Persone disabili: la Campania all’anno zero (o peggio)

La denuncia di Federhand/Fish Campania, che ha le idee chiare su quale sia la situazione e chiede: meno istituzionalizzazione, più sistema sociale

daniele-romanoCaos disabili in Campania. Da un lato l’annuncio di uno stanziamento di 23 milioni di euro per l’assistenza domiciliare, dall’altro quello – di segno diametralmente opposto – che la Regione  sta per tagliare l'assistenza a 1600 persone disabili che usufruiscono dei servizi semiresidenziali.

Alcune associazioni e coordinamenti di familiari annunciano una manifestazione di protesta (per il 21 gennaio presso la sede regionale di Santa Lucia), alla quale non parteciperà però la Federhand/Fish Campania che ha una posizione molto critica anche sulle modalità di assistenza. Ne parliamo con il presidente regionale, Daniele Romano.

Qual è la situazione reale delle persone disabili a Napoli e in Campania?

La situazione attuale delle persone con disabilità nella nostra regione è alquanto drammatica: non ci sono servizi a sufficienza e quei pochi che ci sono non sono adeguati alle esigenze delle persone disabili e dei loro familiari. La Campania è all’anno zero o peggio ancora all’anno sotto zero delle politiche rivolte alle persone con disabilità. Anche l’Osservatorio regionale sulla disabilità, di cui facciamo parte, ad oggi ancora non è stato convocato e  qui ci sarebbero molte cose da dire, perché come al suo solito la politica ha strumentalizzato anche questo organismo.

E come va sul fronte dell’inserimento lavorativo?

In merito all’inserimento lavorativo, l’applicazione della legge 68 è ancora un miraggio nella nostra regione, il sub comitato regionale competente non può essere nominato perché la commissione regionale sull’impiego non è stata rinominata da questa giunta regionale. I disoccupati disabili iscritti al collocamento mirato in Campania sono circa 70000 (2013), meno di 500 posti disponibili. La Regione non mette in campo nessun tipo di politica attiva del lavoro che includa le persone con disabilità.

La situazione può dirsi molto distante da quella registrata nel resto del Paese?

Siamo molti distanti rispetto a molte regioni italiane dove si investe molto di più nelle politiche rivolte alle persone con disabilità: per esempio in Sardegna si spendono più di cento milioni di euro. La tipologia di servizi esistenti in Campania è ferma a molti anni fa. La Basilicata mette a disposizione le risorse per la domotica della casa,il Veneto risorse per la vita indipendente per le persone disabili. Roma ha un sistema  di trasporti accessibile per quanto ancora inadeguato che Napoli se lo può ancora sognare. I servizi di turismo accessibile in Campania sono ancora carenti. Anche le cooperative che occupano le persone disabili sono ancora un numero estremamente scarso. I trasporti pubblici campani non garantiscono la libera mobilità sul territorio regionale , la legge 13/89 che interviene in materia di superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati non è finanziata da anni dalla regione a differenza di quanto avviene in altre regioni italiane. L’accesso agli eventi culturali estivi non viene preso in considerazione. Per sintetizzare possiamo dire che la nostra Regione è tra i primi posti come peggior regione in materia di disabilità.

Perché  Federhand/Fish Campania non partecipa alla manifestazione del 21 gennaio?

Si tratta di una questione molto complessa, che va al di là della protesta di questo momento. Innanzitutto abbiamo chiesto un incontro a Caldoro e intendiamo chiederne uno a livello nazionale, con il ministero della Sanità. Se la Regione non torna indietro è possibile che impugneremo il decreto. Noi stiamo dicendo da anni che l’attuale sistema di assistenza alle persone disabili sarebbe crollato: non è possibile che si investa sul settore sanitario e non su quello sociale. Sosteniamo da sempre che deve essere la famiglia a decidere di quale servizio ha bisogno e  la persona con disabilità a fare il proprio progetto personalizzato. La Regione sta “mollando” 1600 persone e non esiste un sistema alternativo sociale:  in Campania c’è ancora la logica dell’assistenza sanitaria mentre noi chiediamo quella del sistema sociale. Condividiamo l’emergenza ma va proposta un’alternativa.

Che cosa intende esattamente per sistema sociale e di quale alternativa parla?

Parlo di servizi sociali innovativi, di assistenza indiretta, di misure che consentano la vita indipendente dove sia la persona a scegliere; di inserimento lavorativo; di un sistema in cui vi sia la possibilità di fare inclusione e, allo stesso tempo, risparmio economico. Si ragiona solo in termini di costi e mai in quelli di mettere al centro la persona. Eppure investire nel sociale costerebbe di meno: si pensi che un servizio semiresidenziale costa 80 euro al giorno, uno residenziale 145. Se si convertono nel sociale costeranno molto di meno. E non è vero che così si lasciano le persone disabili a casa, è una questione di scelta.  

Eppure l’assessore Bianca D’Angelo ha comunicato che sono stati destinati 23 milioni di euro agli Ambiti territoriali per l’assistenza domiciliare.

Sono i fondi nazionali della non autosufficienza. È un’operazione da campagna elettorale. Altre Regioni hanno investito nelle politiche sociali anche in situazioni di crisi, la Regione Campania ha tagliato in maniera drastica i propri fondi per le politiche sociali al punto di dichiarare di aver finanziato queste politiche quando invece erano solo il reimpegno di fondi residui di annualità precedenti.  Intanto a partire dal 1 febbraio si negherà l’assistenza  a 1616 persone con disabilità, nella gran parte dei casi persone con disabilità intellettiva. Dall’analisi delle tabelle del decreto 108 emerge che la politica della Regione è di riconvertire le risorse destinate a queste utenze in regime diurno in 84 posti letto in RSA residenziali, quindi la scelta della giunta Caldoro è senza dubbio verso l’istituzionalizzazione, in netto contrasto con la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che il consiglio regionale ha fatto propria.

Che cosa chiedete al presidente della Regione Campania?

Invece di tagliare a chi ha più bisogno perché non incominciano a ragionare in un logica di risparmio partendo da loro e anche da tutti i dirigenti regionali che prendono fior fiori di soldi? Noi  già da mesi abbiamo lanciato una mobilitazione, ma non è semplice portare in piazza le persone disabili e le loro famiglie, anche se oggi ci sono le condizioni per poterlo fare perché ci stanno tagliando tutto e stiamo arrivando alla disperazione!

Ida Palisi

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