Mi rimbocco le maniche e mi candido a Sindaco di Napoli

Sergio D'Angelo si candida per le elezioni a sindaco di Napoli previste per il prossimo autunno.

Questa le sua lettera aperta alla città:

Mi rimbocco le maniche e mi candido a Sindaco di Napoli.

È stata una decisione sofferta, non semplice, sia perché non mi appartengono le fughe in avanti sia perché sono un convinto sostenitore, ancora adesso, della necessità di una vera unità tra tutte le forze democratiche e progressiste. Per questi motivi ho osservato in questi mesi l’evolversi del dibattito cittadino e nazionale attendendo progetti di interventi nel presente che costruiscano e diano sostanza ad una visione di una città del futuro.

Ho atteso invano, osservando la nostra città sempre più distante da una politica ricurva sulle strategie, sulla propaganda, sui tatticismi, nascosta tra i tavoli delle riunioni e tra i veti incrociati. 

Non è questo ciò di cui Napoli ha bisogno nel momento più buio della sua storia recente. 

A ormai pochi mesi dal voto, di un voto importante come quello delle prossime elezioni amministrative, la città dovrebbe essere fucina di discussioni, dibattiti sui programmi, confronti su modelli di gestione della cosa pubblica e sulle idee di sviluppo dei prossimi anni in cui tante risorse andranno investite per il futuro delle prossime generazioni. 

Invece nulla, si temporeggia ancora. Troppo.  

Per questa ragione ho deciso di rompere gli indugi e proporre un progetto inclusivo, aperto, che sia in grado di coinvolgere e appassionare le napoletane e i napoletani e che abbia un obiettivo chiaro, semplice e realizzabile: migliorare radicalmente la qualità della vita dei cittadini.

Occorre recuperare il meglio delle esperienze che si sono sviluppate negli ultimi anni, ma bisogna avere il coraggio di troncare con ogni residua pratica negativa, con ogni errore e con ogni esperimento sbagliato effettuato da questa amministrazione e da quelle precedenti. 

Napoli è una città straordinaria. Tocca a noi rendere concreto tutto questo potenziale.

Durante questi mesi terribili, che hanno piegato drammaticamente le metropoli del Meridione, la nostra città ha saputo porsi come esempio di civiltà e di generosità. C’è stata una moltiplicazione straordinaria di iniziative solidali di cura dei più deboli, con un forte protagonismo di parrocchie, associazioni di volontariato, imprese sociali, reti civiche e singoli cittadini: ognuno ha fatto la propria parte per affrontare le intemperie della pandemia e accogliere il ritorno della luce. So che non basta la volontà dei singoli per ricostruire un tessuto sociale che sembra essere stato colpito duramente dalla crisi economica, sanitaria e da una più generale assenza dello Stato centrale dal Sud. 

Serve un progetto chiaro, semplice, attuabile: un piano che parta dal contributo delle migliori esperienze maturate in città, evitando ogni forma di demagogia, rendendo i cittadini finalmente partecipi della ricostruzione di Napoli come già ognuno di loro sta facendo nel proprio specifico campo di intervento.

Napoli oggi è a un bivio. Deve scegliere se ambire ad essere finalmente all’altezza della sua storia millenaria e iscriversi a pieno titolo tra le capitali euro-mediterranee, rivendicando protagonismo non solo in Italia ma in tutta Europa, o cadere in vecchie trappole, accontentarsi di un ruolo marginale e subalterno nel presente e nel prossimo futuro. 

Per il riscatto è necessario imporre il destino della nostra città alle agende di tutte le istituzioni: Regione, Stato, Unione Europea.

Il discorso è semplice: Napoli deve ritornare una città a misura delle esigenze di vita dei bambini, degli anziani, delle donne e degli uomini, prendendosi cura delle persone e degli spazi urbani, potenziando i trasporti e la manutenzione stradale, il verde ed il decoro della città a partire dalle periferie.

 

Per far questo è necessario un piano straordinario contro disoccupazione e precariato, che vada al di là dei contributi forniti in maniera saltuaria perché non c’è dubbio chequello occupazionale, così come quello dei diritti sociali e di cittadinanza, siano i temi dai quali partire per costruire la Napoli che vogliamo.

Ci attendono sfide epocali: quelle della riconversione energetica, dell’ecosostenibilità, del riequilibrio del rapporto tra cittadino e ambiente. Sono priorità assolute perché come ci hanno insegnato i giovani che manifestano in tutto il mondo per il clima, “Non abbiamo un pianeta B” e non abbiamo più tempo da perdere.

È necessario, soprattutto dopo questo anno di chiusure e pandemia, riscrivere le politiche culturali cittadine, immettendo risorse e intendendo finalmente il mondo delle arti e dello spettacolo come un vettore fondamentale di sviluppo della città in grado di garantire occupazione stabile e di favorire le imprese. Come accade in ogni capitale europea. 

Per tutte queste ragioni considero la mia candidatura uno strumento collettivo, a disposizione di chi è disponibile a lavorare da oggi per una metropoli che meriti di essere riconosciuta come una moderna capitale, di uscire dallo stallo in cui è stata ridotta.

Io mi rimbocco le maniche, come ho sempre fatto, perché Napoli è la mia città. 

Sergio D’Angelo