Sicurezza stradale, l’allarme delle associazioni e dei familiari delle vittime

car accident 2165210 960 720Secondo i dati ACI su base Istat in un anno si registrano, in media, 3.500 morti e 250.000 feriti per incidenti stradali. In pratica, sulle strade italiane ogni 2,5 ore muore una persona mentre 28,6 restano ferite ogni ora. Statistiche drammatiche che non dovrebbero mai farci abbassare la guardia sul valore della sicurezza stradale. L’allarme viene lanciato, in questi giorni, dalle tante associazioni impegnate sul tema, molte della quali costituite da vittime di violenza stradale come la Rete Vivinstrada.

Proprio la Rete Vivinstrada - che comprende centinaia di associazioni impegnate a promuovere la cultura e la prevenzione stradale, utenti della strada e anche cittadini campani che hanno perso un proprio caro sulla strada – fa sapere che ha indirizzato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella una lettera per richiamare l'attenzione delle istituzioni e dei cittadini sulla strage silenziosa causata dalla violenza stradale in tutte le regioni italiane.

La lettera al presidente Sergio Mattarella

“Più di 600 pedoni morti, di cui più della metà investiti sulle strisce pedonali, gravissimo indicatore di inciviltà.  Non chiamiamole disgrazie o incidenti. È violenza stradale”, si legge nel documento, di seguito alcuni stralci della missiva indirizzata a Mattarella.

Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 non ci piace sotto diversi aspetti: la cornice del piano è quella della deresponsabilizzazione di chi causa i sinistri, riconducendo il fattore “errore umano” a pura fatalità, nella previsione – e rassegnata accettazione – che i conducenti siano necessariamente distratti e, oltre ad impattare tra loro, non si possano accorgere della presenza di pedoni e ciclisti. Ricorrono nel piano continui e allarmanti richiami alla responsabilizzazione dell’utenza vulnerabile e alla protezione passiva quasi come se il fatto di essere vittime predestinate dipendesse da loro.  Nessuna parola sulla necessità di introdurre una normativa sui dispositivi di moderazione, come tutti i paesi europei hanno fatto da almeno 30 anni. Questo è inaccettabile. Questo piano poco o nulla dice sui necessari interventi repressivi del fenomeno, quando invece occorrerebbe potenziare i controlli di polizia stradale, oggi drasticamente ridotti a causa della diminuzione delle pattuglie in servizio, come quasi del tutto ignorata è l’adeguata formazione sui comportamenti pericolosi di guida e le varie implicazioni del fattore umano. 

Signor Presidente, per la sensibilità da Lei sempre dimostrata, il Suo settennato non può che concludersi con un severo e fermo appello alla coscienza della Cittadinanza, dei Media, degli Organi di Governo, Legislativi ed Amministrativi affinché si possa interrompere questa violenza stradale perché sono tutte morti evitabili. Solo prevenendo la violenza motoristica con una strategia attiva di riduzione della velocità, delle opere di moderazione del traffico e di ridisegno dello spazio pubblico possiamo sperare di raggiungere la visione zero vittime.

Parigi, Madrid, Barcellona, Bilbao, Bruxelles hanno già scelto di abbassare i limiti di velocità ed Helsinki ha raggiunto le zero vittime grazie al limite dei 30 km/h nelle aree urbane.  Ai primi di ottobre 2021 il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione per abbassare a 30 km/h il limite di velocità in tutte le aree edificate: mentre l’Europa va verso il futuro, l’Italia torna indietro di decenni. La stessa Europa ha reso obbligatorio l’importantissimo dispositivo di limitazione automatica della velocità I.S.A. (Intelligent Speed Adaptation) da maggio 2022, ma il nostro Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili non ha ancora predisposto alcun provvedimento di recepimento. Le strategie di lungo periodo devono essere basate su una redistribuzione dello spazio pubblico, introduzione zone edificate a 30 km/h e una riduzione della principale causa di morte in circolazione: il parco auto non va semplicemente sostituito con mezzi più nuovi e meno inquinanti, bisogna ridurlo drasticamente.