Antonio Biasiucci. Vi racconto il mio laboratorio irregolare

biasiucciUn po’ fratello maggiore e un po’ maestro. Ma anche pungolo, critico, spina nel fianco, sprone a superare i propri confini, a chiede a se stessi di più. Con “LAB” il suo laboratorio irregolare, il fotografo Antonio Biasiucci ha “tirato su” mezza generazione di fotografi. Il progetto giunge quest’anno, non senza difficoltà causate dalla Pandemia da coronavirus, all’undicesima edizione, con otto ragazzi che in due anni e mezzo hanno cercato di dare il meglio di sè. “La domanda è sempre la stessa: cosa è davvero importante per te? – racconta Biasiucci – È questo che deve chiedersi ogni volta un fotografo quando si trova ad incominciare un percorso.”

 Quest’anno al “traguardo finale” – ossia la mostra che riassume il lavoro fatto in forma di laboratorio, ospitata dal Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore – ci sono arrivati Paolo Covino, Alessandro Gattuso, Valeria Laureano, Laura Nemes-Jeles, Claire Power, Ilaria Sagaria, Giuseppe Vitale e Tommaso Vitiello. Ragazzi e ragazze giovani, tutti diversi e con progetti diversi, ma con un unico grande sogno: formarsi come fotografi. “Differentemente dalle edizioni precedenti, questa volta i partecipanti al laboratorio hanno avuto a disposizione due anni e mezzo. Il tempo è molto importante per la sedimentazione di un progetto. In questi libri dalla copertina nera il fruitore si trova al cospetto di una selezione che descrive un tracciato. Questo nucleo centrale è stato “ritagliato” attraverso un lavoro certosino fatto su centinaia di scatti. Il tempo ti aiuta a capire quali siano fra questi quelli che davvero ti rappresentano e, al tempo stesso, in grado di raccontarti agli altri”.

L’incontro è alla base del percorso compiuto con LAB e non può prescindere dal punto di riferimento dei partecipanti: Antonio Biasiucci. Casertano di origine e napoletano di adozione, la vita professionale del fotografo è costellata di mostre internazionali e di onorificenze. Nel 1992, ad Arles, vince il premio “European Kodak Panorama”; nel 2005 il “Kraszna/Krausz Photography Book Awards”, per la pubblicazione del volume “Res. Lo stato delle cose” (2004) e, nello stesso anno, il “Premio Bastianelli”; nel 2016 Premio Cultura Sorrento.  Nel 2015 è invitato a esporre nell’ambito del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Nella sua vita c’è però anche l’esperienza dell’insegnamento: prima come docente di “Fotografia come linguaggio artistico” presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dopo con LAB/per un laboratorio irregolare, come azione di volontariato sociale.

biasiucci 1 mani

“Entrare nelle vita di questi giovani artisti è un’occasione di reciproco scambio, sempre.   Ciò che cerco di dargli è un metodo di costante approfondimento e critica del proprio lavoro. Anche nel difficile anno della pandemia, ho seguito gli allievi, in un costante confronto, guidando ognuno di loro nella produzione di un progetto di ricerca personale”.

“Il bravo insegnante spiega. L’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira”, diceva Socrate. Biasiucci è stato fonte di ispirazione, e lo è ancora, per molti bravi fotografi che saranno forse, a loro volta, futuri maestri.

www.antoniobiasiucci.it

www.laboratorioirregolare.net

Chiara Reale