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venerdì 29 Marzo 2024




In direzione ostinata e contraria alle normative europee

A Napoli e Giugliano si parla ancora di insediamenti monoetnici

campo rom scampiaIl villaggio rom di Napoli non si realizzerà poiché il progetto non era compatibile con le normative europee, il villaggio che presto sorgerà a Giugliano per ospitare i rom che attualmente vivono su una discarica, sarà anche esso un campo monoetnico.

Tra ritardi ed errori madornali, la Campania fa marcia indietro rispetto all'integrazione dei rom. Ne parliamo con Francesca Saudino di OsservAzione e con il sindaco di Giugliano Antonio Pozziello.

Secondo le direttive europee i cosiddetti "villaggi" per i rom avrebbero come caratteristica l’accoglienza transitoria, poiché presuppongono un accompagnamento alla fuoriuscita dal concetto di campo e l’integrazione dei rom nel tessuto urbano e sociale.
Di fatto, e ne è la prova vivente l’unico Villaggio autorizzato di Napoli sulla Circumvallazione Esterna dietro il carcere di Secondigliano dove vivono circa 450 persone (unica altra struttura comunale è quella nella ex-scuola Grazia Deledda a Soccavo che accoglie circa 100 persone), i rom sono stanziali nei villaggi autorizzati e continuano a vivere tra cumuli di immondizia, in zone periferiche, poiché sono privi di prospettive che andrebbero create attraverso programmi di inserimento socio-lavorativo. Questo tipo di welfare è invece intermittente e gestito spesso in modo prettamente volontario dalle associazioni laiche e religiose del territorio.
Napoli e Giugliano rappresentano casi emblematici della disattenzione degli amministratori pubblici che per decenni hanno rimandato il problema e che per l'ennesima volta dovrà essere affrontato in modo emergenziale.

NAPOLI- Oggi, a maggio 2016 possiamo dire che sono stati compiuti passi indietro rispetto all’anno scorso, quando a marzo 2015 ascoltammo il parere dell’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli Roberta Gaeta e di OsservAzione sul tema dell’edilizia dedicata ai rom, in occasione dell'uscita del  documentario “Fuori Campo” prodotto dal gruppo OsservAzione e l’associazione Compare/Mammut di Napoli e Figli del Bronx che mette in luce l’arretratezza delle  politiche sociali campane che prevedono ancora la costruzione di alloggi per soli rom.
Ed è appunto ad aprile 2015 che l’associazione 21 luglio, ERRC e OsservAzione e Chi Rom e Chi no, hanno scritto alla Commissione Europea per chiedere se il progetto presentato dal Comune di Napoli per costruire un Villaggio per rom con 7 milioni di fondi Fesr 2007-2013 fosse a norma, spingendo al contempo il Comune di Napoli a rispettare i parametri legali europei e nazionali, invitandolo a non costruire un altro campo segregante per la comunità rom, ma di fornire invece a tutti gli abitanti dei campi informali di Cupa Perillo soluzioni abitative accessibili in un ambiente integrato supportando l’inclusione abitativa con misure specifiche in settori chiave quali l’istruzione, la salute e il lavoro. 
“Come immaginavamo, la Commissione Europea ha risposto con un parere negativo sul progetto dell’ennesimo villaggio monoetnico. I due elementi del progetto che non rispondevano ai requisiti europei erano: la segregazione spaziale e la mancanza di un programma integrato. Ma l’amministrazione comunale e regionale non si sono attivate in tempo. Quindi i fondi sono stati persi e non si costruirà nulla”, chiarisce Francesca Saudino di OsservAzione.

LA SCUOLA “Dal punto di vista della scuola ci sono molti nuovi progetti impacchettati bene, ma si stanno sempre più formando classi speciali, formalmente i bimbi rom frequentano, ma l’apprendimento delle materie curriculari è assente, questo è valido anche per i bambini figli di carcerati o provenienti da contesti culturali degradati. C'è il rispetto formale dei numeri, ma sostanzialmente la situazione è molto peggiorata. Questo per i rom dipende molto dal discorso campo, se i rom vivono ammassati nel campo si iscrivono tutti nella stessa scuola ed è difficile affrontare il problema perciò si preferisce costruire percorsi per soli rom che di fatto li isolano dagli altri bambini”, spiega Giovanni Zoppoli che con il Mammut nell’area di Scampia da anni si occupa di formazione extrascolastica di bambini napoletani e rom provenienti da contesti sociali disagiati.

campo rom                

GIUGLIANO. Ancora più drammatica, se possibile, la situazione dei rom presenti sul territorio di Giugliano che attualmente vivono in un’area insalubre. Il paradosso è che questo campo-ghetto costruito a Masseria del Pozzo, ovvero una delle sette aree vaste individuate come ad alto rischio ambientale nel piano regionale delle bonifiche, è autorizzato e pagato con circa 400 mila euro del Ministero. Anche Amnesty International ha lanciato un appello pubblico per lo spostamento immediato dei rom trovando una soluzione che non equivalga all'ennesimo ghetto: http://appelli.amnesty.it/italy-stop-roma-segregation/
“Un campo infame- lo definisce Antonio Pozziello, il sindaco di Giugliano eletto nel 2015-, costruito su una discarica. L’idea di andarlo a mettere là con i suoi bambini chiama a precisa responsabilità gli amministratori. Il giorno successivo la mia nomina mi sono trovato sulla scrivania un’ordinanza di sequestro disposta dalla magistratura e ho la necessità di provvedere ad horas. Abbiamo 139 bambini che vivono in un posto insalubre, avvelenato, che fa male alle nostre coscienze. Con una delibera di Giunta abbiamo individuato un’area nella parte centrale del Comune in località Iuliano un terreno di circa 30 mila mq di cui utilizzeremo 12 mila per costruire un nuovo villaggio. Ho chiesto alla Procura e all’ufficio del Gip di darmi il tempo per realizzare il villaggio; non avendo la struttura e le risorse per farlo, ho chiesto al Ministero e al presidente della Regione di aiutarci".
Il nuovo campo per circa duecentosessanta persone sarà costruito con 900 mila euro di contributo straordinario del bilancio della Regione più un ulteriore contributo ministeriale di 400 mila euro determinato dal protocollo d'intesa firmato da Alfano con De Luca, la Prefettura e Pozziello. In tutto sarà un milione e 300 mila euro.
"La comunità rom a Giugliano sta da oltre trent’anni, nei campi della cosiddetta zona Asi, in una condizione di disagio e precarietà estreme; poi nel 2011 lo sgombero per ordine della Procura e infine lo spostamento in un altro luogo insalubre. Ciò che ci preoccupa è che dopo tutti questi anni la soluzione proposta che non tiene affatto conto delle direttive europee è costruire l'ennesimo villaggio con quarantaquattro moduli abitativi mentre con la metà della cifra si poteva dare un contributo all’affitto per integrare la popolazione rom nei centri abitati di Giugliano. Si sta discutendo a livello della Commissione Europea una procedura di infrazione per la situazione abitativa dei rom, il caso di Giugliano potrebbe essere uno dei casi chiave. L'immaginario sui rom è bloccato, anche persone che potrebbero avere una visione più ampia restano ancorate a soluzioni stantie. E' gravissimo che nel 2016 che si parli dell’ennesimo insediamento monoetnico", commenta Francesca Saudino.
"Il tempo di un intervento non emergenziale, non ci è dato- continua il Sindaco di Giugliano-. Purtroppo l’emergenza c’è e va risolta in tempi brevi, se se ne fossero occupati a tempo debito i miei predecessori, si sarebbero potute trovare soluzioni ottimali, ma la precedente amministrazione di centro destra temporeggiò per lasciare la responsabilità al commissario Valiante che dopo 18 mesi in cui i rom si dispersero sul territorio creando piccoli campi abusivi, scelse il luogo meno adatto per collocarli.
Immaginiamo una struttura che non diventi il solito ghetto, che possa favorire una socialità interna e interscambio esterno con spazi per la pre-scolarizzazione dei bambini, in un’area in cui possano intervenire le associazioni che ci lavorano. Stiamo provando a scrivere progetti di educazione, inserimento sociale ma occorreranno risorse ed energie.
Abbiamo creato un tavolo di concertazione con cinque capofamiglie rom e tre associazioni religiose, capitanate dai parroci che si sono sempre sportati le mani e che ho trovato tra la disperazione e la visione a lavorare nel campo nonostante la mancanza di fondi. A loro sarà affidata la gestione delle attività nel campo nella rete costruita anche con Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Cgil. Ci saranno delle regole da rispettare per continuare ad avere diritto all’alloggio: mandare i figli a scuola e non commettere infrazioni alla legge. Il confronto con la comunità sarà essenziale per non commettere gli errori del passato".
AdG

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