| SEGUICI SU seguici su Facebook seguici su Twitter youtube
Sabato 20 Aprile 2024




Il Sociale: supereroe al tempo del covid e oltre

Una ricerca mette in luce i nuovi scenari economici di fronte alla sfida del Covid-19

sociale covidI nuovi scenari economici di fronte alla sfida del Covid-19. Il ruolo dell’economia sociale in Italia e nel Mezzogiorno” è il rapporto appena pubblica di SRM, Centro Studi e Ricerche sul Mezzogiorno https://www.sr-m.it/ che si focalizza sul ruolo dell’economia sociale, un settore che rappresenta un motore di sviluppo per il Paese, un settore da sostenere e valorizzare in questa fase di ripresa dell’economia italiana.

Con l’avanzare della pandemia per Covid-19, per la prima volta, l’Italia, l’Europa e larga parte del mondo intero, sono stati colpiti contemporaneamente da quattro gravissime crisi: quella sanitaria, economica, finanziaria e sociale.  l’Italia ha potuto contare su una generosità straordinaria, sul ruolo insostituibile del Terzo Settore che ha saputo gestire l’emergenza, sia in termini di mantenimento dei livelli di produzione e occupazione, sia in termini di flessibilità organizzative e produttive in grado di far fronte alle variazioni, quantitative e qualitative, virulente e non previste, della domanda di cura che ci sono state in questi mesi.

Il Rapporto mette a fuoco, attraverso la voce di vari autori, in che modo durante questo periodo il sistema di imprese sociali e organizzazioni di Terzo Settore ha saputo gestire l’emergenza, sia in termini di mantenimento dei livelli di produzione e occupazione, sia in termini di flessibilità organizzative e produttive in grado di far fronte alle variazioni, quantitative e qualitative, virulente e non previste, della domanda di cura che ci sono state in questi mesi.

Tra gli autori degli articoli e delle testimonianze del territorio: Fondazione con Il SudGruppo di imprese sociali – Gesco,  Intesa SanpaoloVITA, l’incubatore sociale Dialogue PlaceConfcooperative Federsolidarietà, le cooperative La Quercia  di Trieste e Pares di Milano, la Caritas diocesana di NapoliCSV NapoliFigli in famiglia onlus, il Comune di Meta, l’Università di Salerno e il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Napoli Federico II.

L'economia sociale rappresenta un motore dello sviluppo del Paese  

Il Terzo Settore in Italia si conferma fenomeno sempre più vitale e dinamico, il cui valore va oltre una dimensione prettamente economica. 

• In Europa, rappresenta il 6,4% dell'occupazione, (11,9 milioni di posti di lavoro) e circa il 7% del PIL dell'Unione europea (UE_27).

• In Italia, vale circa 80 miliardi di euro, ovvero il 5% del PIL, ed occupa 1,14 milioni di lavoratori retribuiti e 5,5 milioni di volontari. Inoltre, lavora per soddisfare le necessità di oltre 1/3 della popolazione italiana. Assume anche una valenza “finanziaria” ormai di grande significato, con un ruolo del Mezzogiorno ancora da rinforzare

• In Italia, il totale delle entrate delle istituzioni non profit attive in Italia è pari a 70 miliardi di euro, mentre il totale delle uscite ammonta a 61 miliardi di euro,

• Nel Mezzogiorno le entrate rappresentano il 12% del dato nazionale, pari a 8,4 miliardi di euro; il totale delle uscite rappresenta il 13,4% del totale, pari a 8,2 miliardi di euro. In ogni caso Sia le entrate che le uscite sono in crescita negli ultimi anni. Importanti i segnali di crescita nei numeri e nelle attività. Il Mezzogiorno mostra segnali di rilancio

• In Italia le istituzioni non profit sono oltre 350 mila, in crescita del+2,05% rispetto al 2016, e del +48,99% sul 2001.

• Nel Mezzogiorno la crescita si presenta più sostenuta (93,5 mila istituzioni, +3,1% rispetto al 2016). Nel Nord-Ovest (+2,4%) e del Centro (+2,3%) ma c’è ancora molto da fare: il numero di istituzioni non profit ogni diecimila abitanti è pari a 45 unità al Sud contro più di 60 al Centro-Nord. I valori in campo del Terzo Settore vanno ovviamente ben oltre una dimensione prettamente economica

• Si caratterizza non solo per ciò che fa - producendo ed erogando beni e servizi per la collettività spesso altrimenti non disponibile per tutti- ma anche per come lo fa – agendo su varie dimensioni della vita sociale, favorendo l’aspetto relazionale, alimentando la diffusione dei valori, supportando i bisogni e le necessità. Tra i settori di attività prevalente c’è Cultura, sport e ricreazione (64% delle istituzioni), Assistenza sociale e protezione civile (9%), Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (6%), Religione (5%), Istruzione e ricerca (4%).

• il Terzo Settore è anche attore nell’innovazione sociale, nella capacità di rispondere ai bisogni nuovi, favorendo idee e creatività. Molti servizi sono stati reinventati in pochissimi giorni, sull’onda dell’emergenza, avendo i soggetti sociali di prossimità prima e più di tutti il polso diretto della situazione e dei bisogni concreti delle persone, anche nelle nicchie più lontane dai riflettori

A fronte dell’emergenza Covid-19, il Terzo Settore ha rappresentato la faccia della solidarietà degli italiani, dando valenza alla sua forza intrinseca “place-based” che è il centro di gravità delle attività svolte delle organizzazioni dell'economia sociale.

• Nel Mezzogiorno ed in tutta l’Italia i privati cittadini, associazioni e cooperative, hanno supportato e coadiuvato le Istituzioni nel cercare di non lasciare nessuno indietro. Il motto “andrà tutto bene” si è trasformato in “nessuno verrà lasciato solo”.

• Si sono sviluppati in tutto il Paese, tre filoni di solidarietà, aiuti di tipo alimentare, aiuti di tipo psicologico e aiuti di tipo medico. Hanno supportato e sostenuto lo sforzo del Paese e delle strutture pubbliche nel dare aiuto e sostegno alla quella gran parte della popolazione che in pochi giorni a perso lavoro, reddito e salute. … ed inoltre, si è evidenziato come l’”economia sociale” non si limita alla sola attività delle organizzazioni non profit ma anche al supporto operativo e fattivo di tipo socio-economico svolto dalle imprese for profit

• L’economia sociale ha, infatti, ampliato la sua portata negli ultimi anni, per includere a sia organizzazioni sociali senza scopo di lucro sia imprese con scopo di lucro. Le organizzazioni afferenti all’economia sociale svolgono ormai attività in una vasta gamma di settori, come quello bancario, assicurativo, agricolo, sanitario, dei servizi sociali e altri.

• L’emergenza da pandemia ha dato visibilità concreta a tutto ciò. Numerose sono le iniziative messe in campo da soggetti non tipicamente afferenti al tradizionale confine dell’economia sociale. Ad esempio, l’attività svolta in merito sul territorio dal Gruppo Intesa Sanpaolo, e da altre imprese for profit che hanno fornito e, che continuano a fornire, il proprio contributo (in denaro, in beni, in servizi, in consulenze) legato specificamente alla crisi in corso. Non mancano belle iniziative da parte degli enti locali. Un lavoro svolto spesso lontano dai riflettori e non sempre prontamente gratificato dalle azioni di sostegno finanziario ed organizzativo

• Nonostante la valenza del Terzo Settore nella fase dell’urgenza, i “luoghi del sociale” e gli enti del Terzo Settore sono finiti in fondo alla lista. Nei primi due decreti, il Cura Italia e il Liquidità, non si fa accenno al Terzo Settore. Solo successivamente, con il Decreto rilancio, sono state introdotte alcune misure.

• Occorre ripensare al futuro ruolo del Terzo Settore. Il Coronavirus ha rivelato la centralità della società civile e dei territori. Dove le reti sociali hanno tenuto, il virus ha fatto meno male. Dove politica, scienza e burocrazia non hanno trovato sponde nei corpi sociali organizzati il sistema è andato in tilt.

• Il «Terzo Settore» è destinato ad assurgere a tutti gli effetti a ‘terza gamba’ dell'economia dando al concetto di sussidiarietà la dinamicità di una forza aggregante che metta insieme imprese for profit, imprese non profit e pubblica amministrazione per definire comuni linee di intervento.

“Lo sforzo principale delle istituzioni deve essere orientato – scrive Sergio D’Angelo, presidente del Gruppo di Imprese Sociali Gesco - al recupero di aree e all’individuazione di nuovi spazi, a partire dall’adattamento delle infrastrutture esistenti, la riprogettazione degli spazi urbani e i servizi aperti al pubblico. Le nostre città negli anni sono invecchiate e hanno bisogno in larga parte di adeguare le loro infrastrutture. Il Paese è pieno di spazi ed edifici abbandonati privi di funzione. C’è stata negli anni una tale perdita di spazi produttivi, sociali e culturali che ha determinato un impoverimento delle pratiche sociali, culturali ed economiche. Eppure non dovrebbe essere difficile comprendere che potremmo con facilità riutilizzare ciò che abbiamo in abbondanza. Servono nuove destinazioni culturali e creative per far diventare questi spazi dei luoghi animati, di lavoro creativo e sociale, di accoglienza e di innovazione. Molte attrezzature ci sono ma non sono idonee e probabilmente occorre adeguarle. Si dovrebbe affrontare la questione di una diversa distribuzione dello standard dei servizi a livello locale e territoriale, articolandone i fattori nel rispetto delle norme settoriali e della evoluzione della domanda sociale. In questo modo, si potrebbero offrire nuove risposte di comunità proprio sui temi sui quali la politica e i governi incontrano le maggiori difficoltà. Penso alle nostre periferie, al degrado di molti centri storici, alla contraddizione della desertificazione e la contemporanea implosione di molti comuni. Penso ai nostri ragazzi, ai giovani di questi territori, alla necessità di offrire risposte di welfare che non sappiamo più offrire, opportunità di lavoro vero che non sappiamo più costruire. Penso alla necessità di dover progettare una diversa modalità di fruizione turistica, che tenga conto nel breve periodo dei vincoli e delle restrizioni sanitarie con le quali saremmo costretti a convivere, ma ancora di più nel medio lungo periodo ad usare con attenzione e rispetto le risorse naturali disponibili. In questo senso la rigenerazione di spazi abbandonati e privi di destinazione può diventare il più potente strumento di rigenerazione sociale e di fertilizzazione di interi territori”.

SRM: Centro Studi con sede a Napoli, collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, nato come presidio intellettuale e scientifico, ha come obiettivo il miglioramento della conoscenza del territorio sotto il profilo infrastrutturale, produttivo e sociale in una visione europea e mediterranea. Specializzato

nell'analisi delle dinamiche regionali, con particolare attenzione al Mezzogiorno, ha dato vita a due osservatori permanenti che monitorano i Trasporti Marittimi, la Logistica e l’Energia.

Il rapporto integrale sul sito: https://www.sr-m.it/