L’Otto tutti i giorni

Oggi il Consiglio Comunale è dedicato alle donne

La lotta per la libertàOggi il consiglio comunale di Napoli è dedicato alle donne per restituire visibilità alla questione di genere.  Questo è fondamentale in un momento storico in cui le donne hanno maggiormente subito l’invisibilità e gli effetti nefasti legati alla Pandemia. Ne parliamo con Chiara Guida, consigliera comunale che ha richiesto il consiglio monotematico.

Come mai ha chiesto un consiglio comunale monotematico?

Siamo in un momento particolare in cui non si possono fare manifestazioni e incontri pubblici e le donne vengono mortificate dal lock down. Due settimane fa insieme alla consigliera Elena Coccia ho avanzato la proposta alla conferenza dei capo gruppi per restituire un momento pubblico di attenzione e visibilità alle donne nell’aula più rappresentativa della città. Le donne stanno subendo le ripercussioni maggiori degli effetti nefasti del lock down: dall’occuparsi ancor più della cura dei figli e degli anziani, alla perdita del lavoro che le ha esposte alla povertà materiale e sociale, all’incremento della violenza familiare. Far luce su queste tematiche e ragionare insieme consigliere e consiglieri significa prendersi la responsabilità comune nei confronti delle donne.

A proposito di violenza, recentemente le associazioni di donne hanno denunciato la chiusura dei CAV in città in un momento così delicato. Quale è la situazione?

Per i CAV stiamo aspettando i risultati del bando. Il CAV del comune di Napoli riaprirà subito dopo l’espletazione del bando che prevede la creazione di centri satelliti per ogni municipalità. Ma il punto è che avremmo a disposizione soltanto 116 mila euro per soli 6 mesi. Una cifra irrisoria e un tempo limitatissimo per affrontare la violenza sulle donne in una città come Napoli. I fondi che arrivano al Comune per l’antiviolenza sono assolutamente insufficienti. Mancano posti letto, percorsi continuativi di sostegno e lo stesso CAV che viene messo a bando sistematicamente per periodi così limitati causa incertezza e instabilità. Una donna che si riferisce ad un CAV e inizia un percorso non può trovarlo chiuso il mese successivo perché il servizio è intermittente. Attualmente le donne sono supportate dalle associazioni storiche che sono specializzate sul sostegno e creazione di percorsi di fuoriuscita dalla violenza e che come Rete Antiviolenza stanno sostenendo le donne in difficoltà in modo volontario sostituendosi alle istituzioni per far fronte all’emergenza: Associazione Arcidonna, Associazione DreamTeam Donne in Rete, Associazione Maddalena, Cooperativa Dedalus, le Kassandre (n.d.r. ad esempio in questo video le Kassandre raccontano questo delicato momento https://youtu.be/KRFXeszhazE)

Cosa andrebbe fatto?

Va cambiato il sistema: bisogna creare servizi stabili non progetti che vanno bando. Le istituzioni devono assumersi a monte la responsabilità della gestione dell’antiviolenza. C’è inoltre il problema irrisolto della formazione delle forze dell’ordine e del personale sanitario che intervengono per primi nei casi di violenza. Anche qui sono state fatte tante cose asseconda della sensibilità di un commissariato piuttosto che di un presidio medico, ma non bastano perché non sono strutturali.

1 Chiara Guida

La diseguaglianza passa spesso per la cultura. Crede che oggi l’uguaglianza sia assodata o ha ancora senso parlare di lotta femminista?

La polemica degli ultimi giorni su “direttore d’orchestra” e “direttrice” è emblematica, di una semplicità disarmante. Perché una donna giovane e di successo che dirige un’orchestra importantissima nel programma più famoso della televisione italiana preferisce nominare il suo ruolo al maschile piuttosto che al femminile? In Italia esiste il maschile universale e le femministe sono anche contro questa cosa infatti spesso specificano: “tutte e tutti”, ma ancor di più se stiamo parlando di una persona singola e non di un insieme misto perché forzare la stessa grammatica italiana che come sottolineano le linguiste oggi prevede la specificazione maschile e femminile per le professioni? La risposta è intrinseca nella domanda. Questa persona pensa di essere forte facendo quell’affermazione invece dimostra quanto le donne ancora si sentano fragili e inadeguate nonostante la posizione di successo raggiunta. Evidentemente la società in cui viviamo fatica ancora a considerare le donne capaci di sedere in posti che riguardano successo, potere, comando: deputate, senatrici, direttrici. Non è un caso che tutta la destra italiana conservatrice capitanata da Meloni e Pillon abbia plaudito tale affermazione che contraddice l’autoaffermazione delle donne. Ricordo che Pillon ha messo in discussione alcune leggi fondamentali come la 194 sull’aborto che ha visto l’Italia tra i primi paesi in Europa sancire in maniera definitiva la libertà e l’autoaffermazione delle donne.

Quanto la questione della parità riguarda anche gli uomini?

La domanda è: “Che società stiamo costruendo?” La questione femminile riguarda anche gli uomini nella misura in cui ogni passo avanti che si fa avanti rispetto alla libertà delle donne rende anche l’uomo libero. Il femminismo di tutta la Società, di uomini e donne, sarebbe un passo avanti. Se uno Stato si assumesse le sue responsabilità rispetto alle politiche per le famiglie, i congedi parentali, gli asili, il sostegno alla genitorialità e all’istruzione dei bambini ne beneficerebbero sicuramente anche gli uomini che oggi a seguito di un divorzio dormono nelle macchine per poter mantenere l’ex moglie e i figli. Non solo le donne e gli uomini sarebbero più liberi, ma anche i diritti dei bambini di tutto il mondo sarebbero tutelati. I bambini sono cittadini e lo Stato dovrebbe prendersene carico sempre invece le disuguaglianze più grandi avvengono nei primi anni di vita a causa della mancanza di politiche di sostegno alle donne e all’istruzione adeguate.

Napoli è una città per donne?

Napoli non è una città né a misura delle donne né dei bambini. Mancano spazi, strutture, progettualità. È necessario varare subito un piano che riguardi sia l’occupazione femminile che un welfare state che sostenga le donne nella realizzazione della loro vita. Inoltre come tutte le Regioni del sud scontiamo un enorme gap rispetto ai servizi essenziali per i bambini perciò stiamo chiedendo che i fondi del Recovery Found siano utilizzati per l’infanzia e l’adolescenza a beneficio di tutte e tutti.

Alessandra del Giudice