Il dramma degli sfratti, un’emergenza sociale

blocco-sfrattiRoma, Milano e Napoli, i tre maggiori comuni italiani accomunati, in queste ore da un unico, grande problema. Un problema, verrebbe da dire, grande quanto una casa, perché è proprio dell’emergenza sfratti che si parla.

Oltre 50.000 le famiglie a rischio sfratto in tutta Italia, la maggior parte delle quali (il 70%) rei di morosità incolpevole, quella cioè causata da licenziamenti improvvisi, impossibilità inattesa di fronteggiare la spesa di un affitto di casa, magari per sopravvenuti problemi di salute. Un’emergenza che interessa la città nell’ordine delle decine di migliaia di unità. Ne parliamo con Domenico Lopresto, segretario provinciale dell’Unione Inquilini.

Cosa sta succedendo in queste ore a Napoli?

Succede quello che succede da molti anni, in realtà. Che le spese di affitto sono spesso troppo elevate e che i prezzi di mercato degli immobili regolati -o se si preferisce determinati- dai vari gruppi immobiliari sono decisamente elevati per essere fronteggiati. Parliamo di affitti che si aggirano intorno ai 750-800 euro al mese, spesso per nuclei familiari in cui c’è un solo lavoratore. È impensabile che un affitto di casa incida sulla spesa mensile del 70-80%.

È un problema diffuso? Quali le categorie che risentirebbero maggiormente delle conseguenze della mancata proroga del decreto? E quali le zone dove il fenomeno è più importante?

Purtroppo si tratta di una situazione che interessa molte zone della città, ma prevalentemente il centro storico. Stella, Sanità, passando per i Quartieri Spagnoli: in tutte queste zone l’emergenza sociale è altissima e soprattutto interessa chiunque, non solo i pensionati sociali, ma anche sfollati, sgomberati, giovani coppie, famiglie costrette alla coabitazione. Ma noi, la nostra organizzazione non si batte per la proroga a tutti i costi, ben riconosciamo il diritto del piccolo proprietario che magari ha necessità della rendita dei fitti, per vivere. Quello che chiediamo, piuttosto, è che si attivino, finalmente le politiche pubbliche a riguardo, provvedimenti che peraltro impone la legge.

La situazione andrebbe a migliorare?

Ma certo. A seconda della situazione in cui versa, del reddito, della presenza di minori, anziani, disabili e così via, ad una famiglia spetta un sostegno per affrontare la spesa di fitto che arriva anche alla copertura del 50% dell’importo complessivo. Un bell’aiuto che unito alle altre politiche da mettere in campo –e che ripeto, la legge prevede- alleggerirebbe di molto la situazione e di conseguenza la tensione. Le richieste di esecuzione di sfratto, a Napoli, sono circa 3000, di cui ne vengono eseguite praticamente una al giorno, circa 300.

E dove finisce questo esercito di sfrattati?

La soluzione dovrebbero essere gli alloggi popolari, ma anche qui la situazione è drammatica. Sono oltre 20.000 le famiglie in attesa, quelle a cui spetta di diritto una casa popolare, ma le graduatorie per l’assegnazione sono ferme al 2010 ed è da oltre 10 anni che in questa città non viene data una risposta in questo senso (l’ultima grande assegnazione di case popolari è avvenuta nel post terremoto, in ragione di 28.000 alloggi). A rendere più complessa la situazione c’è il Piano Lupi secondo il quale, gli inquilini che abitano da oltre 7 anni un alloggio popolare, possono riscattarlo. Ma si tratta di una contraddizione in termini: chi vive in quel tipo di abitazione non ha, evidentemente, la possibilità di acquistare, pur se per una cifra contenuta (60.000, 70.000 euro) un immobile e rischia di andare ad ingrossare le file degli sgomberati, appunto. Il Comune possiede moltissimi alloggi popolari, sono oltre 30.000 le case sfitte in città che solo andrebbero amministrate in maniera più illuminata, diciamo. Penso ad esempio agli sgomberati di via Settembrini che dal 2001 abitano in albergo, o anche a quelli del crollo, più recente, del Palazzo alla Riviera di Chiaia, anch’essi ospitati in albergo. Infine vale la pena ricordare la vicenda del Motel Agip a Secondigliano: acquistato dal Comune per fronteggiare l’emergenza sfratti ospita da circa 16 anni (cioè da quando le prime due Vele vennero abbattute) circa 150 famiglie che vivono in condizione quasi inumane.

SHG

© RIPRODUZIONE RISERVATA