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Giovedì 18 Aprile 2024




“Diffusissime infezioni cutanee e malattie respiratorie”

La denuncia dei volontari di Cupa Perillo: “I bambini i più esposti”

chiromechino“Non parliamo di emergenza, sarebbe un approccio sbagliato. Bisogna affrontare la questione nell’ordinario” Biagio Di Bernardo, tra i fondatori dell’associazione Chi Rom e chi no… da dieci anni lavora nel campo di Cupa Perillo. Tiene subito a sottolineare un concetto: “Non chiamiamoli nomadi, è un equivoco che pesa sulla stabilizzazione e la regolarizzazione di persone che sono nate e vissute in Italia”.

Da quando avete cominciato a lavorare con i Rom di Scampia cosa è cambiato?

“Le condizioni del campo restano le stesse, la situazione igienico sanitaria è drammatica. Le infezioni cutanee sono diffusissime, ci si ammala di scabbia. E’inevitabile se si vive circondati da rifiuti che nessuno provvede a rimuovere. Molto diffuse sono anche le malattie respiratorie, e purtroppo ne sono colpiti soprattutto i bambini. La causa probabilmente risiede nell’uso esclusivo delle stufe per il riscaldamento e per i continui roghi di immondizia”.

Avete denunciato questa situazione?

“Abbiamo prodotto tantissime segnalazioni. Qui qualche anno fa sono arrivati ispettori del Parlamento Europeo, hanno prodotto una documentazione dettagliatissima sulle tragiche condizioni in cui versano gli abitanti. E’da quella visita che è partito il progetto di rifacimento finanziato dalla Unione Europea che dovrebbe essere realizzato quanto prima. Ma per assurdo questa non è neppure tra le situazioni peggiori in Campania”.

Cosa occorre fare?

“In primo luogo superare l’idea del campo. E’ un’esclusiva italiana che non esiste in altri Paesi. I Rom vivono in case normali. In Francia o in Spagna alcuni dei loro villaggi sono considerate delle attrazioni turistiche per le tipicità che si possono trovare. Ma la questione più grave, senza affrontare la quale tutti gli altri interventi restano dei palliativi, è quella dei documenti. Quasi tutti pur vivendo qui da trent’anni, con figli e nipoti nati in Italia, non hanno un permesso di soggiorno. Senza è impossibile avviare processi virtuosi e duraturi”.

I Rom hanno partecipato attivamente alla progettazione delle nuove abitazioni. Come valuti l’esperienza?

“Sono stati mesi di lavoro intenso. E’importante che fossero prima di tutto loro a rendere esplicite le proprie esigenze. Speriamo che le indicazioni emerse dai laboratori vengano accolte dai tecnici del Comune. All’inizio l’intervento coinvolgerà solo la metà degli abitanti. Ma noi speriamo che gli effetti positivi che le nuove sistemazioni determineranno possano convincere dell’opportunità di investire ulteriormente”.

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