Concettina ai Tre Santi e la pizza sospesa

Concettina ai Tre SantiSosteneva Gaetano Afeltra, giornalista e scrittore italiano, che «la vera pizza è alimento, simbolo, rito. Alimento povero e nobile. Disco festoso di pasta, colorato di rosso. Ma è anche qualcosa di più di un impasto di acqua e farina, condito con olio e pomodoro e cotto al forno a legna. La pizza si fa non si cucina. Nasce povera. Si fa con le mani e con la sola abilità delle palme».

Questo è il modus operandi della celebre pizzeria “Concettina ai Tre Santi” situata nel Rione Sanità, uno dei quartieri più antichi di Napoli.

In questo posto storico dalle tradizioni secolari, che diede i natali a Totò, si ammirano le Catacombe Paleocristiane, il Cimitero delle Fontanelle e tanti palazzi aristocratici dallo stile barocco.

E i ricordi albergano nelle menti di chi in quel quartiere è nato sapendo che una certa Sophia Loren ha recitato lì col film L’Oro di Napoli.

Il giovane pizzaiolo Ciro Oliva è un predestinato: figlio di Antonio Oliva, è l’erede di quarta generazione della famiglia.

La storia di “Concettina ai Tre Santi” ha avuto inizio nel 1951 quando la bisnonna di Ciro, Concettina Flessigno Oliva, dinanzi al suo basso sfornava con gioia e dedizione tante pizze fritte per tutto il Rione Sanità.Il nome della pizzeria deriva dal fatto che sorge accanto all’edicola votiva di tre santi: San Vincenzo Ferrari, patrono della Sanità, Sant’Alfonso Maria de’Liguori, protettore delle mura del locale, e Sant’Anna.Ciro Oliva è un pizzaiolo indefesso che lavora laboriosamente tutti i giorni: inizia alle 8 del mattino e finisce alle 2 di notte.

L’umiltà e la determinazione sono due aspetti fondamentali del suo carattere e non a caso è sempre attento a soddisfare ogni tipo di cliente, anche quello straniero, al punto tale da prendere delle lezioni di inglese due volte a settimana per offrire anche ai turisti la migliore accoglienza possibile.

Se la pizza da Concettina ai Tre Santi ha un sapore squisito e sublime lo si deve al lavoro della sua “cantera” costituita solamente da ragazzi provenienti dal Rione Sanità.
Uno sforzo ammirevole che produce frutti buoni con l’intento di credere nel quartiere in cui è nato.

Le sue più grandi vittorie sono il suo popolo ed i suoi collaboratori perché senza le braccia di quest’ultimi, a detta di Ciro, non sarebbe il pizzaiolo che è oggi.
Insomma come si suol dire: l’unione fa la forza.

L’aspetto che più incuriosisce è di come Ciro anteponga Dio alla famiglia perché sostiene che la pizza è il pane quotidiano e Gesù ce lo ha donato.

Generalmente le pizze preferite dai clienti di Concettina ai Tre Santi sono la Margherita e la Marinara che sono gli elementi portanti della tradizione culinaria partenopea.
Nel menù si può trovare anche una pizza peculiare: la pizza Fondazione San Gennaro riempita di provola affumicata agerolese, del salame Napoli, dell’antico pomodoro di Napoli “Miracolo di San Gennaro” e dei taralli sbriciolati.

Il locale promuove anche l’iniziativa della “Pizza sospesa” dal giugno 2013, che ha attirato l’interesse del New York Times e ha prodotto risultati incredibili: attualmente Concettina ai Tre Santi ha sfornato 1110 “pizze sospese” destinate ai poveri che, non potendosele permettere, riescono a mangiarsele grazie al sostegno economico di chi ha pagato la pizza precedentemente. Gli Oliva a novembre su concessione del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, vorrebbero donare le pizze sospese alla Ferrovia di Piazza Garibaldi per poter installare lì anche un vero e proprio forno e un bancone da pizzeria.

Di “pizze sospese” ne sfornano una decina al giorno e confluiscono in progetti di solidarietà che vedono la collaborazione della Comunità di Sant’Egidio, dell’Associazione A.L.E.C (Associazione Lavoratori Extracomunitari e Comunitari) e dell’Associazione Christian House.

Infine la pizzeria sostiene la Fondazione San Gennaro e il suo programma per i bambini della casa dei Cristallini, per valorizzare le risorse del quartiere Sanità.

Insomma, nella pizzeria Concettina ai Tre Santi ogni giorno è come se fosse il primo, si lavora per migliorarsi, c’è sempre qualcosa da imparare e saper fare la pizza necessita di continui aggiornamenti.

In fin dei conti la pizza non è altro che arte, e diceva Pino Daniele : “Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa, vedrai che il mondo poi ti sorriderà”.

(Alessio Bocchetti)