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venerdì 29 Marzo 2024




Occupy Scampia: “Una trovata mediatica che non ci aiuta”

Le associazioni del quartiere contestano l’iniziativa lanciata dai social

scampia-le-veleTende sul modello Wall Street per rispondere al riacutizzarsi della faida e al presunto coprifuoco che grava sul quartiere. L’ultima adesione quella degli occupanti del teatro Valle di Roma. Le tante associazioni impegnate sul territorio, a partire da Gridas, Centro Hurtado e Mammut , però, non ci stanno: “I problemi ci sono di certo, ma non ci servono liberatori”.

“Non sapremmo neppure dove metterle le tende, gli spazi del quartiere sono già occupati da una miriade di iniziative culturali, sociali e politiche”. Martina Pignataro, figlia di Felice, l’artista che ha colorato i muri di Scampia e dato vita alla straordinaria esperienza del Gridas, liquida così l’iniziativa di Occupy Scampia rilanciata da Twitter e Facebook dopo la notizia del presunto coprifuoco che graverebbe sul quartiere. Le sue sono le parole di chi “occupa” in modo permanente da decenni la periferia a nord di Napoli. “Proprio in questi giorni stiamo preparando l’edizione del trentennale del Carnevale, una festa per celebrare il grande impegno civile del quartiere, e teniamo i laboratori di sera tardi. Vengono in tantissimi, del coprifuoco noi non ci siamo accorti”, spiega Martina, “Partecipazione e impegno qui non sono mai mancati. Serve piuttosto dare risposte concrete al bisogno di occupazione di tantissimi ragazzi che non trovano un lavoro”.

Un punto su cui insiste il presidente di ArciScampia Antonio Piccolo, nel suo centro sportivo ospita oltre cinquecento ragazzi, che al di là dell’attività prevalente del calcio, in rete con le altre associazioni, sono coinvolti in una miriade di iniziative culturali: “Qui serve che si realizzi presto il polo universitario, che terminino i lavori della metro, che si incentivi lo sviluppo del settore terziario, che insomma si apra un dibattito politico sul rilancio complessivo del quartiere”, dice, “Posso capire lo spirito positivo di chi ha promosso l’iniziativa, ma non ci servono manifestazioni estemporanee. E poi francamente non mi piace l’espressione Occupy, lascia intendere che a Scampia non ci sia nulla. Suona offensivo per chi nel silenzio mediatico si impegna nel silenzio per dare opportunità al quartiere”.

L’immagine di un quartiere sotto assedio, con negozi serrati e abitanti chiusi in casa, non trova pieno riscontro neppure nella testimonianza di Chiara Ciccarelli. E’ tra le responsabili del Centro Mammut , un presidio storico in piazza Giovanni Paolo II, protagonista di laboratori per bambini, migranti, attività di ricerca-azione sociale e iniziative letterarie. “Mi muovo nel quartiere come ho sempre fatto. Certo non possiamo negare che la tensione dopo gli ultimi omicidi si sia acuita, ma anche durante la faida abbiamo sempre continuato a fare il nostro lavoro normalmente. Quello che non è normale è l’abbandono che troppo spesso riscontriamo da parte delle istituzioni. Sono mesi, ad esempio, che chiediamo la sistemazione dell’illuminazione di alcune strade”, spiega. Anche il Mammut è impegnato in questi giorni a dare il suo contributo al Carnevale, per venerdì 3 febbraio ospiterà la presentazione del libro “I figli di Archimede” del maestro elementare Oreste Brando su nuove prospettive didattiche nella scuola dell’obbligo: “Se quelli di Occupy vogliono dare una mano ben vengano. Possiamo incontrarci e ragionare su altre iniziative da mettere in campo. Ma senza fretta. Qui tra le associazioni c’è grande collaborazione, tutte realtà in grande fermento, ma ci imponiamo di lavorare secondo una programmazione”.

A chi lavora a Scampia, insomma, non va giù, l’idea di un’iniziativa che per ora sembra solo mediatica e che pare disconoscere il lavoro decennale dell’associazionismo. Quasi sempre nel silenzio queste realtà si sono opposte all’abbandono e al degrado della periferia: “Incontri letterari, eventi teatrali, sport, festival del cinema e mai un rigo sui giornali, poi basta evocare la camorra e subito si accendono i riflettori. Così si fa solo del male alla stragrande maggioranza degli abitanti del quartiere che vivono onestamente e con grande impegno sociale”, attacca Patrizia Palumbo, presidente dell’associazione Dream Team – donne in rete e tra le referenti del Centro Alberto Hurtado. “Gridas, Mammut, Palestra Maddaloni, Chi Rom e chi no..., la cooperativa l’uomo e il legno, l’ Arci, la Casa Arcobaleno e di sicuro dimentico molte altre associazioni. Non c’è strada a Scampia che non sia animata da attività sociali e non c’è giorno  che passi senza un evento. Non ci servono liberatori.  Qui è tutt’ altro che un deserto”.

Luca Romano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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