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Il punto di vista di Don Tonino Palmese sull’iniziativa Famigliedicuore che si rivolge alle famiglie adottive
Favorire la crescita e l’ascolto delle famiglie adottive grazie a uno sportello di consulenza gratuita e a corsi gratuiti a numero chiuso per famiglie adottive residenti sul territorio regionale: è il progetto Famigliedicuore. Ne parliamo con Don Tonino Palmese, Vicario Episcopale dell’Arcidiocesi di Napoli.
Circa 1200 le coppie su territorio campano che ogni anno aspettano di adottare un bimbo, e poco più di 100 i minori che invece dei genitori li stanno cercando. Una quantità infinita di amore in entrata e in uscita, una speranza di felicità per tanti, quella che trova risposta in una sola parola: famiglia.
Don Palmese, Famigliedicuore è un progetto di cui si sentiva il bisogno?
Qualunque aiuto alla famiglia, lo è. E maggiormente quando si tratta di una famiglia adottiva, chiamata ad affrontare più difficoltà, maggiori sofferenze rispetto ad una famiglia cosiddetta naturale. Le famiglie adottive rappresentano un mondo di amore e generosità. Ne sono l’emblema. Troppo spesso si tende a guardarle con un po’ di sospetto, come se avessero solo bisogno di un figlio, sottovalutando il percorso d’amore enorme che invece sono chiamate a compiere.
Crede quindi che anche le famiglie naturali abbiano bisogno di aiuto?
La famiglia in genere è in affanno. E tutto quanto le vada in soccorso è indispensabile. Viviamo un momento di grande disagio affettivo, causato in primo luogo da una crisi economica senza precedenti, che agita, confonde, spaventa, e tutto questo ha una ricaduta pesantissima sulla vita di ogni giorno. La famiglia è un microcosmo che va protetto a tutti i costi.
Per quale ragione, maggiormente, si sfascia?
La mancata elaborazione del non detto. Troppo spesso si tende a pensare che le separazioni siano causate da fattori esterni che arrivano a disturbare la quiete familiare. In realtà quello che accade è che si inizia a non tirare più fuori quello che si ha dentro: paure, insofferenze, fino a scoppiare. e purtroppo sempre più spesso si rompono situazioni che invece, con un attento indirizzo sarebbero potute rientrare.
Quale differenza c’è tra una famiglia naturale e una adottiva?
La differenza è solo nell’approccio culturale che insiste tra le due. Quando nasce un figlio all’interno di una famiglia naturale la comunità non si sorprende, la accetta ‘normalmente’. Diverso è quando nella piccola comunità che circonda la famiglia arriva un bambino dall’esterno, magari anche di una diversa nazionalità: in questo caso è necessario preparare la comunità a un colore o a una lingua diverse, in maniera che tale patrimonio culturale venga protetto e che l’adozione si riveli così per l’ atto gioioso e di amore che è in realtà.
SHG
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