I Servizi di cura all’infanzia e agli anziani nel Piano d’Azione Coesione

anziani-e-bambiniFondi ministeriali a favore di bambini e anziani. Complessivamente sono 730 milioni, di cui 400 per la cura dell’infanzia e 330 per gli anziani non autosufficienti. Il primo riparto del Piano d’Azione Coesione (PAC) ne prevede 250 milioni: 73,9 in regione Campania, di cui circa 13 assegnati agli ambiti territoriali del Comune di Napoli, identificati con le dieci Municipalità cittadine.

Nel Comune di Napoli la realizzazione del Piano d’Azione Coesione (PAC) deve fare i conti con lungaggini e difficoltà tecniche e organizzative. Prima tra tutte: la mancanza di una regia unica. Come saranno utilizzati questi fondi? I singoli territori municipali sapranno rispondere alla prima vera sfida nel segno del decentramento amministrativo? In questo speciale analizziamo il “caso Napoli”, con le sue peculiarità e criticità.


Il quadro nazionale

Il programma nazionale “Servizi di cura all’infanzia e agli anziani non autosufficienti” si colloca  nell’ambito del Piano d’Azione Coesione (PAC) avviato nel 2011 dal ministro per la Coesione Territoriale, d’intesa con la Commissione europea, per accelerare l’attuazione di programmi finalizzati a favorire la coesione tra le regioni dell’Unione europea, riducendo le disparità esistenti. Il piano ha una durata triennale, dal 2013 al 2015 e la sua attuazione è stata affidata al Ministero dell’Interno (Autorità di Gestione responsabile).

Le risorse sono destinate alle 4 regioni ricomprese nell’obiettivo europeo “Convergenza”: Calabria, Campania, Puglia, Sicilia.

I beneficiari del programma sono gli ambiti territoriali, che poi, in alcuni casi coincidono i comuni, in quanto soggetti responsabili dell’erogazione dei servizi di cura sul territorio, che potranno avere accesso alle risorse una volta soddisfatti i requisiti organizzativi e progettuali richiesti dai piani territoriali di riparto.

Due gli ambiti di intervento: i servizi all’infanzia (per bambini da 0-3 anni) e gli anziani non autosufficienti (over 65). Lo scopo è quello di ridurre l’attuale divario dell’offerta di queste quattro regioni rispetto al resto del Paese.

Nel primo caso, gli obiettivi sono: l’aumento strutturale dell’offerta di servizi (asili nido pubblici o convenzionati; servizi integrativi e innovativi); l’estensione della copertura territoriale e sostegno alla gestione delle strutture; il sostegno alla domanda e accelerazione dell’entrata in funzione delle nuove strutture; il miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio educativi.

Nel secondo caso, gli obiettivi sono: l’aumento del numero di anziani in assistenza domiciliare; l’aumento e la qualificazione dell’offerta di servizi residenziali e semiresidenziali; il miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e assistenti familiari; la sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell’anziano socialmente “fragile”.


Le risorse disponibili

La dotazione finanziaria è di 730 milioni, di cui 400 per i servizi di cura all'infanzia e 330 agli anziani non autosufficienti.

Il primo riparto è pari a 250 milioni di euro e sostiene il principale obiettivo del PAC servizi di cura per gli anziani, ovvero l’aumento della presa in carico di anziani in assistenza domiciliare (a cui vengono destinati 130 milioni di euro), e tutti gli obiettivi dei servizi di cura per l’infanzia (a cui vengono destinanti gli altri 120 milioni).

Le risorse assegnate potranno anche favorire il mantenimento dei livelli di servizio già garantiti. In entrambi i casi, si tratta di cifre importanti. Facciamo qualche esempio che ci aiuterà a comprenderne la portata.

Per i servizi di cura per l’infanzia sono stati appostati 120 milioni di euro, una cifra equivalente a quanto complessivamente le regioni oggetto dell’intervento hanno speso per gli asili nido comunali nell’anno scolastico 2010-2011. Per fare un altro parallelo, la stessa somma consentirebbe la copertura per un anno delle spese di gestione per più di 14mila bambini in nidi pubblici nelle nostre regioni di riferimento.

Per quanto riguarda i servizi agli anziani, lo scopo dell’ampliamento dell’offerta complessiva di servizi domiciliari ovvero l’attivazione di servizi nelle aree dove sono deboli o inesistenti coincide con l’obiettivo del rafforzamento della presa in carico dell’anziano in un’ottica di integrazione socio-sanitaria. Per avere un’idea della dimensione di questi fondi, consideriamo che si tratta del doppio delle risorse destinate dal Fondo nazionale per la Non Autosufficienza nell’anno 2013 alle quattro regioni interessate.

Il primo riparto delle risorse finanziarie, che ha dato avvio al programma, è stato adottato dall’Autorità di Gestione il 20 marzo 2013. Le risorse potranno essere utilizzate solo una volta approvati i Piani di intervento specifici. Il secondo riparto dovrebbe arrivare entro luglio, hanno fatto sapere dal Ministero; mentre il limite massimo per l’attuazione dei programma è il 2015.


Il quadro locale

Per la Campania le risorse disponibili per il primo riparto ammontano complessivamente a 73,9 milioni di euro, di cui 35,5 milioni di euro per i servizi per la prima infanzia e 38,4 milioni per i servizi per gli anziani non autosufficienti.

I beneficiari sono i 65 Ambiti Territoriali della regione (in base alla legge 320 del 3 luglio 2012 “Modifica degli ambiti territoriali sociali e dei distretti sanitari). Nel Comune di Napoli questa distribuzione ha coinciso con quella del territorio cittadino nelle dieci Municipalità.

Secondo quanto pubblicato dal Ministero dell’Interno (allegato 1), le risorse messe in campo dal PAC nelle dieci Municipalità del Comune di Napoli ammontano a circa 13 milioni: 7 per i servizi di cura per gli anziani e 6 da destinare all’infanzia.

Allo stesso modo, dai documenti pubblicati dal Ministero dell’Interno (allegato 2, allegato 3), si evince che al 7 luglio 2014 risultano approvati per il PAC Campania piani d’intervento in 18 comuni: in 13 dei quali si tratta di interventi di cura per gli anziani, negli altri 5 di interventi all’infanzia. In alcuni casi, si tratta di “progetti approvati con condizione”.

Sempre secondo questi dati, risulta che, all’interno del Comune di Napoli, solo la VI Municipalità abbia visto approvato il suo piano di intervento per l’infanzia con un importo complessivo di 653.903,23.


Il caso Napoli

Dal punto di vista del Comune di Napoli, però, per come adesso è costituito l’assetto della macchina amministrativa, risulta particolarmente onerosa e complessa la gestione tecnica dell’intero iter amministrativo e finanziario.

L’assessore Gaeta: “C’è il rischio di non rispondere in maniera reale e completa all’esigenza del territorio”

“Una delle maggiori criticità – spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli, Roberta Gaeta - è la difficoltà di esercitare fino in fondo una funzione di coordinamento delle attività. Il fatto di considerare le municipalità come ambiti indipendenti, e non come diramazioni di comune unico, porta i territori a organizzarsi autonomamente, seppure con il supporto del centro. È una criticità tutta del Comune di Napoli”. Ma quali rischi sono legati alla mancanza di una regia comune? “Uno dei rischi – continua l’assessore – è che questa frammentazione impedisca una reale corrispondenza tra i bisogni reali della popolazione e gli interventi che di fatto si andranno a realizzare. Dunque, escludendo il pericolo di una perdita delle risorse previste dal piano, non possiamo scommettere su risposte complete e reali alle esigenze del territorio cittadino. C’è poi un problema di tempo, che non si può sottovalutare. Questa misura avrebbe dovuto rispondere in maniera veloce e immediata ai problemi, ma è chiaro ormai che ci vorrà molto di più perché questo accada”.

Il decentramento amministrativo

Il problema è, per così dire, intrinseco. Con la delibera 230/12, la Regione Campania ha stabilito di suddividere il territorio cittadino in dieci ambiti territoriali, coincidenti con le Municipalità e i Distretti sanitari, modificando la precedente scelta di configurare unitarietà all’ambito territoriale coincidente con il Comune di Napoli.

Stando al Comune di Napoli, “la suddivisione del territorio in dieci ambiti territoriali autonomi, dal punto di vista dell’assegnazione e della gestione di risorse finanziarie, non risulta compatibile con i processi attivati e con gli assetti istituzionali e le scelte in materia di decentramento amministrativo realizzate dall’ente locale”.

Questo processo è stato avviato limitatamente ad alcuni interventi e servizi espressamente indicati dal vigente Regolamento delle Municipalità (Deliberazione del Consiglio Comunale n. 68 del 21 settembre 2005 – Testo aggiornato alle modifiche apportate all’art. 74 con deliberazione di C. C. n. 47/2006, all’art. 23, comma 4 e all'art. 27, comma 2 con deliberazione di C.C. n. 20/2006 ). Regolamento che, all’articolo 19, attribuisce alle Municipalità, in relazione alle attività sociali e sociosanitarie, funzioni limitate legate prevalentemente ad attività di coordinamento e promozione. Inoltre, per quanto riguarda la gestione finanziaria, il Regolamento, sulla base del principio dell’unità del Bilancio comunale, stabilisce anche che l’ammontare delle risorse finanziarie - destinate annualmente dal Bilancio complessivo dell’ente alle Municipalità - sia commisurato allo svolgimento delle funzioni attribuite, escludendo una gestione autonoma o separata.

In altri termini, i dieci ambiti territoriali del Comune di Napoli vanno intesi come “ripartizioni territoriali funzionali ad una più attenta ed efficace programmazione e al coordinamento dei servizi e degli interventi sociali sul territorio” e “gli organismi ad essa deputati, ovvero il Coordinamento Istituzionale e l’Ufficio di Piano, vanno intesi come soggetti dedicati alla funzione d’indirizzo programmatico, di coordinamento e di controllo della realizzazione della rete integrata di interventi e servizi sociali e socio-sanitari d’ambito” (art. 11 L.R.11/07).

Allo stesso tempo, il Comune evidenzia che l’assistenza domiciliare integrata, attiva fin dal 2004, presenta una forte regia centrale, sia in termini di coordinamento tecnico che di gestione dei fondi utilizzati per l’appalto delle prestazioni, e una articolazione territoriale garantita dal funzionamento delle dieci Unità di Valutazione Integrate socio-sanitarie territoriali per ognuna delle Municipalità. Anche per quanto riguarda gli asili nido, vi è già un sistema di funzionamento che permette di ottimizzare le risorse e garantire efficacia e efficienza attraverso una dinamica di ruoli e funzioni che vede interessati sia le strutture centrali che quelle municipali.

La sfida per le Municipalità

Ma le Municipalità cittadine saranno pronte per questa nuova sfida? “Il primo problema – sottolinea Giuseppe Cascone, componente del Gruppo dell’Assistenza Tecnica Formez PA (Pubblica Amministrazione) – è che le dieci Municipalità si sono dovute confrontare direttamente con il Ministero, mentre fino a questo momento si sono mosse all’interno del documento di programmazione cittadina delle politiche sociali”. “Eppure, dopo la prima fase di disorientamento – racconta Cascone - le Municipalità, con il giusto supporto, si sono attivate, chi più chi meno. L’aspetto positivo sta proprio nello sviluppo di nuove capacità e competenze, passaggio necessario affinché esse possano diventare soggetti veri di decentramento”. “L’altro problema – prosegue – è quello della lunghezza dei tempi, anche se si tratta di una questione un po’ generale, che riguarda tutte le regioni obiettivo dell’intervento”.

Intanto, anche se non c’è un piano di lavoro unitario, l’amministrazione comunale fa sapere che per quanto riguarda i progetti per l’infanzia i fondi saranno destinati all’adeguamento delle strutture e agli arredi, e andranno a potenziare soprattutto servizi integrativi e ludoteche; mentre per il potenziamento dei servizi di cura per gli anziani non autosufficienti l’unico piano di intervento approvato risulta quello relativo all’assistenza domiciliare socio-assistenziale. Non ci resta che aspettare e verificare gli esiti del piano, sperando che, una volta superata la fase di start up, ci siano le risorse sufficienti a garantire la continuità dei servizi e dei progetti resi possibili grazie ai fondi ministeriali.

Per approfondimenti:

http://www.interno.gov.it/mininterno/site/it/sezioni/ministero/pac/index.html

MN

 

 

 

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