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Giovedì 18 Aprile 2024




Eternit: “Giustizia è fatta, resta l’amarezza per Bagnoli”

Il segretario  Fillea Campania Giovanni Sannino per dieci anni nella “fabbrica della morte”

giovanni-sanninoA Torino in rappresentanza delle famiglie dei suoi colleghi scomparsi. “La sentenza è motivo di grande gioia”, dice, “ma allo stesso tempo di amarezza per la prescrizione del reato a Bagnoli”. Gli avvocati lavoreranno ora per il risarcimento in sede civile delle 487 vittime dello stabilimento napoletano. “Un monito anche per il sindacato: mai più la difesa del lavoro senza sicurezza”.

Cosa ha provato ieri durante la lettura del dispositivo?

“Ero emozionatissimo, il compimento di una battaglia durata anni. A Torino ero andato da solo per le cattive condizioni del meteo, tenendomi in collegamento costante con le famiglie dei miei ex colleghi. Non posso nascondere che la prescrizione per Bagnoli mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Il nostro stabilimento è stato chiuso nel  ’85 appena un anno prima dello stabilimento di Alessandria per cui c’è stata la condanna. Però su tutto ha prevalso la gioia per una sentenza esemplare che finalmente rende giustizia a migliaia di vittime”.

C’è ancora la possibilità di un risarcimento per le 487 vittime, costituitesi parte civile, di Bagnoli?

Per ora per le parti civili di Bagnoli e dello stabilimento di Rubiera a Reggio Emilia non è stata riconosciuta la previsionale, cioè la possibilità di rivalersi immediatamente salvo poi chiedere ulteriori risarcimenti. La prescrizione del reato, però, non equivale ad un’assoluzione e non ne estingue gli effetti drammatici. Gli avvocati adesso stanno lavorando sulla sentenza per capire come poter chiedere risarcimenti in sede civile. E’un riconoscimento doveroso per chi ha visto morire il proprio padre e il proprio marito, anche se chiaramente nessuna cifra potrà risarcire dal dolore e dalla perdita”.

 Cosa è stata l’Eternit a Bagnoli?

“Una fabbrica della morte. Già a metà degli anni 70 iniziammo a capire che lì dentro ci si ammalava e gravemente. Poi con il tempo divenne una certezza: c’era una conta tragica dei compagni che non erano più tra noi. All’epoca, però, la salute era un aspetto secondario della lotta sindacale. Non facemmo abbastanza per sapere la verità, un atteggiamento che per fortuna sta cambiando: la difesa del lavoro non può prescindere dalla sicurezza. Detto questo è chiara la responsabilità criminale dei vertici aziendali: omisero deliberatamente quanto sapevano sugli effetti nocivi dell’amianto. Abbiamo dovuto aspettare il 92 per una legge che lo mettesse al bando”.

Crede che la sentenza metta definitivamente la parola fine sulla vicenda Eternit?

“Assolutamente no. Ho ancora ex compagni che continuano ad ammalarsi, purtroppo è una storia che ha segnato e segna tantissime vite. E poi la sentenza deve essere uno spartiacque, aprire una nuova storia. Purtroppo sono ancora in tanti gli imprenditori che considerano la sicurezza come un costo. Sia un monito per loro e segni un nuovo indirizzo per il Paese: non si può ancora morire per lavoro,è un dovere morale impedirlo”.

Quale è la situazione sicurezza in Campania?

“Nel settore che rappresento, gli edili, le morti bianche sono diminuite. L’anno scorso sono state 23. Ma è un dato fortuito, in realtà le condizioni di lavoro sono peggiorate. Ed è di gran lunga più rappresentativo il 14 percento in più di infortuni gravi sui cantieri. La metà degli incidenti mortali è causata da cadute dall’alto. Assurdo, basterebbero investimenti minimi in attrezzature per evitarli. Senza contare l’aumento significativo, che costato empiricamente, ma è difficilmente monitorabile, di malattie professionali. La sentenza Eternit spinga verso maggiori controlli. Deve diventare tema prioritario per il sindacato e in generale per la politica e l’informazione. Guariniello ha ragione: si faccia una Procura nazionale per la sicurezza”.

Luca Roman

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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