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venerdì 29 Marzo 2024




La povertà sotto la lente d’ingrandimento della Caritas

rapporto caritasIl nuovo rapporto di Caritas Italiana dal titolo "Gli anticorpi della solidarietà" , pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà (17 ottobre), cerca di restituire una fotografia dei gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. In attesa dei dossier Regionali che racconteranno nello specifico la povertà nel contesto campano abbiamo sentito Giancamillo Trani, vicepresidente della Caritas Diocesana di Napoli.  

La povertà in Italia al tempo del covid

I dati dei centri di ascolto Caritas che analizzano il periodo maggio-settembre del 2019 e lo confrontano con lo stesso periodo del 2020 svelano che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa; cala di contro la grave marginalità. A fare la differenza, tuttavia, rispetto allo shock economico del 2008 è il punto dal quale si parte: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti è più che doppio rispetto al 2007, alla vigilia del crollo di Lehman Brothers. D’altra parte i dati della statistica pubblica definiscono lo scenario entro il quale ci muoviamo: il nostro Paese registra nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil; l’occupazione registra un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore però di una vistosa impennata degli inattivi, cioè delle sempre più numerose persone che smettono di cercare lavoro. Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008. In questo tempo inedito, gli interventi della rete Caritas sono numerosi e diversificati. Una vivacità di iniziative e opere realizzate anche grazie all’azione di circa 62mila volontari, a partire dai giovani impegnati nel Servizio Civile Universale. In questo momento specifico Caritas Italiana e le Caritas diocesane hanno continuato a stare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà, spesso in forme nuove e adattate alle necessità contingenti.

I dati raccolti testimoniano due grandi fasi attraversate finora, che corrispondono in parte ai diversi step di avvio delle misure e dei provvedimenti governativi: la prima, della “dura emergenza” coincidente con il blocco totale delle attività e con i 69 giorni nei quali gli italiani sono rimasti a casa, durante la quale si è pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, sul fronte dei contagi e dell’impatto economico; la seconda, vissuta nei mesi estivi, nella quale si è avviata una lenta ripartenza, dai contorni e confini incerti.  In ciascuna delle due fasi le azioni messe in campo dalla rete Caritas sono state preziose.

Entrando nello specifico delle attività, la prima cosa da evidenziare è la riapertura dei centri di ascolto “in presenza”, per lo più su appuntamento o ad accesso libero; un ascolto di prossimità che va tuttavia in parallelo con i servizi telefonici e on line ancora molto diffusi. Da sottolineare poi tutta la preziosa attività sul fronte dell’accompagnamento e orientamento rispetto alle misure previste dal Decreto “Cura Italia” e “Decreto Rilancio"; sono state azioni molto utili, che hanno permesso a numerose persone e famiglie in difficoltà di poter accedere a tali sostegni pubblici (l’83% delle diocesi ha svolto questa specifica attività).  C’è infine il tema del lavoro, in particolare quello della sofferenza sperimentata da tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi: rispetto a questo fronte le Caritas diocesane hanno erogato sostegni economici specifici, in ben 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati, utili a sostenere le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività, ecc.). Complessivamente sono stati 2.073 i piccoli commercianti/lavoratori autonomi accompagnati in questo tempo.  Caritas Italiana ha anche esaminato il funzionamento delle misure emergenziali disposte dal governo in particolare di quelle volte a sostenere i redditi di famiglie e lavoratori, anche per individuare i difetti e le criticità da evitare in futuro. Da una rilevazione ad hoc condotta su un campione di 756 nuclei beneficiari dei servizi Caritas nei mesi di giugno-luglio 2020, il REM è risultata la misura più richiesta (26,3%) ma con un tasso di accettazione delle domande più basso (30,2%) rispetto alla indennità per lavoratori domestici (61,9%), al bonus per i lavoratori stagionali (58,3%) e al bonus per i lavoratori flessibili (53,8%).  

Il REM è stato fruito prevalentemente da nuclei composti da adulti over 50, soprattutto single e monogenitori con figli maggiorenni, con un reddito fino a 800 euro e bassi tassi di attività lavorativa. Si tratta di un profilo del tutto sovrapponibile a quello di coloro che percepiscono il Reddito di cittadinanza (32,5%) all’interno dello stesso campione intervistato: nuclei a reddito molto basso (49,7%), single (45,3%) e coppie senza figli (43,7%), prevalentemente anziani (42,2%). Questo dice che tra le due misure, rispetto alle caratteristiche dei beneficiari, vi sia sovrapposizione piuttosto che compensazione. 

giancamillo trani

La Povertà nella città Metropolitana di Napoli 

La Caritas diocesana di Napoli comprende un territorio molto vasto che oltre Napoli si estende fino a Torre Annunziata a sud e fino alle colonne di Giugliano a nord. In questa vasta area comprende una larga fetta di persone che risultano disoccupate o inoccupate sulle quali l’emergenza sanitaria ha inciso in modo fortissimo perché di fatto sopravvivevano con il lavoro a nero.

“Napoli è la città metropolitana più grande del Mediterraneo- con alcuni tra i comuni più popolosi d’Italia abbraccia una fetta di persone fragili che hanno una molteplicità di difficoltà: dalla precarietà lavorativa, alle difficoltà burocratiche legate all’immigrazione, a famiglie numerose. Normalmente almeno 80 mila nuclei familiari ottengono pacchi alimentari mensili dalla rete Caritas che fa parte del piano europeo che distribuisce le derrate alimentari agli indigenti” racconta Giancamillo Trani, vicepresidente della Caritas Diocesana di Napoli affiancato nella gestione solo da due altre persone stabili oltre a tanti operatori e volontari, sottorappresentati rispetto alla ampiezza della Diocesi e la complessità socio economica del territorio.

Secondo l’Eurostat Regional Yearbook 2020 la Campania è la prima regione in Europa per il rischio povertà con un tasso del 41,4 per cento della popolazione a rischio di povertà. Mentre Save the Children già l’anno scorso aveva allertato sulla preoccupante situazione dell’infanzia in Campania: quasi 2 bambini su 5 sono infatti in povertà relativa e solo il 3,6% dei bambini frequenta l’asilo nido. Eppure la nostra regione è penultima per la spesa sociale per le famiglie e minori in Italia: 62 euro pro capite.

Questi dati fotografano la situazione del 2019, già precaria e pesantissima, che evidentemente si è ancora più aggravata con l’emergenza sanitaria.

“Il Covid è uno spartiacque talmente grande- continua Trani - che ha inficiato tutte quelle possibilità e realtà che si verificavano prima come il lavoro a nero e le occupazioni stagionali e che permettevano alle persone di andare avanti. Tanto che moltissime famiglie sono state impossibilitate anche a pagare la spesa e la pigione. Infatti durante il lock down solo tra fitti, pigioni, rate di mutuo abbiamo distribuito alle famiglie in difficoltà 72 mila euro. Le parrocchie sono state assediate da mille richieste ben oltre quella degli utenti fissi cui distribuiamo le derrate alimentari.

Tante sono state le risposte di solidarietà da parte di singoli volontari e di imprese alimentari che ci hanno donato tutto il surplus produttivo per distribuirlo ai poveri. Prodotti particolari come marmellate e patatine che andavano a sommarsi al pacco alimentare classico costituito da pasta, riso biscotti secchi, latte di tanto in tanto scatolame, formaggio.

Durante il lock down si sono rivolte a noi anche persone che non rientravano negli schemi rigidi stabiliti dalla burocrazia italiana. Abbiamo avuto richieste di aiuto da studenti stranieri che si sono visti negare i propri diritti come quello al rimpatrio: in alcuni casi sono stati proprio i consolati a chiederci di aiutare i propri cittadini rimasti qui che non avevano come mangiare. Abbiamo ricevuto anche la richiesta di aiuto di un piccolo circo equestre rimasto bloccato a Napoli personale e animali erano rimasti senza cibo. Si è rivolto a noi anche un convento di clausura che a causa della chiusura non riusciva ad approvvigionarsi. Per fare rete ed educare la comunità alla condivisione abbiamo aperto la piattaforma: www.condivido.org.

Dopo un periodo di relativa tranquillità oggi si sta tornando in emergenza. Nel frattempo a ottobre, dopo i 18 mesi prestabiliti si è interrotto il REM e gli utenti tuttora disoccupati dovranno rifare la richiesta a meno che non abbiano rifiutato proposte di lavoro dei navigator, sempre che il nuovo sistema dedicato alle risorse umane sia partito”.

AdG

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