvero dimostrare una consolidata e comprovata esperienza almeno quinquennale nell’impegno contro la violenza”.  Tra i requisiti richiesti ai soggetti proponenti per l’avviso in oggetto non è presente invece né la mission specifica e neanche l’esperienza dei 5 anni, ma esclusivamente “l’esperienza dell'ente in attività di accoglienza residenziale e/o progetti di supporto all’autonomia a favore di minori e famiglie di almeno 12 mesi negli ultimi quattro anni (in riferimento alla data di pubblicazione dell'Avviso per il convenzionamento), per conto di enti pubblici”.

Risulta chiaro che tale scelta dell’ente non può che essere un refuso tra gli altri.

In secondo luogo si rileva che, per il principio di sussidiarietà, una procedura di co-progettazione  dovrebbe essere un atto negoziato nel quale l’Ente pubblico, in qualità di ente erogatore e regolatore, propone dei criteri in piena ottemperanza delle normative vigenti e secondo le specifiche esigenze del caso, ma non determina in maniera unilaterale modalità operative senza un confronto con il Privato Sociale con cui va a co- gestire un servizio proprio perché  portatore delle competenze e delle esperienze specifiche necessarie ad assolvere il bisogno su cui si interviene.

Alla luce di tutto quanto su esposto, senza entrare nel merito di altre evidenti difformità nel merito dell’avviso, del linguaggio adottato e della dimensione politica adottata, si confida nella volontà del Comune di Napoli di ritirare immediatamente l’avviso rivedendolo completamente e di costruire percorsi condivisi ed integrati di collaborazione, rispettosi della specifica competenza  di chi è impegnata da sempre contro la violenza. Rinnovando la piena disponibilità ad ogni forma di confronto, con l’occasione si inviano cordiali saluti.”