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Giovedì 28 Marzo 2024




Il Cedro della Pace

abbattuto cedro palazzo giussoIl Cedro del Libano che rendeva vivo il Largo San Giovanni Pignatelli è stato barbaramente ucciso da alcuni piccoli delinquenti che volevano legna da ardere per il fuoco di Sant'Antonio.

Ma la cittadinanza non si arrende e pianterà un nuovo albero. Per scegliere che tipo di albero piantare, sabato 28 gennaio dalle 10.30 alle 12 si potrà votare in Largo Giusso oppure inviare una mail a chiricopresidente@gmail.com. L'iniziativa è della Municipalità 2 in collaborazione con fondazione Campagna Amica/Coldiretti, Arteteka e Kestè, invitano la cittadinanza ad esprimere la propria preferenza per l'albero da piantare.  Sabato 4 febbraio sarà piantato l'albero scelto.

"Trasformiamo questo tronco e le sue radici, il nostro credo caduto in guerra, in un'opera d'arte che resti in piazza. Tale opera dovrà essere un monito, come a voler dire: "MAI PIÙ dovrà accadere"!" con questo grido di dolore Fabrizio Caliendo, storico gestore del Kestè ha invitato la cittadinanza ad avviare un processo di auto determinazione: sabato 28 gennaio si decide che albero piantare tra: un ulivo, un cedro del libano, un cedro citrus e un altro albero a scelta. Ma ciò non toglie che quei bambini, come sono quelli che ogni settimana si rendono protagonisti di azioni piene di arroganza e violenza spesso nei confronti di minoranze culturali o sessuali o nei confronti di inermi cittadini nonché dei beni comuni, stanno uccidendo la speranza e con essa il loro stesso futuro. Cosa c'è di più eterno e vitale di un albero? La sua uccisione è il segno che qualcosa di gravissimo sta avvenendo: la morte stessa si sta impossessando del presente della città: i suoi giovani. E non basta ripiantare un albero se non si ripianta, con un'azione pedagogica massiccia e dunque un concreto massiccio investimento da parte delle istituzioni, la giustizia e la speranza.  E al contempo tutti i cittadini, nessuno escluso dovrebbero porsi delle domande: Quale futuro ci attende? E quale futuro attende questi giovanissimi che scaricano in strada ormai tutta la loro repressione e violenza, senza sapere dove far confluire le loro energie di adolescenti?

Purtroppo la storia dell'albero ucciso è l'ennesima dimostrazione di un'apatia collettiva come ha fatto notare Caliendo nell'appello pubblico: "L’albero è stato attaccato sino ad essere dichiarato pericolante e dunque da abbattere; l’assenza di un presidio h24 ha permesso tutto questo, quindi le istituzioni e la cittadinanza attiva ha perso. Hanno perso i ragazzini che non hanno avuto la loro legna da ardere ma sono però riusciti ad abbattere quel simbolo di “resistenza". Hanno perso tutti dunque. La società tutta è rimasta a guardare, leggendo dai giornali e da fb la vicenda, come se si partecipasse di una mini serie televisiva in cui non ci sia nulla da fare se non assistere alle vicende".

albero da piantare

Troppo spesso chi lavora con coscienza e competenza sul fronte della cultura, della pedagogia, della lotta civile per i diritti, tra cui quello di ragazzini così disastrati ad avere un'alternativa possibile a famiglie evidentemente altrettanto violente, è riunito in gruppi separati, dallo spazio, dalla mancanza di comunicazione, dalla mancanza di un coordinamento istituzionale. Pensiamo al Gridas, al Mammut che ha proprio in questi giorni lanciato un appello a creare un coordinamento tra educatori, pensiamo alle strutture liberate dai giovani come l'Ex Asilo Filangieri e ancora tanti volontari. Il punto è che non basta il volontariato e l'autogestione, è necessaria una presa di posizione istituzionale sui problemi sociali della città.

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