62° Premio Napoli

premio napoli 2016Uno sguardo sensibile e attento sulle storie della città, sempre più attento nello svelare e nell'incrociare la vita degli ultimi, sempre più partecipe nel contribuire concretamente a realizzare una nuova visione di città. Ciò che è oggi il Premio Napoli è chiaro dalla scelta dei premiati alla sua 62° edizione: Carlo Ginzburg, Igort (Igor Tuveri), Sergio Finzi, Armando Punzo e il duo RezzaMastrella (Antonio Rezza e Flavia Mastrella). 


La scelta dei vincitori del Premio Napoli 2016 racconta un impegno che va oltre la letteratura

Il Premio Napoli è il primo e unico riconoscimento italiano consegnato a personalità che si distinguono per il loro contributo alla lingua e alla cultura indipendentemente, ma anche sensibili e attenti alla cruda e dura "realtà" contemporanea.
Infatti, tra lezioni, esibizioni, discussioni letterarie e incontri promossi tra le platee più diverse e sempre animati dal gusto per la cultura come premessa di cittadinanza, la Fondazione si fa promotrice insieme ai vincitori di numerosi iniziative tra scuole, accademie, carceri, teatri e piazze della città. “Quest’anno – afferma Gabriele Frasca, presidente della Fondazione Premio Napoli - è stato necessario assegnare un ex aequo, dal momento che le proposte della giuria hanno finito col convergere su autori ritenuti tutti meritevoli del riconoscimento. Quello che mi ha maggiormente colpito è che durante la discussione è emersa forse la caratteristica fondamentale che accomuna uno storico come Ginzburg a uno psicoanalista come Finzi, e un maestro di fumetti come Igort ad autori teatrali, pur così dissimili fra loro, del calibro di Punzo e Rezza & Mastrella. E questa caratteristica, neanche a dirlo, è la capacità di narrare non con le scorciatoie dell'immaginario ma con la materia greve e irresistibile del reale. A compimento di un anno che la Fondazione ha vissuto interamente nell'impegno di portare la cultura nei luoghi di detenzione, che rappresentano il reale della malavita organizzata non l'immaginario delle fiction, il Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana non poteva essere attribuito a nomi più adeguati e rappresentativi”.
Ed è in primis la Fondazione ad avere una mission "greve" e pertanto altissima, di fatti
ha avviato nel 2015 “Napoli Dentro&Fuori” un laboratorio permanente di attività (rassegne cinematografiche, corsi di scrittura creativa, laboratori di poesia, lezioni di filosofia) in collaborazione con il portale NapoliClick, progetto editoriale del gruppo di imprese sociali Gesco, con l’obiettivo di mettere in contatto la Napoli di fuori con la Napoli di dentro e di coltivare il pensiero critico e stimolare la creatività delle persone recluse.
Esempio di questo impegno l'evento di martedì 28 giugno quando i detenuti del Carcere di Secondigliano, a conclusione del laboratorio di poesia, si cimenteranno in un reading di poesie alla presenza dei propri familiari. Inoltre sarà edito un volume di poesie scritte dai detenuti che verrà presentato in ottobre.
Infine il 30 giugno, sempre nell’ambito della fase conclusiva delle attività legate al progetto “Napoli Dentro&Fuori”, il programma di Radio3 “Zazà” sarà registrato dal carcere di Secondigliano con l’intervento dei reclusi (la trasmissione andrà in onda domenica 3 luglio alle 15.00). Piero Sorrentino giornalista di "Zazà" spiega: "E' un tentativo di raccontare da dentro il carcere, sia gli aspetti drammatici sia quelli costruttivi come l'impegno di quanti sono impegnati in progetti culturali ed artistici con i detenuti. In Italia il tasso di recidiva è del 63 % . Chi fa attività espressive ha tasso recidiva del 6%".
"Insisto perché Regione manca di legge sui penitenziari prevista da legge 27- continua Frasca-. Lavoreremo ancora per questo, porteremo gli scrittori in carcere e ci attiveremo per progetti che li coinvolgano sempre più a fondo come la sceneggiatura del film Reality che li riguarda molto da vicino. Occuparsi dei detenuti significa non chiudere gli occhi davanti a ciò che la Napoli produce, c'è anche la malavita oltre la pizza, ma bisogna anche vedere che il carcere è un'esperienza tremenda".

La Fondazione che da Palazzo Reale si sposterà nel complesso monumentale di Santa Maria la Nova avvierà in ottobre un progetto sulla cultura e gli immaginari legati al cibo, “Il (buon)gusto dell’innovazione”, coinvolgendo due quartieri popolari di Napoli e realizzando un percorso di realtà aumentata (“foodwalk”) a Montesanto.
"Abbiamo scelto Montesano e l'area aragonese di Castel Capuano per attraversarli con un discorso quanto mai attuale: l'attenzione spasmodica per la cucina. Non si parla altro che di "food" come se Italia fosse diventata enorme ristorante a cielo aperto. Il fenomeno è globale a partire dal 2007, anno della crisi economica. Tenendo conto della specificità della nostra cultura culinaria faremo in modo che il cibo racconti delle storie", chiarisce il presidente della Fondazione.  "L'area tra San Giovanni a Carbonara, Porta Capuana e Piazza Garibaldi- spiega Gennaro Carillo, docente di Storia del pensiero politico dell’Università Suor Orsola Benincasa - non è nemmeno tecnicamente un quartiere: è in atto un processo spontaneo di trasformazione urbana non sappiamo ancora se di rigenerazione. A San Giovanni da qualche anno ha aperto l'hotel palazzo Caracciolo, proprio di fronte porta Capuana abbiamo uno straordinario chiostro 500esco e il lanificio borbonico, una struttura recuperata e restituita alla funzione pubblica. Made in Cloister ospita un bar ristorante allestito valorizzando il lavoro di artigiani locali diretto da architetti. All'interno del lanificio le Officine Gomitoli con il loro impegno accanto ai migranti e infine Castel Capuano che l'assessore Clemente vuole trasformare in memoriale delle vittime di camorra essendosi depositate là le memorie come teatro di giustizia, devono poter trovare una loro cittadinanza trasfigurate dall'arte. Le immagini saranno elaborate da Roberto Paci Dalo' e poi proiettate in diversi luoghi del palazzo di giustizia". Stefano De Matteis, docente di Antropologia Culturale presso l’Università degli Studi di Salerno parla invece del quartiere popoloso e popolare di Montesanto: "Dagli anni '70 quando fu aperta mensa dei bambini proletari il quartiere e' rimasto quasi inalterato, c'è una grande immigrazione capoverdiana accolta senza conflitti e la cui presenza è testimoniata attraverso le micro attività alimentari, i cibi di strada. Con Braucci lo faremo farlo raccontare ai protagonisti avviando una sorta di narrazione polifonica, dal basso, fatta dalla gente del luogo. Queste sono le direzioni principali in cui ci stiamo muovendo. Il percorso tra arte, cinema e narrativa ci permette di scrivere una storia inedita".

In occasione della cerimonia di premiazione, prevista l’ultima settimana di novembre presso l’Auditorium Rai di Napoli, come da consuetudine la Fondazione Premio Napoli offre alla città uno spettacolo che vede coinvolto uno degli artisti insigniti (l'ingresso è gratuito). A esibirsi sarà il duo Rezza e Mastrella. Definito dalla critica come il più grande performer vivente, dissacratore e maestro di cinismo, Antonio Rezza metterà in scena uno dei suoi ultimi lavori realizzati insieme a Flavia Mastrella, scultrice con cui da decenni scrive e “disegna” lo spazio scenico.  Insieme a un premio in denaro, ai vincitori sarà consegnata “Partenope”, una “statuetta” opera del maestro Quintino Scolavino.

Alessandra del Giudice


Vincitori Premio Napoli 2016: Le Motivazioni

Carlo Ginzburg. "Con il suo lavoro Carlo Ginzburg ha completamente ricreato e riscritto la storiografia, non solo italiana, nel metodo e nelle forme della narrazione grazie a una ricerca fatta di sconfinamenti e aperture, di impareggiabile densità e profondità ma nello stesso tempo di invidiabile immediatezza.Le tracce che Ginzburg insegue servono a ricostruire un panorama culturale complicato entro cui tutti – donne e uomini, regnanti o popolari – agiscono: questo gli permette di individuare mentalità, credenze e storia materiale, intrecciando saperi, facendo confluire in una indagine inedita, attenta anche agli elementi del caso e alle componenti individuali, storia, antropologia, religione. Ginzburg ha inoltre centrato spesso la sua attenzione sugli scambi e le relazioni tra cultura alta e bassa, scegliendo come protagonisti popolani anonimi ma che si rivelano emblematici e paradigmatici per la comprensione dei cambiamenti di portata generale in atto".
Da I benandanti e Il formaggio e i vermi (Einaudi), che quest’anno compie quarant’anni, fino a Paura, reverenza, terrore (Adelphi), interamente dedicato alle immagini, in cui mette sapientemente a frutto il magistero di AbyWarburg.

Igor Tuveri (Igort). "Il Premio è stato attribuito quale riconoscimento per la lunga attività di Igor Tuveri nella sperimentazione formale dei linguaggi del fumetto, cominciata negli anni ’80 con il gruppo dei Valvoline Motorcomics e proseguita attraverso il varo di riviste d’avanguardia che hanno rinnovato l’immaginario dei comics contaminandolo programmaticamente con una sofisticata rivisitazione delle arti figurative. Negli ultimi anni la sua ricerca lo ha portato a diventare un narratore sontuoso, attento alle diverse realtà del mondo, che ha restituito in opere memorabili quali “Quaderni ucraini” e “Quaderni giapponesi”, ma anche in testi dal grande impegno civile come il reportage grafico dedicato alla giornalista russa Anna StepanovnaPolitkovskaja".
Dotato di uno stile pittorico originalissimo, nel 1994 ha esposto i suoi fumetti alla Biennale di Venezia. Apprezzato in tutto il mondo, è da considerare uno dei più significativi comunicatori della cultura italiana al di fuori dei nostri confini.

Sergio Finzi. "Il lavoro psicoanalitico di Sergio Finzi è stato caratterizzato da una pluridecennale esperienza ai tre livelli della teoria, della formazione e della cura. Insistendo sempre, sin dai tempi della fondazione della rivista “Il piccolo Hans”, su quanto l’esistenza sia determinata dai vincoli materiali, vissuti soggettivamente e collettivamente, e dopo aver riconosciuto la figura clinica della “nevrosi in tempo di pace”, in tempi più recenti Finzi ha indagato la questione dell’Alzheimer, svincolandola dai preconcetti dell’approccio farmacologico e organicista e interpretandola invece come grande questione della famiglia".
Sofisticato teorico, che ha contribuito alla migliore conoscenza in Italia dell’opera di Bataille e di Lacan, Sergio Finzi ha saputo tenere insieme le grandi prospettive della più sofisticata concettualizzazione e la pratica quotidiana dell’ascolto della sofferenza.

Armando Punzo. "Attore, drammaturgo, regista e direttore artistico, che con la sua pluridecennale attività all’interno del supercarcere di Volterra e la sua forte e ferma idealità ha saputo dedicare la sua vita artistica agli uomini ritenuti per sempre perduti. Punzo ha realizzato  l’utopia del teatro come strumento per la trasformazione dell’uomo e per il suo riscatto e la sua liberazione da ogni forma di contenimento".

RezzaMastrella. "Antonio Rezza e Flavia Mastrella, un progetto che si è diviso in due e nel contempo sono due possibilità, spazio & gesto e tempo & parola che si riconoscono in una sola volontà. Trent’anni di lavoro in scena, che per loro significa definire un habitat e sottrarre le chiacchiere mettendole alla berlina, culminano in un libro Clamori al vento; un testo che raccoglie le intenzioni di una vita e cioè di rovesciare il non-detto del quotidiano nello spazio che non c’è. Un loro cortocircuito vale come una motivazione: "La parola è l’ultima spiaggia. Non a caso quando uno non sa cosa dire, dice una parola”. La loro volontà è questa in definitiva: parlare solo quando non è lecito tacere e solo di ciò che hanno posto alle loro spalle (e alle nostre come un agguato) come un luogo comune, come una svista e una mancanza di disciplina".