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L’ipertrofia prostatica non dipende solo dal volume della ghiandola, ma anche da un elevato stato infiammatorio, lo sottolineano gli esperti riuniti per il 42o Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia (SIA), a Roma dal 10 al 12 maggio, spiegando che il 77% dei pazienti con ipertrofia prostatica ha un’infiammazione considerevole che favorisce la progressione della malattia. Da una pianta esotica arriva un antinfiammatorio specifico che riduce il ricorso agli interventi chirurgici e migliora la qualità di vita sessuale dei pazienti, specialmente dei più giovani.
L’estratto di una palma tropicale si sta rivelando un ottimo antinfiammatorio selettivo per la prostata: la Serenoa repens migliora i sintomi urinari ma senza gli effetti collaterali delle terapie che col tempo riducono il volume della prostata. L’infiammazione, se non curata, può peggiorare i sintomi prostatici e far progredire la malattia: per questo servono cure antinfiammatorie su misura, in grado di modificare la storia naturale dell’ipertrofia per impedire un peggioramento.
A differenza di quanto si credeva in passato, è ormai chiaro che l’ipertrofia prostatica benigna si associa a un elevato grado di infiammazione, presente nel 77% dei pazienti. Purtroppo, se non viene curata, questo si traduce in una maggiore progressione della malattia e in un aumentato rischio di dover affrontare un intervento chirurgico: lo spiegano gli esperti riuniti per il 42° Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia, a Roma dal 10 al 12 maggio, sottolineando però che ridurre l’infiammazione è la strada giusta per cambiare la storia della malattia, perché può ridurre i sintomi urinari e la tendenza all’ingrossamento. La buona notizia è che questo si può fare con un estratto esanico di Serenoa repens, una palma tropicale: per quanto sia di derivazione naturale si tratta però di un vero e proprio farmaco, profondamente diverso dagli integratori alimentari, che deve essere prescritto dal medico.