L’educazione ambientale entra nelle scuole

Alimentazione, biodiversità, cultura del paesaggio e gestione dei rifiuti, alcune delle materie d’insegnamento

carmine-maturoObbligatoria nelle scuole a partire del prossimo anno, l’educazione ambientale  entrerà in aula a corredo delle altre materie, non ancora inquadrata come un’ora strutturale con un programma, tempi e verifiche dedicate, bensì chiamata ad affiancare l’insegnamento di arte, geografia, scienze.

L’idea parte dalla constatazione che i bambini, il futuro, a tutti gli effetti dei ‘nativi ambientali’ hanno diritti ma anche doveri nei confronti di un patrimonio, quello ambientale, che rischia di estinguersi in un tempo terribilmente breve. Ne parliamo con Carmine Maturo, Dirigente Regionale di Legambiente.

Finalmente l’educazione ambientale entra nelle scuole

Fortunatamente di educazione ambientale se ne parla da molto tempo: come Legambiente abbiamo presentato molti pon, tanti progetti, già in passato. Sin dagli anni ’90, ben prima che partisse la campagna ‘adotta un monumento’ noi ci occupavamo di entrare nelle scuole e invitare le classi ad adottare un giardino, una strada, una struttura chiusa che insistesse nel loro territorio.

Con che risultati?

Ottimi. Sono davvero tante le situazioni ‘recuperate’, rinate a nuova vita, con soddisfazione dei ragazzi, delle istituzioni, nostra. Uno per tutti l’esempio dell’attuale parco del Poggio, ai Colli Aminei, un’area che già nel biennio ’87-’88 i ragazzi di una scuola della zona avevano immaginato di destinare a parco urbano, non diversamente dalla destinazione che ha oggi. Ma quello che più conta è che questo tipo di operazione non solo è servita per sensibilizzare i ragazzi sulle tematiche ambientaliste e insegnare loro a prendersi cura del patrimonio che li circonda, quanto a dare loro gli strumenti per diventare cittadini attivi sul territorio, acquisire il senso di res publica: padroneggiare nozioni civiche e di natura amministrativa, sapere esattamente a quale interlocutore rivolgersi non è cosa da poco, aiuta a lavorare meglio, a canalizzare in maniera corretta le energie, gli sforzi e soprattutto a sconfiggere il qualunquismo.

Immagina che l’educazione ambientale nelle scuole porterà a risultati analoghi?

Lo spero. Quello che è certo, però, è che non deve fermarsi alla didattica. Non deve limitarsi cioè a trasmettere informazioni ai ragazzi, bensì a dare loro strumenti per riconoscere, decidere, operare. E soprattutto, deve insegnare loro una cosa che si è un po’ persa, l’affezione al territorio: solo amando (e prima ancora conoscendo) un bene, possiamo decidere di prendercene cura, di proteggerlo e dare il buon esempio ad amici e parenti: e chi meglio della scuola, che è punto di riferimento, può essere un punto di partenza per un lavoro del genere, e quindi per il miglioramento della comunità tutta?

SHG

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