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venerdì 19 Aprile 2024




Napoli, circa 2.000 minori presi in carico per maltrattamento

bambino-feliceA Napoli vivono 184.374 bambini e ragazzi: 5.267 sono quelli assistiti dai servizi sociali della città e di questi il 39%, ovvero circa 2000 risultano vittime di maltrattamenti, spesso all'interno della propria famiglia. E non solo in periferia.

Un documento che verrà presentato il 30 ottobre, “Spunti metodologici sulla funzione di tutela dell’infanzia nei servizi sociali del Comune di Napoli”, offre una riflessione sul lavoro svolto negli ultimi due anni nella nostra città.

I dati, aggiornati al 2013, ci dicono che i bambini che nascono, i ragazzi che crescono nella nostra città, devono vedersela con una struttura sociale piena di spunti ma anche di pericoli. E in qualsiasi quartiere crescano: “Dei circa 2000 minori presi in carico per maltrattamento il 50% ha subito disagi per trascuratezza, l’8% per maltrattamento fisico, il 20% violenza assistita, il 15% maltrattamento psicologioco, il 6% abuso sessuale e il 5,3% patologia delle cure - spiega Dora Artiaco, assistente sociale del Comune, Vice Presidente del Cismai - Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia - e Referente per la città di Napoli - Il maltrattamento è un fenomeno diffuso e trasversale a tutte le classi sociali quindi la presa in carico di minori maltrattati è distribuita in maniera piuttosto uniforme nei 21 centri di servizio sociale, tranne rare eccezioni”.

A questi dati, volendo ampliare il campo dell’analisi ad un’indagine sulla composizione sociale della città, potremmo aggiungere quelli diffusi con il “Profilo di Comunità della città di Napoli 2010-2012” che, realizzato ogni triennio da un Gruppo di Lavoro Interistituzionale multidisciplinare, si basava su un sistema di indicatori sociosanitari integrati per descrivere le principali caratteristiche demografiche, sociali e socio-sanitarie di ciascun ambito territoriale napoletano. Scopriremmo così che la maggior parte dei minori residenti in città - circa 70mila - vive nella fascia periferica che corre da Soccavo, con il suo Rione Traiano, a Scampia a Ponticelli. La sesta municipalità (Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio) con il 13% dei minori (26.663), la nona (Soccavo, Pianura) con il 10,7% (21.952), l’ottava (Chiaiano, Piscinola, Scampia) con il 10% (20.571) sono quelle più popolate di bambini. Quanti sono quelli che hanno bisogno d'aiuto? La municipalità 1, il “salotto buono” della città tra Chiaia, San Ferdinando e Posillipo, ha il numero più basso di minori: solo il 7,4%, 15.199 bambini. E se i problemi fossero gli stessi, ma in quantità diversa?  I numeri sono più semplici delle parole, è vero, danno una risposta chiara. Ma dati e tabelle non possono prendere il posto di ciò che vediamo con i nostri occhi, avvantaggiati dal loro accesso privilegiato al presente.

Alla luce di queste domande, il nuovo documento del Comune diventa ancora più necessario perché ci riporta l’analisi di chi lavora dove le cifre diventano facce, le facce, nomi e i nomi, storie. Spiega ancora Artiaco: “Come la letteratura spesso evidenzia, i dati circa il maltrattamento rappresentano la punta dell'iceberg di un problema di grande rilievo, un fenomeno sommerso molto complesso in cui è difficile immaginare le dimensioni e ancora più difficile farla emergere. Questa riflessione ha incentivato la necessità di dotarsi di strumenti per orientarsi nella fase di rilevazione e valutazione e definire con maggior chiarezza le eventuali situazioni di danno che il bambino subisce, di costruire all'interno dei servizi un contesto di valutazione fondato sulla acquisizione e comprensione degli elementi per far chiarezza sul processo di intervento e sul progetto di tutela per i minore. Nel contempo molto è il lavoro svolto dal Comune per una presa in carico dell'intero nucleo familiare, nella consapevolezza che solo un buon lavoro con i minori e con le loro famiglie può garantire adeguati percorsi di tutela. Nel 2013 sono stati offerti ai minori presi in carico per maltrattamento differenti tipologie di interventi come l’affidamento familiare, le strutture di accoglienza residenziale, l’assistenza domiciliare, l’assistenza economica e i centri diurni”.

In attesa  del 30 ottobre, allora quello che dobbiamo tenere a mente è che per quanto cifre e analisi ci diano indicazioni, il senso dei numeri e delle parole è anche quello di trovare riparo alla solitudine e alla “normale eccezionalità” di tante situazioni che passano, invece, nel silenzio e nel silenzio perdono possibilità di soluzione: questo peso, sulle spalle di molte famiglie, di molti operatori, e purtroppo, anche di molti bambini, deve prenderlo in carico una comunità intera anche quando la cronaca tace e non sappiamo se rallegrarcene o no.

Raffaella R. Ferré

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