Welfare? No grazie

Poletti: il Governo sceglie di investire nell'occupazione

poletti assemblea Alleanza Cooperative Italiane CampaniaLo dice il ministro Giuliano Poletti a Napoli all'assemblea dell'Alleanza Cooperative Italiane Campania.  Le parole chiave del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali sono "responsabilità", "impegno" e "impresa", mentre il "welfare" resta al palo.

Poletti a Napoli sembra evitare di affrontare direttamente il discorso sul sottosviluppo del Mezzogiorno, questione sollevata dall'ACI partendo dai dati drammatici del Rapporto Svimez 2015 e punta direttamente alle azioni del Governo per sostenere occupazione e imprese.
"I problemi sono molto grandi, ma partiamo da una situazione che sta migliorando- dice il Ministro-. Sui risultati del piano dell'occupazione c'è qualche dato positivo, ma superare una lunga fase di crisi significa prima di tutto ricostruire l'apparato produttivo, abbiamo bisogno di lavoro, di imprese che si insedino, che crescano e bisogna produrre le condizioni perché questo accada. Ci sono parti del territorio che stanno agganciando la ripresa, altri che non ci riescono vanno sostenuti, e questo lo faremo".
L'impegno per la ripresa comporta, secondo Poletti, necessariamente dei tagli. "Poiché non si può spendere per l'assistenza e per creare nuova occupazione, noi ci siamo impegnati nella seconda (…). Diciamo "No" a politiche straordinarie: i piani straordinari durano 6 mesi poi le famiglie mangiano le risorse senza impegnarsi. Se do il reddito a una persona si deve impegnare a non bere più, a non picchiare la moglie, a portare i figli a scuola e a trovare un'occupazione legale".
L'esempio forse un po’ semplicistico di Poletti per sostenere le scelte del Governo di non sposare il reddito di cittadinanza o spendere meno per il welfare sembra far leva sulla distinzione politica tra poveri "meritevoli" e "immeritevoli" perdurata fino ai primi del '900. Per rispondere bisognerebbe tirar fuori secoli di studi di sociologia e spiegare come il welfare possa e debba servire proprio ad accompagnare le persone nel superamento di gap culturali e sociali, a finanziare percorsi di recupero e processi inclusivi, ma di questo crediamo sia ben a conoscenza l'ex presidente di Lega Coop che invece ha una visione del welfare esclusivamente correlato ai lavoratori e all'impresa.
"Se da un lato c'è il welfare legato alla spesa pubblica, dall'altro c'è il tema del welfare aziendale: vogliamo fare in modo che le aziende mettano in contrattazione una serie di strumenti che favoriscano la vita delle persone e il lavoro. Dire che i contratti a tempo non si fanno più e c'è o il contratto a tempo determinato o a tempo indeterminato, significa dare un grado di certezza alle persone che così sono in grado di progettare la loro vita".
Del passato politico degli ultimi venti anni, Poletti dice: "il Paese ha perso una grande sfida: anziché scommettere sulla capacità di stare al passo con il sistema globale ha scelto di chiudersi in casa, ha cercato di difendersi. E quando ti difendi, ti sei già arreso. I giovani di oggi sono figli di politiche pensionistiche scriteriate. Non si è presa responsabilità di dire si o no e si è agito in modo clientelare. Oggi non è più così".
La responsabilità di "dire Si e No" il Governo la rivendica in azioni precise quali il Jobs Act,  la Buona Scuola e Garanzia Giovani e la chiede anche agli stessi cittadini: "non esiste libertà senza responsabilità e impegno".
"Abbiamo deciso di far crescere l'occupabilità dei giovani e abbiamo bisogno di competenze, ecco che abbiamo inserito nel Jobs Act e nella Buona Scuola l'alternanza scuola-lavoro, così da mettere in relazione il sapere scolastico con quello nell'impresa, abbiamo bisogno di costruire imprese e opportunità di autoimprenditorialità. Intanto stiamo lavorando con Garanzia Giovani per moltiplicare le opportunità di incontro tra competenze e opportunità".
Rispetto al ruolo delle donne nel mondo del lavoro, ultime in un Meridione ultimo per sviluppo ed occupazione, Poletti dice: "La diseguaglianza delle donne nel lavoro è un dato storico del Paese che va cambiato, molte donne se hanno un figlio abbandonano il lavoro, ecco che nel Jobs Act abbiamo iniziato a cambiare i meccanismi alla base del problema dando la possibilità di mantenere un lavoro anche durante la maternità, con il part-time e il lavoro ad ore. In generale la scelta che il contratto a tempo indeterminato torni ad essere il modo naturale di assumere, piuttosto che avere tanti contratti a tempo, è una cosa che va a beneficio soprattutto delle donne".
Insomma il ragionamento del ministro che propone soluzioni concrete a problemi atavici, sembra un po’ troppo semplicistico ed estremistico, escludendo tutti coloro si trovano in una posizione "grigia", che non hanno i titoli per aderire a Garanzia Giovani o le competenze per ambire ad un vero contratto, che lavorano a nero. E una gran parte di queste persone risiede proprio nel Meridione.
Poletti ribadisce: "Discuto con quelli che mi portano delle proposte concrete, non con chi critica e basta".

Guarda l'intervista al ministro Poletti

AdG