Ancora sangue a Napoli, alla Sanità ucciso un diciassettenne

Le associazioni del territorio: “Fermare l’ondata di violenza!”

chiesa di san vincenzo alla sanitaLa morte di Gennaro

Per tutti era Genny. Il ragazzo di 17 anni freddato nella notte tra sabato e domenica davanti alla chiesa di San Vincenzo nel rione Sanità non è, come era stato riportato nelle prime ore dai giornali, un giovane pluripregiudicato. Sarebbe stato invece ucciso da una pallottola vagante, che non era destinata lui.

L’uccisione di Gennaro Cesarano arriva nel bel mezzo di un momento insanguinato per Napoli, attraversata in quest’ultimo mese da una guerra di faida senza tregua, dal centro storico - pensiamo al raid di qualche giorno fa a piazza Bellini - alle periferie – dove nei giorni scorsi, tra Ponticelli e il rione Traiano, ci sono stati altri conflitti a fuoco e un morto. Durissime le parole di condanna del padre comboniano Alex Zanotelli, di padre Antonio Loffredo e di don Giuseppe Rinaldi, che ieri mattina hanno voluto ricordare Genny celebrando una messa all’aperto, proprio lì nel quartiere dove il ragazzo è stato ucciso da due colpi di arma da fuoco.

La mobilitazione di attivisti e associazioni

Nell’attesa di fare chiarezza sulla morte del diciassettenne – proprio in queste ore il Prefetto di Napoli Gerarda Maria Pantalone ha convocato il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica – le associazioni del territorio si mobilitano, chiedendo verità e giustizia. Intanto, si scopre che il papà di Gennaro è uno storico militante del movimento dei disoccupati napoletani che fa capo al centro Carlo Giuliano (via Cesare Rossaroll 48), dove proprio oggi alle 17 si terrà un’assemblea per ricordare il ragazzo ma anche per discutere della drammatica situazione che ci colpisce tutti. “Gennaro era uno di noi – si legge nel post diffuso dal centro e poi condiviso da moltissime persone - Il figlio di un fratello, un compagno di lotta, un nemico dei nostri nemici. Innanzitutto per lui dobbiamo trasformare la rabbia e il dolore in azione e assumerci come attiviste ed attivisti della città questa sfida complessa e però necessaria. Con l’obiettivo di rimettere al centro il riscatto e la dignità dei quartieri popolari. Una mobilitazione che prima di ogni altra cosa si ponga l’obiettivo di fermare la violenza, interrompere la strage di giovanissimi che stanno pagando il prezzo più alto al disastro sociale”. Un'altra  iniziativa per Genny è prevista sempre oggi nel suo quartiere (alle 19 al Centro Adler, via Supportico Lopez 8).

La ricostruzione da parte dei media

“I giornali hanno prontamente raccontato l’episodio come un agguato di camorra e descritto il ragazzo come un giovane pregiudicato. Poi nelle ore successive è venuta fuori la dinamica vera dei fatti. Gennaro è morto ucciso da una pallottola vagante. Vittima innocente di una guerra che non gli apparteneva”, scrivono da Facebook attivisti e militanti dei centri sociali. “In questa città – continua il post - è ormai rituale che l’attenzione mediatica agli eventi sia direttamente proporzionale al benessere dei quartieri in cui avvengono. E così se il quartiere è popolare anche l’omicidio di un diciassettenne può meritare due righe, un bel po’ di inesattezze e Gennaro può essere ucciso due volte, la seconda per mano delle bugie che lo raccontano come non era”.       

La denuncia

Importante anche la testimonianza di Fabio Alemagna, un attivista M5S, che dal suo profilo Facebook racconta: “Sento gli spari, impiego qualche minuto per rimettere in ordine le idee e chiamo il 112 alle 4.39 del mattino. Dall'altra parte mi dicono che sono l'unico ad aver chiamato e quindi sbolognano la faccenda come ‘saranno stati dei mortaretti, fossero stati degli spari d'arma da fuoco non sarebbe l'unico ad averci chiamato’. Mi chiedono comunque il mio nome, cognome e numero di telefono ed il mattino dopo leggo dai giornali che sotto casa mia uno dei 18 colpi sparati all'impazzata ha ammazzato un 17enne. Immagino siano partite delle indagini, ma sui giornali leggo ricostruzioni contrastanti: la sparatoria c'è stata alle 4.30, su questo non c'è assolutamente alcun dubbio, ma su alcuni giornali leggo che sarebbe avvenuta alle 4.50, ben 11 minuti dopo la mia telefonata: ovviamente impossibile. Non riescono neanche a mettersi d'accordo su chi lo abbia accompagnato in ospedale: su un giornale si parla di una ‘volante’, su un altro genericamente di un'auto, su un altro ancora si dice che ad accompagnarlo in ospedale sono stati degli amici su degli scooter molto tempo dopo la sparatoria”.