Ucraina: possibili ricongiungimenti anche a Napoli

Giancamillo Trani (Caritas): “Attendere per intervenire” 

ucrainaLe truppe russe sono alle porte di Kiev e si attendono decisioni importanti per le sorti del mondo dai prossimi tavoli diplomatici internazionali. Nel mentre cosa si può fare per aiutare il popolo ucraino? Lo abbiamo chiesto a Giancamillo Trani, vicedirettore della Caritas Diocesana di Napoli: “La cosa più saggia è attendere per poter intervenire nel modo migliore, capire ad esempio cosa serva effettivamente alla popolazione, cercando di educare, in un certo senso, la spontanea solidarietà del popolo partenopeo già sperimentata in situazioni simili”.

Aspettare per intervenire a favore del popolo ucraino

La Caritas italiana è in costante contatto con quella ucraina: anche da Napoli sicuramente nei prossimi giorni saranno lanciati appelli e sottoscrizioni, secondo il rappresentante della Caritas locale, ma è bene attendere per capire cosa fare e non creare sovrapposizioni. “Stiamo attendendo indicazioni, per capire che aiuto concreto siamo in grado di offrire ma aspettiamo che si definiscano meglio gli scenari geopolitici internazionali, anche rispetto alla gestione dei corridoi umanitari”.

Si prevedono sicuramente ricongiungimenti familiari anche qui da noi. 

La comunità ucraina tra le più forti a Napoli

Come conferma l’ultimo rapporto Caritas sulla presenza di migranti nel nostro Paese e come già evidenziato dal Dossier Statistico Immigrazione, la comunità ucraina è tra le principali e le più radicate sul territorio campano, in linea con il dato nazionale. 

Una presenza che è venuta a configurarsi nella seconda metà degli anni ’90, che si compone soprattutto di donne: “Quelle donne, che insieme a quelle dell’Est europeo, hanno badato ai nostri anziani e ai nostri familiari più fragili, quando non si sono occupate di curare le nostre case”. Impiegate soprattutto come colf o badanti, le donne ucraine hanno di fatto risposto in questi anni alle lacune del nostro welfare con il loro (apprezzatissimo) lavoro.

“Un popolo quello ucraino – sottolinea Trani – operoso e che non hai mai dato fastidio a nessuno o creato problemi”.

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La guerra potrebbe generare nuovi flussi migratori

Come sta accadendo già nei paesi più attigui ad Ucraina e Russia, come la Polonia, è molto probabile che l’attuale situazione internazionale generi flussi migratori verso il nostro Paese, in controtendenza, peraltro, all’ultimo dato che invece vede i migranti in fuga dall’Italia, a causa della crisi e della pandemia.

Moltissimi ucraini presenti da noi hanno lasciato in patria i loro figli – che mantengono economicamente da qui e con cui hanno un legame molto forte - per cui è molto probabile che li richiameranno a sé. “Si prevedono a breve ricongiungimenti familiari ma ci vorrà ancora un po’ di tempo. È bene attendere per comprendere come evolverà la situazione”, conclude Giancamillo Trani.

Maria Nocerino