Migranti: in Campania sono in aumento in controtendenza col dato nazionale

coverL’emergenza Covid, con la conseguente crisi sanitaria, sociale, economica e lavorativa, ha pesato moltissimo sull’immigrazione: nel 2020 la presenza di stranieri è diminuita un po’ ovunque in Italia, meno che nel Mezzogiorno. In particolare, in Campania, dove è più forte presenza di migranti al Sud, si registra un aumento dello 0,9% in controtendenza col dato nazionale (-0,5%): parliamo in valori assoluti di una popolazione di 257.053, ovvero il 5,1% del totale nazionale.

Questi alcuni dei dati contenuti nel 31esimo Dossier Statistico Immigrazione curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS e presentato stamattina a Napoli (presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Napoli Federico II), in contemporanea con altre città italiane, che scatta una istantanea della situazione nazionale dell’immigrazione e delle sue principali tendenze a fine 2020.

Una regione multietnica: il caso Sri Lanka

Il capitolo dedicato alla Campania fa emergere alcuni importanti dati in continuità con gli anni precedenti.

Il caleidoscopio di presenze fa della nostra regione un territorio multietnico con cinque nazionalità principali: Ucraina, Romania, Marocco, Sri Lanka, Cina. La nazionalità srilankese è particolarmente forte soprattutto in provincia. Più in generale, l’aumento di presenze straniere si registra soprattutto a Napoli e Caserta (rispettivamente +1757 unità e +1.032 unità); al contrario a Benevento e Avellino si registra un lieve calo del numero di immigrati (rispettivamente -419 e -322).

“Entrando più nel dettaglio – spiega la redattrice del rapporto per la Campania Rosa Gatti, dell’università di Napoli Federico II, che si è avvalsa della collaborazione di Alessio Buonomo – scopriamo che più della metà risiede nelle province di Napoli, Salerno e Caserta. Resta più forte la componente femminile di quella maschile”.

Dei circa 260mila stranieri presenti in Campania, il 16,2% è rappresentato da minori; i nati da genitori stranieri raggiungono una percentuale del 5,10%. In Campania si riducono le acquisizioni di cittadinanza (-1298 unità per un totale di 1.832 acquisizioni, con un calo di oltre il 40% rispetto all’anno precedente): un dato uguale in tutte le province e comune al Sud Italia ma in controtendenza rispetto a quello nazionale. Così come diminuisce il numero di stranieri accolti in strutture (-18.3% rispetto al 2019 e + 40,5% rispetto al 2018).

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In Campania i tassi di disoccupazione più alti tra gli stranieri

Gli studenti stranieri iscritti in Campania sono più di 28mila, prevalentemente di origine europea, in linea con il dato generale sulle presenze. Napoli ne ospita poco meno della metà (46,7%), seguita da Salerno e Caserta (che si attestano su un 22%).

“Si privilegiano percorsi di studio più professionalizzanti, quindi istituti tecnici e professionali vengono preferiti ai licei” sottolinea Alessio Buonomo, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche. Che aggiunge un focus anche sull’occupazione: “In Campania si registrano i tassi più alti di disoccupazione tra gli stranieri”. Insomma, si lavora di meno al Sud e nella nostra regione, e anche quando i migranti trovano un impiego, in genere nel settore dei servizi, svolgono un lavoro manuale non qualificato, ottenendo una retribuzione più bassa in media di quella degli italiani.

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Il quadro nazionale: il Covid ha peggiorato le condizioni di tutti, anche dei migranti

L’Italia, in declino demografico da almeno sei anni, nel 2020 registra, per la prima volta da 20 anni a questa parte, anche il calo più alto della popolazione straniera. In un solo anno il Paese perde in tutto quasi 200mila abitanti e i residenti stranieri diminuiscono di 26.422 unità (-0,5%), attestandosi su 5.013.215. Sembrano quindi superati i tempi in cui la popolazione straniera residente compensava i saldi naturali negativi degli italiani.

Il calo dei residenti stranieri è l’esito di diverse voci del bilancio demografico del 2020: iscrizioni all’anagrafe di stranieri arrivati direttamente dall’estero, cancellazioni di stranieri che hanno lasciato l’Italia per l’estero, cancellazioni effettuate d’ufficio per irreperibilità o perdita dei requisiti, acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di stranieri, nascite e decessi registrati nell’anno. 

A causa delle chiusure dovute alle misure di contenimento della pandemia, le iscrizioni dall’estero (177.304) di residenti stranieri calano di un terzo (-33,0%) rispetto al 2019 e di poco meno (-30,6%) rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Quasi dimezzati anche gli stranieri cancellati per l’estero (29.682): il 48,4% in meno del 2019. La differenza tra stranieri iscritti dall’estero e stranieri cancellati per l’estero (saldo migratorio estero) è quindi positiva (+147.622), ma più bassa di circa 58mila unità rispetto al 2019. 

Per la prima volta nella storia del nostro Paese ci sono più occupati tra gli stranieri

Il numero degli occupati stranieri, in continua crescita dal 2004, nel 2020 si riduce del 6,4% (- 1,4% per gli italiani), la disoccupazione del 12,4% (-10,1% per gli autoctoni), mentre l’inattività cresce del 16,2% (+3,1% per gli italiani). Gli occupati stranieri scendono così a 2.346.000, con una perdita di 159.000 unità (erano 2.505.000 nel 2019). Ciò nonostante, a causa della consistente perdita di occupazione anche tra gli italiani, non cala l’incidenza degli stranieri sul totale (10,2%). Se nel 2004 il tasso di inattività degli stranieri era più basso di 12 punti percentuali rispetto agli italiani, dopo 14 anni il gap si è ridotto a soli 2 punti.

E così, per la prima volta nella storia dell’immigrazione in Italia, il tasso di occupazione degli stranieri si attesta su un livello inferiore a quello dei cittadini italiani (57,3% rispetto a 58,2%), essendo diminuito tra i primi in misura molto più intensa (-3,7 contro -0,6 punti percentuali).

Il Dossier: uno strumento importante per disegnare le politiche sociali

La 31esima edizione del Dossier è sostenuta dall’Otto per Mille della Tavola Valdese e dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. A queste due organizzazioni, quest’anno si uniscono altri enti nazionali (Assindatcolf, Cittalia - Fondazione Anci, Enasc, Federcolf, Inas Cisl, Oim, Patronato Acli, Uil) e regionali (diverse Università, sindacati e organizzazioni del terzo settore) che nei prossimi mesi collaboreranno con IDOS a una capillare campagna nazionale di disseminazione del Dossier attraverso decine di eventi pubblici (convegni, conferenze, seminari, giornate di studio, incontri, corsi, seminari, workshop ecc.).

Dallo scenario internazionale ed europeo ai flussi e alle presenze in Italia, dall’inserimento sociale al quadro economico e occupazionale, più di 100 autori e organizzazioni attive nello studio delle migrazioni analizzano, con l’aiuto dei numeri, in particolare come la vita di autoctoni e immigrati è stata condizionata dal Covid-19 e dalla conseguente crisi sanitaria, sociale, economica e lavorativa.

Un contributo prezioso è assicurato dai 21 capitoli di approfondimento dedicati a ciascuna regione e provincia autonoma d’Italia, curati da ricercatori e operatori della rete territoriale del Centro Studi IDOS. Ciascun capitolo è corredato da una tavola statistica sull’immigrazione in regione, da una pagina di infografiche e, per la prima volta, da un’innovativa scheda a cura di Cittalia - Fondazione Anci sugli enti titolari di progetti Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) in ogni regione, con relativo numero di progetti e posti. Chiude il volume un’ampia appendice statistica, con tabelle dettagliate per territorio, aree di origine e caratteristiche della popolazione di cittadinanza straniera.
 
Il Dossier è scaricabile in forma gratuita dal sito di IDOS.

Maggiori informazioni e approfondimenti: www.dossierimmigrazione.it

M. N.