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venerdì 19 Aprile 2024




Regione in cui vai, sanità che trovi

I cittadini campani godono ancora del diritto alla salute o far quadrare i bilanci è più importante?

dottore-spesa-sanitariaL'Osservatorio civico sul federalismo in sanità realizzato dal Tribunale per i diritti del malato e Cittadinanzattiva ha prodotto un rapporto che evidenzia molte discrepanze sul nostro territorio proprio mentre si sta per riscrivere il Patto per la Salute tra Regioni e governo e il presidente Caldoro preannuncia battaglia.

Ma procediamo per gradi: in primo luogo i dati del Rapporto dell’Osservatorio, presentato il 19 giugno e realizzato anche con il contributo di Bristol Myers Squibb, Pfizer e Sanofi Pateur MSD, evidenziano una differenza tra l’Italia e gli altri Paesi occidentali. Nel 2011 la spesa sanitaria pro capite qui da noi è stata pari a 3.012 euro, a fronte di una spesa sanitaria media OCSE di 3.322 euro e di livelli di spesa di Francia e Germania pari rispettivamente a 4.118 euro e  4.495 euro. A questo dato si affianca poi un altro, fornito ancora dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: “Il livello di prestazioni sanitarie erogate in Italia è sensibilmente inferiore alla quasi totalità degli altri paesi dell’area euro considerati”. In particolare“i livelli di prestazioni garantiti dalla spesa sanitaria pubblica in Italia sono inferiori del 73% a quelli tedeschi, del 64% a quelli olandesi, e del 48% a quelli francesi”.

Spostandoci sul fronte interno al nostro Paese, poi, troviamo discrepanze ancora più evidenti: basti pensare che si passa da una che si passa da una spesa sanitaria pubblica pro capite della Provincia Autonoma di Bolzano pari a 2.274 euro nel 2012, ai 1.711 euro della nostra Campania. Ovviamente i livelli di spesa pro capite più bassi coincidono nella maggior parte dei casi con le Regioni in piano di rientro di cui la Campania fa parte: questo strumento, rivelatosi piuttosto efficace sul fronte del disavanzo economico, sul fronte della riqualificazione dei servizi sanitari e quindi della garanzia dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) mostra molte criticità. E infatti è evidente che il dato dimostra come sia sempre più importante il tema della qualità della spesa. Un trend di spesa analogo a quella pubblico lo ha la spesa privata pro capite. Anche qui notiamo livelli di spesa sanitaria più bassi nelle Regioni del centro e del sud in piano di rientro e livelli più alti nelle Regioni più virtuose. Si passa dai 738,5 euro della Provincia di Bolzano ai 238,1 euro della Campania.

Per quanto riguarda i Ticket, IRAP e IRPEF e il quanto e come i cittadini contribuiscono alla sanità, nel 2012 le entrate hanno subito un ulteriore aumento. È maggiore della media il contributo sui farmaci nelle regioni del centro–sud con particolare riguardo alle Regioni in piano di rientro e nel Mezzogiorno anche le aliquote dell’Irap e dell’addizionale regionale all’Irpef sono mediamente più alte per effetto degli incrementi automatici nelle Regioni con disavanzi sanitari elevati.

Spostandoci sul fronte della prevenzione vaccinale e degli screening organizzati, la quota percentuale del Fondo Sanitario destinata alla prevenzione in Italia è il 5%; di fatto, stando ai dati più recenti ed aggiornati disponibili, nel 2011 ne è stato impiegato solo il 4,2. Il Piano nazionale Prevenzione è stato recepito dalla maggior parte delle Regioni nel 2012: per quel che riguarda le vaccinazioni obbligatorie e facoltative infanzia nella nostra regione c’è un miglioramento nell’ultimo anno (non nella vaccinazione antipolio ) nonostante la Campania sia una regione che ancora non rispetta i LEA. Per le vaccinazioni in età adulta, nessuna Regione nel 2011 ha raggiunto il 75% degli anziani con la vaccinazione anti-influenzale però la Campania è tra le regioni che ha  visto un incremento dal 2010 al 2011. Per gli screening oncologici organizzati, invece, nonostante qualche sviluppo positivo, la nostra regione è ancora debole. Avere un bambino con l'aiuto della scienza ha, poi, costi molto diversi lungo la Penisola: sul fronte procreazione medicalmente assistita solo alcune Regioni hanno inserito esplicitamente la prestazione nel proprio sistema con delibere ad hoc: in Campania, che compare tra le regioni in ritardo secondo la classificazione del Rapporto,  vengono erogate prestazioni di Pma ma includendole in drg (raggruppamenti tariffari per prestazione) che hanno un altro nome come il nuovo 461 “Intervento chirurgico con diagnosi di altri contatti di servizio sanitaria” per un costo di euro 2.797,13.  

L’altro fronte aperto è quello dell’Assistenza domiciliare integrata: stando ai dati ISTAT, la percentuale di anziani trattati risulta in crescita anche nel 2012, anno in cui ha raggiunto l’84%. La Campania, a fronte di una media nazionale del 4% (in leggero calo rispetto al 4,12% del 2011), rimane indietro con il 2,8% anche se si riscontra un lieve aumento rispetto ai 2,42 punti percentuali dell’anno precedente. Anche nel caso dei percorsi di cura e presa in carico per le persone affette da patologia cronica la maggior parte delle Regioni risulta adempiente nell’implementazione mentre purtroppo la nostra regione è tra quelle che non hanno fornito (o hanno fornito solo in parte) le informazioni richieste dal Questionario LEA 2011 o non hanno concluso il lavoro di implementazione delle Linee guida cliniche attraverso i PDT. Per le patologie croniche infiammatorie intestinali, molte Regioni (13 su 21) presentano ampi spazi di vuoto normativo ma in Campania sono state emanate linee guida, mentre per le malattie reumatiche – malattie che nel nostro Paese sono presenti tanto che l’Italia compare tra le nazioni in cui risulta maggiormente elevata la condizione di disabilità delle persone affette da Artrite Reumatoide - la Campania non compare tra le regioni che hanno conferito rilevanza a queste patologie nella loro programmazione. Anche nello sviluppo delle reti assistenziali per le Patologie Cardio-cerebrovascolari abbiamo dei ritardi. C’è da dire che nei territori regionali ci sono molte differenze nei modelli organizzativi e nella capacità di rispondere ai bisogni effettivi delle persone e che al sud il Rapporto osserva una situazione opposta a quella presentata per le Regioni del nord: soltanto la Regione Basilicata sta implementando la rete per l’infarto, quella per l’ictus, e sta avviando la rete per lo scompenso cardiaco mentre la  Campania è tra le regioni che nello studio FIASO - Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, riporta “reti annunciate”, ma non avviate. A risultare disomogenea è anche la distribuzione sul territorio delle stroke units per l’ictus e la capacità di risposta in emergenza dei servizi sanitari, attività che consentono di ridurre il tasso di invalidità: ci sono regioni in cui la copertura non raggiunge il 40%. Ed è il nostro caso: la  Campania è al 10,5%.

Un centro abilitato alla prescrizione in triplice terapia dei farmaci per la cura dell’Epatite C ogni 116.000 abitanti: è questo il dato sul caso Epatite C e l’accesso all’innovazione in Campania. Il Rapporto evidenzia come siano occorsi due anni per completare l’inserimento in triplice terapia in tutti i prontuari regionali ma le differenze territoriali sono comunque consistenti: basti pensare che in una regione con popolazione sostanzialmente analoga alla nostra come il Lazio si ha un Centro ogni 407.000.

 “Nella maggior parte delle Regioni deve esser data subito priorità alla questione garanzia dei LEA ed equità di accesso, accompagnata dall’alleggerimento del peso dei ticket e delle aliquote Irpef sui redditi familiari e da un intervento per contenere i tempi di attesa. Sono argomenti prioritari per i cittadini che attendono risposte concrete dal Patto per la salute attualmente in discussione”: è questo il commento di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato, in occasione della presentazione di questi dati. Eppure un'altra differenza campana rispetto ad altre regioni va segnalata anche in merito alle segnalazioni dei cittadini al Tribunale per i diritti del malato su un tema caldo come quello delle liste d’attesa: per i cittadini del nostro territorio il problema è al secondo posto. Eppure, dice il Rapporto, permangono situazioni critiche e la nostra regione risulta inadempiente sia nell’indicatore relativo alle liste d’attesa sia per l’indicatore implementazione PDT - Percorsi Diagnostico Terapeutici.

Nell’ultimo Rapporto PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, poi, l’accesso all’informazione e alla documentazione rappresentava la quinta area critica su cui si concentravano le segnalazioni dei cittadini italiani (12%). Eppure, stando al lavoro svolto da Agenas, Libera e Gruppo Abele nelle 240 aziende sanitarie italiane si è osservata l’attuazione delle nuove leggi sulla trasparenza e l’anticorruzione: in pratica, le Asl sono state classificate in base a un punteggio che misura il livello di applicazione della legge 190/2012 sulla lotta alla corruzione e del decreto legislativo 33/2013 sulla trasparenza nella Pa. È analizzando i dati a livello regionale che si scopre, allora, che  a fronte di regioni largamente adempienti ci sono regioni che in materia di trasparenza lasciano a desiderare: è il nostro caso, quello della Campania, con il 45%.  

RRF

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