La festa delle Galline

Pagani nel racconto dei vecchi.

Madonna-delle-Galline-054Nipoti, madri, nonne; uomini adulti, vecchi e bambini: tutti insieme ballano e suonano le tammorriate. Le castagnette sembrano un prolungamento delle dita, a Pagani, in Provincia di Salerno, in occasione della festa della Madonna delle galline che si svolge ogni anno la domenica successiva alla Pasqua e che si è celebrata anche ieri, domenica 7 aprile.

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La tradizione popolare si rifà ad una leggenda del '500, quando un'icona della Madonna fu ritrovata da alcune galline ed ha come fulcro la processione di una statua, raffigurante la Madonna del Carmine, che dal Santuario della Madonna delle Galline, gira per tutta la città di Pagani. Lungo il percorso sono offerti alla Madonna dolci, torte rustiche, galline nei diversi "toselli": i cortili decorati con edicole votive allestite con raso, merletti, stampi in terracotta raffiguranti le galline, quadri e statuette della Madonna.Madonna-delle-Galline-137

Ieri Pagani era invasa da “turisti” napoletani e turisti stranieri, affascinati dal rito millenario. Eppure secondo un’anziana del luogo le cose erano diverse “prima che morissero i “vecchi”. La festa era più sentita, oggi è diventata una cosa commerciale. I paese non è più come una volta: sta andando tutto in malora. Prima c’era un pastificio dove lavoravano tante persone, ma morti i vecchi che facevano i sacrifici è andato in mano ai giovani che pensano a guadagnare tutto subito ed è fallito”.
La storia universale è quella della cicala e della formica, ma c’è anche tanto di vero: il Comune di Pagani formato dagli antichi casali de li Pagani e di Barbazzano nel 1806, durante il periodo napoleonico, non ha più lo stesso splendore. Dei palazzi antichi restano le mura nude ricoperte di crepe e negli angoli delle corti c’è spesso immondizia. Non è un caso se ci sono diverse denunce dei cittadini anche  sul web. Un vero peccato.

Durante la festa della Madonna, le fratture tra le generazioni si diluiscono attraverso l’arte condivisa della musica e della danza animate da castagnette e tammorre che suonano dal venerdì in albis fino all'alba del lunedì successivo, quando gli strumenti vengono deposti ai piedi della Madonna, segnando la fine dei festeggiamenti. Quella della musica popolare è un’arte trasmessa da padre in figlio, da madre in figlia. Questa sintonia che attraversa decenni la si scopre, commuovente, appena si sbircia in una delle case affacciate nei vicoli.
Durante la festa i bambini, centro della comunità accogliente e festosa, vengono innalzati verso la Madonna per essere benedetti. Al passaggio della statua i cittadini escono dai cortili festanti o si affacciano ai balconi adornati con lenzuola bianche lanciando coriandoli.
Quando la processione attraversa la zona detta delle “palazzine” una folla oceanica accoglie la processione sparando fuochi e botti che “per miracolo” non fanno fuggire le colombe che si aggrappano alla statua mezze tramortite dal clamore. La giornata si conclude a notte inoltrata con canti e balli al margine tra profano e religioso.

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