Teranga, on line il documentario sui richiedenti asilo

yankubaNoi balliamo per dimenticare. Noi cantiamo per dimenticare”.

Queste, le semplici e inequivocabili parole-scudo di Fata e Yankuba, le due speciali persone protagoniste di TERANGA – Life In the Waiting Room.

Un’esistenza tenace in sala d’attesa, pur di veder riconosciuti i propri diritti di cittadini del pianeta.

 Il documentario TERANGA - Life In the Waiting Room racconta la vita avventurosa, e la nuova biografia in evoluzione, di Fata e Yankuba. Due giovani uomini africani in viaggio nel globo alla ricerca di una esistenza indipendente. 
A firmare la regia - il progetto è ambientato a Napoli e in Campania - c'è un tris di autrici british: Sophia Rose Seymour, Daisy Squires e Lou Marillier
Più in particolare, Seymour è immigrata a Napoli da Londra cinque anni fa, dove si occupava di musica. 

Un progetto condiviso e prodotto dalla sezione The Guardian Documentaries del quotidiano britannico The Guardian che tutti possono vedere liberamente al seguente link:

 https://www.youtube.com/watch?v=ow_4crbHZ7M&list=PLa_1MA_DEorG7slzdtQy_SUTn5cACKFsn&index=2&

Il Documentario

Salvarsi, rinascere, diventare un essere umano. TERANGA.

Attraversare il mare, il pericolo, il buio, l’infamia dei pregiudizi. TERANGA.

Non si tratta di immigrare. Il desiderio è essere accolti. Perciò, TERANGA.

Concetto africano che vuol dire generosità, ospitalità, rispetto. Dal linguaggio wolof di Senegal e Gambia – via Mediterraneo – direttamente fin dentro ai polmoni del centro antico di Napoli. Perché il coraggioso viaggio vissuto da Fata e Yankuba li ha condotti proprio nello spazio Teranga partenopeo: un club dal nome omonimo attivo in piazza Bellini che rappresenta la casa nuova, la casa napoletana, per tante biografie originarie dell’Africa che scelgono Napoli come meta di resurrezione.

A casa loro sarà una delle nostre priorità”: così dichiara nel film, in voce off – con tono marziale e spregiativo – l’ex ministro degli Interni Matteo Salvini. Ebbene TERANGA va esattamente nella direzione opposta. Racconta i tormenti, le paure e la gioia di chi può trovare asilo senza esilio. Racconta quanto la musica sia pane quotidiano per resistere/combattere. Racconta come la scienza può diventare una ragione di vita, così granitica da far sopravvivere alla morte della propria madre. Tutto ciò, a Napoli. Terra di emigranti e di immigrati.

TERANGA – Life In the Waiting Room” è il documentario che le registe Sophia Rose Seymour [residente a Napoli dal 2015], Daisy Squires (entrambe britanniche) e Lou Marillier (francese) hanno realizzato nel golfo e in Campania muovendosi tra il mare e la neve, la ricerca di documenti e l’alienazione, raccogliendo le storie di due giovani gambiani: Fata e Yankuba. Fata che ha l’ambizione di diventare un dj. Yankuba che ha studiato per diventare un biochimico.

“Sono stata colpita dalla capacità di recupero e intraprendenza della comunità africana e dalla loro gentilezza nei miei confronti”, commenta Sophia Rose Seymour, “così insieme a Daisy e Lou ho sentito il desiderio di raccontare la storia di queste persone dinamiche e stimolanti che sono state così spesso ostacolate dai mass media e dai pregiudizi sociali in generale. Questo ha portato alla necessità di raccontare la storia di una vita invisibile in attesa di documenti indispensabili e di come gli esseri umani sopravvivono nonostante le avversità estreme”. “La nostra idea originale – aggiunge Lou Marillier – era di documentare il modo in cui sentivamo che Napoli, per i migranti, era diventata una gigantesca sala d’attesa in cui le persone aspettano anni prima di ricevere i loro documenti. E abbiamo compreso quanto sia violento questo processo. È come una tortura psicologica, soprattutto considerando il trauma che molti hanno sofferto già nel loro viaggio per arrivare fino a qui. Dopo un po’, le persone iniziano a costruirsi una vita in quella sala d’aspetto ed è qui che abbiamo notato che la musica e la danza hanno avuto un ruolo fondamentale”. “Volevamo che il nostro film ‘umanizzasse’ i numeri e le statistiche delle persone che arrivavano dall’Africa occidentale. Qualche politico come Salvini – ribadisce Daisy Squires – guadagna popolarità capitalizzando sulla paura e sull’ignoranza del tema e volevamo decostruire tutto ciò, mostrando Fata e Yankuba intimamente, e mostrandoli come giovani ambiziosi, gentili, generosi e di talento. Sono giovani come noi, con speranze e sogni, amici e famiglia, amori e passioni. Yankuba vuole diventare un biochimico e Fata vuole essere un dj. Volevamo che fossero apprezzati da chi vedrà il nostro documentario e speriamo che ciò possa eliminare parte della paura che spesso ispira la politica anti-immigrazione”.

Il cantante Lil Bo$$ e il gruppo Doz3r Starlet sono i musicisti-rapper provenienti dalla Gambia che suonano dancehall e afrobeat e che hanno registrato la colonna sonora del documentario. I membri di Dozer Starlet si sono incontrati durante il viaggio dall’Africa verso l’Europa e si sono ritrovati a Napoli. I due gruppi stanno ancora aspettando che le loro richieste di asilo vengano elaborate, intanto passano il tempo a registrare musica in un piccolo studio fai-da-te in piazza Garibaldi. La loro musica ha raccolto un seguito locale e i loro concerti attirano un giovane, e crescente, pubblico napoletano, rendendo le notti uno spazio sicuro e unico per l’integrazione. Lontano dalle strutture che piovono dall’alto di enti di beneficenza e istituzioni.