La Parola Contraria

Erri De Luca parla di libertà e di politica civile

erri-de-lucaE' appena uscito il suo ultimo libro, edito dalla Feltrinelli, “La parola contraria” e Erri De Luca ci parla del suo impegno civile, di una politica istituzionale "dissociata" e dei giovani della Nea Polis che oggi non hanno la forza dei grandi numeri del passato, ma si esprimono attraverso l'arte e la cultura.

Il 28 gennaio 2015 avrà luogo a Torino la prima udienza del processo in cui Erri De Luca è chiamato a rispondere di istigazione al sabotaggio a favore della protesta No Tav in Val di Susa. Lo scrittore ha rifiutato il rito abbreviato, che si sarebbe svolto a porte chiuse e ribadisce la libertà di parola, sostenuta tantissimi aderenti alla campagna  www.iostoconerri.net, proprio attraverso il suo libro.  L'impegno civile è parte integrante della vita privata e professionale dell'autore che ha raccontato "ho fatto parte dell’ultima generazione rivoluzionaria di Europa, ho fatto l’autista di convogli di aiuti nella guerra di Bosnia, sono stato a Belgrado nella primavera del ’99 a stare dalla parte del bersaglio degli attacchi aerei della Nato. Queste e altre simili sono state mie mosse di cittadinanza. La scrittura non c’entra e se c’entra, segue come in una cordata su un ghiacciaio. A battere pista davanti ci pensa la vita".

La libertà di parola che valore ha oggi? 

La libertà di parola nel nostro Paese è garantita dall'articolo 21 della Costituzione, la libertà di parola contraria a delle prepotenze di Stato, a delle opere pubbliche che schiacciano la salute pubblica di una piccola vallata è stata messa in discussione. Ecco che mi trovo sul piedistallo perché hanno preso le mie parole come degli atti criminali. Io sono convinto delle buone ragioni di quella vallata e delle parole che ho detto. Se la mia opinione è un reato sono un reo confesso e continuerò a parlare.

Intanto è già a fianco ad una nuova battaglia, quella per la campagna "Un'altra difesa è possibile"... 

Ho partecipato alla presentazione della campagna nazionale a Napoli perché me lo ha chiesto Alex Zanotelli, che stimo molto, poi leggendo la proposta di legge di iniziativa popolare “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e non violenta” mi sono reso conto che i contenuti sono validissimi e li condivido in pieno. L'istituzione di un Dicastero per la difesa non violenta all'interno del Ministero è necessario affinché chi opera volontariamente per la pace venga riconosciuto ufficialmente e possa intervenire in modo più esteso e organizzato. Non si capisce perché dobbiamo considerare positivo che nelle zone di guerra i militari italiani abbiano lasciato qualche scuola, qualche ufficio postale, qualche ambulatorio. Se si trattava di questo dovevano mandare appunto degli esperti non i militari.
Il Mediterraneo è oggi il mare più febbrile nel mondo, noi siamo parte in causa perché anche noi abbiamo incrementato l’avversione e l’odio nei confronti dell’occidente e della cristianità. Napoli è l’ombelico del Mediterraneo ed è bene ed è giusto che questa iniziativa si irradi e parta da Napoli. La città potrà avere un’importanza fondamentale come avamposto di pace, luogo dove le persone possono riunirsi e incontrarsi.

Oggi sembra che la "buona" politica sia solo quella che parte dal basso... 

Fare politica è usare le parole appropriate, parole che corrispondono e portano responsabilità di ciò che affermano. Il legame tra quello che si dice e quello che si fa. Questa è la politica.
La politica di oggi, quella istituzionale, ammette che tra il dire e il fare ci sia il mare, ma ha deciso di non aver nessun mezzo di trasporto marittimo tra il dire e il fare. E' completamente dissociata: dice cose che sa che potrà smentire e non mantenere.
C'è bisogno di un'altra politica. Una politica che parte dal basso. E la raccolta firme per la legge è una di queste iniziative che tengono insieme il dire e il fare.

Eppure sembra che la voce dei giovani oggi non sia così forte... 

Ho un'impressione di debolezza numerica. Sono demograficamente pochi. Mentre noi nati nel dopoguerra eravamo una maggioranza brulicante e quindi avevamo anche un peso specifico diverso nella società di allora. Avevamo una forza e una voce che oggi i giovani non hanno. Lo stesso è successo alla classe operaia che negli anni '70  era numerosa e contava molto e che adesso è ridotta di molto e conta poco.

Cosa pensa della gioventù napoletana che fugge dalla città senza ribellarsi?

Napoli è la città dove è nato il movimento dei disoccupati organizzati. Non era mai successo prima in nessun altro posto. Ma quella gioventù disoccupata ieri aveva una forza e un peso che la gioventù di adesso non ha. Questo è il torto di essere giovani adesso.

Da un punto di vista culturale come è Napoli? 

Napoli è viva è continuamente Nea Polis, è una città nuova, sulle sue fondamenta continua a rinnovarsi. Musica, teatro, letteratura. I giovani napoletani sono dei rinnovatori. Reinventano la loro appartenenza.

AdG

© RIPRODUZIONE RISERVATA