I giovani laureati campani e il lavoro

lavoro giovaniA ridosso del 1° Maggio, Festa dei lavoratori celebrata per ricordare l'impegno del movimento sindacale e i traguardi raggiunti dai lavoratori in campo economico e sociale, i dati sull'occupazione dei giovani laureati nella nostra regione e nella nostra città non sono buoni.

Almalaurea, il consorzio universitario che raccoglie 73 università sulle 80 presenti in Italia, ha presentato infatti un'indagine dopo aver intervistato dettagliatamente 270.000 studenti: è così emerso che il 20% degli studenti del Mezzogiorno lascia il proprio territorio per spostarsi al Centro Nord e compiere già il primo livello di istruzione universitaria fuori dalla regione. La Campania in particolare perde il 12% del proprio capitale umano appena uscito dalle scuole superiori.

La situazione però sembra ancora più grave se accanto a questo dato aggiungiamo quello dell'altra indagine presentata da Almalaurea proprio a Napoli, quello sulla condizione occupazionale dei laureati, «Rapporto 2016 sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati della Regione Campania».

I dati segnalano, infatti, che le differenze territoriali si riscontrano anche quando si parla di opportunità lavorative: la laurea è ancora un investimento sul futuro con percentuali di occupati maggiori di quelle dei coetanei che non hanno un titolo universitario, eppure, laureati (e diplomati) della Campania sembrano condannati all'esodo: non ci si sposta, insomma, solo per studiare, scelta dettata anche dalla possibilità di trovare più facile ingresso nel mondo del lavoro una volta concluso il ciclo universitario, ma anche chi ha studiato nelle nostre università. Ciò significa che il 25 % dei laureati si trasferisce e il 20% dei diplomati sceglie direttamente una regione del nord per studiare.

Il rapporto nasce da un'indagine su 26.699 laureati del 2015 - 15.048 di primo livello, 7.541 magistrali biennali e 3.530 a ciclo unico - delle università Federico II, Parthenope, L’Orientale, Seconda Università di Napoli (resta fuori dall'analisi il Suor Orsola Benincasa), Salerno e l’Ateneo del Sannio. I risultati dicono, in primo luogo, che i nostri atenei sono frequentati per la stragrande maggioranza da giovani campani: meno dell’1%, sono gli stranieri, circa il 5% i fuori regione.

Se le nostre università non sono frequentate da stranieri, è anche vero, però che anche gli studenti campani non sembrano particolarmente interessati ad esperienze formative all'estero: le esperienze di studio come l'Erasmus, ad esempio, riguardano solo il 7% dei laureati campani, un valore inferiore alla media nazionale. Anche i tirocini vedono lo stesso tipo di flessione.

In Campania ci si laurea, in media, a 26 anni e mezzo: solo il 34% degli studenti termina l'Università senza essere "fuori corso" e, purtroppo, anche il voto medio di laurea non è altissimo,anche se qui siamo in linea con il resto d'Italia: 102 su 110.

Se ci fermassimo qui potremmo dire, dunque, che la Campania, in termini di università, ha delle cose su cui lavorare ma non sono gravissime. Purtroppo, però, ci tocca continuare con i dati occupazionali dei nostri laureati.

Il report di AlmaLaurea ha un focus su quasi 41mila di loro intervistati a distanza di un anno, tre anni e cinque anni dal conseguimento della laurea. Poco più della metà dei nostri ragazzi laureati, senza entrare nel dettaglio dei numeri, lavora sì, ma dopo anni di studio guadagnano, se va tutto bene, intorno ai 1000 euro mensili, un dato che potrebbe sembrarci positivo se non lo paragonassimo alla media nazionale. Ad esempio, per i laureati campani, dopo un triennio la retribuzione arriva a 1.179 euro mensili netti a fronte di una media italiana di 1.256 euro.

A poter contare su un occupazione stabile e non precaria, poi, sono solo 37 occupati su 100. Sarà per questo che tra gli occupati, meno di metà (46%) considera il titolo di laurea efficace per il lavoro che svolgono?

Eppure il Career Day di AlmaLaurea quest'anno si è tenuto proprio a Napoli in collaborazione con l’Università Federico II in partnership con gli Atenei campani e con il sostegno di Unilever e LIDL, e ha visto coinvolte oltre 50 aziende e più di 10.000 laureati. Il presidente di AlmaLaurea, Ivano Dionigi, ha spiegato che la scelta di Napoli è stata fortemente voluta, a dimostrazione di voler credere e stimolare, ben oltre le cifre, la realtà della capitale del Sud.

RRF