Ex NATO di Bagnoli: da base militare a bene comune

ex natoUna proposta per un recupero partecipato ad uso pubblico e a fini sociali della ex NATO di Bagnoli per trasformarla da base militare a bene comune. L’iniziativa sarà lanciata in occasione di un’assemblea pubblica che si terrà giovedì 29 giugno 2017 alle 16.30, presso la sala Nugnes del consiglio comunale di Napoli (via Verdi 35).

A promuoverla è la Rete nata ad hoc per il recupero pubblico della ex NATO a cui aderiscono: Arcigay Napoli, Assise cittadina per Bagnoli, comitato Bagnoli per la vivibilità, associazione radicale Ernesto Rossi, Mediterraneo sociale, Acli, Gesco, Arci Napoli, Fiom Napoli, Cgil Napoli, Vas, Chiesa Valdese, associazione Dream Team, associazione Funiculà, Federconsumatori Napoli. L’incontro pubblico ha lo scopo di presentare alla città il progetto, illustrarne le opportunità ed evidenziare i nodi da sciogliere per il suo avvio. Sarà anche distribuita una scheda di pre-adesione alla impresa sociale da costituire.

Occupato per sessant’anni dalla NATO, l’ex collegio Costanzo Ciano è un vasto complesso di edifici, attrezzature sportive e per il tempo libero, spazi aperti, aree agricole. La proprietà è della FBNAI (Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia), ente assistenziale pubblico trasformato recentemente in Agenzia Pubblica per i Servizi alla Persona, sottoposto al controllo della Regione Campania ed in regime commissariale dal 2004. L’originario scopo statutario della FBNAI era l’uso diretto del collegio per l’accoglienza e l’educazione dei minori abbandonati di Napoli (oggi, di tutta la Campania); la requisizione della struttura operata nel 1954 dalla NATO aveva costretto la FBNAI ad operare indirettamente, finanziando con i proventi dei fitti versati dall’Alleanza Atlantica (somma stimata in circa 10 mln di euro annui) progetti ed attività svolte da terzi a favore dell’infanzia abbandonata. Il trasferimento della NATO nel 2013 ha messo in crisi questo modus operandi, spingendo la FBNAI a tentare di coprire i costi di gestione della struttura ponendo in fitto sul mercato i singoli manufatti a condizioni di favore.

“Crediamo che questa non sia la strada giusta: sia perché le attuali condizioni di mercato difficilmente consentiranno di ricavare dai fitti somme tali da garantire la manutenzione del complesso edilizio e finanziare adeguatamente le attività di sostegno all’infanzia, sia perché continuando a perseguire l’uso indiretto della struttura si finirà per frammentare e sostanzialmente privatizzare un patrimonio pubblico altrimenti utilizzabile. Occorre invece il coraggio di aprire un confronto cittadino, riformulando gli obiettivi ed il ruolo della FBNAI, ripensando l’area come parte urbana e bene comune da gestire per mezzo di una comunità di soggetti utenti e fruitori”, sostengono gli organizzatori.

Nel 2014 il Comune di Napoli aveva raccolto le sollecitazioni in tal senso di alcune realtà di base cittadine, presentando alla FBNAI una manifestazione d’interesse per la gestione pubblica unitaria del complesso a fini sociali; ma gli interessi politici delle amministrazioni regionali campane succedutesi nel tempo hanno portato ad accantonare questa proposta.

Gli strumenti urbanistici approvati nel 1998 stabiliscono che il 50% delle superfici esistenti debbano essere ceduti per attrezzature pubbliche, mentre il rimanente può essere destinato ad un mix di attività terziarie e residenze speciali; fino all’approvazione di un PUA (Piano Urbanistico Attuativo), che definisca con precisione funzioni ed interventi ammissibili sull’area, sono consentiti solo interventi di manutenzione. Recentemente la FBNAI ha avviato la redazione del PUA, seguendo le linee di un masterplan approvato lo scorso marzo dalla giunta comunale di Napoli, che prevedeva anche un procedimento partecipativo; in realtà, non essendo nessuna delle istituzioni coinvolte (FBNAI, Regione, Comune, X Municipalità) effettivamente interessata ad aprire un vero confronto pubblico, l’iniziativa non è stata pubblicizzata e vi partecipa solo un’esigua minoranza.

“Riteniamo che un’altra strada sia possibile – proseguono gli organizzatori - Da diversi mesi, riprendendo le linee della manifestazione d’interesse comunale, abbiamo avviato con un gruppo di cittadini, associazioni, sindacati e cooperative sociali la costruzione di una rete per il recupero pubblico della ex base NATO di Bagnoli (Ex Nato Bene Comune), con un obiettivo ambizioso ma praticabile: coinvolgere il più ampio numero di cittadini ed enti associativi nella costituzione di un’impresa sociale, dotata delle competenze necessarie a promuovere e coordinare l’uso delle ex strutture militari per attività d’interesse sociale ed ambientale, attirando su progetti specifici mix di fondi pubblici (statali, europei) e privati (crowdfunding, finanza etica). La posta in gioco è alta; nella città che ha significativamente promosso l’esperienza dei beni comuni, si tratterebbe del primo esperimento di autogestione popolare a scala urbana anziché edilizia”.   

SDA