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Ottaviano, cure sospese al centro per ragazzi autistici: i conti non tornano


“Sospendere da un momento all’altro le terapie per un ragazzo che ha un disturbo dello spettro autistico significa non solo interrompere i benefici che ne derivano ma anche il flusso di una regolare routine, una quotidianità che per lui ha un senso, perdendo la quale, può andare in crisi”. A parlare è Enrico, padre di Vincenzo, 11 anni, a cui circa un anno fa è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico.
Vincenzo è uno dei circa 300 bambini e ragazzi, l’80% dei quali con autismo, fino ad oggi pazienti del centro NeapoliSanit di Ottaviano a cui, da lunedì 4 ottobre 2021, potrebbero essere negate le terapie. La struttura, infatti, una eccellenza campana, uno dei pochi centri del territorio regionale specializzati nel metodo ABA (Applied Behavioral Analysis), rischia di chiudere i battenti da lunedì, perché sono stati “ufficialmente superati i tetti di spesa” per la copertura da parte della Asl Napoli 3.
Il mistero sullo sforamento di budget
Ma questo sforamento non risulta all’Asl Napoli 3 Sud. Stamattina il Comitato genitori ha incontrato il direttore sanitario della Asl Napoli 3 Sud Gaetano D’Onofrio, avendo da lui rassicurazioni sul budget “che non sarebbe stato sforato affatto”. “I conti sono apposto e dall’Asl ci hanno detto chiaramente che non vedono perché il centro NeapoliSanit debba chiudere - spiega Giuseppe Giovedi, presente all’incontro in delegazione e papà di Ciro, 12 anni, un ragazzo con un disturbo autistico di livello grave.
“A noi genitori non appassiona la lotta dei conti, vogliamo solo la garanzia che i nostri figli abbiano la possibilità di continuare la cure, perché solo con la continuità non faranno passi indietro – prosegue Giovedi – Noi vogliamo solo che lunedì i nostri figli possano andare tranquillamente a fare la loro riabilitazione”.
La mobilitazione dei genitori
La situazione, in realtà, era già critica dall’estate, come cerca di spiegare Enrico. “Noi genitori abbiamo avuto sentore che le cose andavano male già un mese fa, poi ci è arrivata la notizia ufficiale che erano stati raggiunti i tetti di spesa ma, guarda caso, questo è accaduto solo per questo centro nello specifico, uno dei pochi in regione a praticare la metodologia ABA, motivo per il quale noi lo avevamo scelto per nostro figlio Vincenzo”.
A Vincenzo, infatti, soltanto un annetto fa è stato diagnosticato un disturbo autistico, in seguito a una visita specialistica al Bambino Gesù di Roma: prima di allora si parlava di disturbo dell’attenzione. All’ospedale pediatrico romano consigliavano alla famiglia del ragazzo di cominciare la terapia ABA presso la NeapoliSanit di Ottaviano, una delle migliori.
Ma dal 4 ottobre per lui, e per altri trecento bambini e adolescenti fino a 18 anni, non sarà più possibile proseguire con le cure, né in convenzione pubblica né privatamente.
Anche se la situazione cambia di caso in caso, a seconda delle necessità di sedute settimanali, parliamo di terapie in genere piuttosto costose che possono diventare insostenibili per molte famiglie. Nel caso di Vincenzo, il ragazzo necessita di due sedute di logopedia e quattro di psicomotricità con metodo ABA, per un totale mensile pari a circa 1200 euro.
L’intervento del sindaco di Ottaviano
Mentre va in scena il contenzioso tra NeapoliSanit e Asl sullo stop alle attività della struttura, il sindaco di Ottaviano Luca Capasso ha chiesto un incontro urgente con il direttore generale dell’Asl Napoli 3 e con i vertici del centro NeapoliSanit. “Trovo assurdo e inaccettabile che a pagare le inefficienze della sanità campana siano i bambini e i più fragili. Da sindaco e massima autorità sanitaria cittadina ritengo doveroso occuparmi della vicenda, come ho sempre fatto quando si è trattato di tutelare i più piccoli” ha spiegato il primo cittadino, che incontrerà i dirigenti di NeapoliSanit proprio lunedì.
Mentre si sbroglia la matassa, a soffrire delle conseguenze di tutto questo sono i piccoli pazienti con le loro famiglie. “Quello che lamentiamo è che non ci hanno detto nulla fino a tre giorni fa, sapendolo prima saremmo andati in un altro centro, ora non sappiamo come regolarci. Siamo allo sbaraglio. Considerate che avendo degli orari prestabiliti per le terapie, le vite dei nostri ragazzi sono superorganizzate, rispetto alla scuola, alle ore di sostegno, ecc. Interrompere queste cure non significa solo non far progredire i miglioramenti ma anche stravolgere completamente tutta la loro quotidianità” denunciano i genitori del Comitato.
Maria Nocerino