Le parole giuste, un libro e una scuola per trattare la violenza sulle donne

presentazione-lessico-familiareParlare, anzi, parlarsi. Ascoltare, accogliere, mettersi in relazione:  sono queste le prime linee guida da seguire quando si affronta la violenza sulle donne. Ma spesso,  nonostante una storia di impegno, si assiste all’impermeabilità della cultura dominante. Ne parliamo con Lella Palladino, Presidente della Cooperativa EVA e Chiara Cretella, autrice con Imma Mora Sanchez di un libro importante.

Proprio durante la presentazione di “Lessico Familiare. Per un dizionario ragionato della violenza contro le donne”, tenutasi al Palazzetto Urban di Napoli lo scorso 4 dicembre, ci si è interrogati sulla necessità di porre attenzione non solo al tema della violenza sulle donne ma anche al come viene trattato, parliamo di media ma anche di opinione pubblica, di politica e di operatrici del settore. Spesso, infatti, ci si interessa al dato, alla cronaca, ma non alle parole utilizzate, alle scuole di pensiero e ai riferimenti teorici. E saltando questo passaggio è difficile stimolare quel processo che deve partire necessariamente dal nostro approccio culturale.

La cultura è dunque il primo fronte da aprire, anche perché le risorse economiche scarseggiano. Spiega Lella Palladino: “Con questa forte attenzione al tema della violenza sulle donne si pensa che i fondi attivati per rispondere alla situazione siano davvero tanti. Ma non è così. La verità è che invece spesso ci si vuole occupare di violenza sulle donne anche a livello politico senza mettere davvero in gioco la propria concezione culturale, basti pensare al modo in cui l’attenzione, estrema, viene spostata al carnefice e non alla vittima”

Il libro di Chiara Cretella e Imma Mora Sanchez come si colloca in questo contesto?

“Il libro è strumento molto utile, soprattutto per il momento: l’abbiamo detto, l’attenzione è alta ma rendere davvero visibile la violenza sulle donne significa anche avere cura di un lessico più giusto per chiunque  si occupi di violenza sulle donne. A questo proposito sta nascendo oggi anche una prima scuola nazionale per la formazione delle operatrici dei centri violenza”  

Chiara Cretella, assegnista di Ricerca, parte del CSGE-Centro studi sul genere e l’educazione dell’Università di Bologna, racconta allora di quanto abbia influito, nella costruzione del testo, il rapporto con le studentesse che si avvicinano alla tematica: “Collaboro con un docente a Bologna e mi arrivano parecchie decine di tesi e proposte sulla violenza sulle donne. Ma per una persona che si prepara alla costruzione di un elaborato non è facile leggere testi in merito e interfacciarsi sia con l’aspetto quantitativo che con il linguaggio tecnico. Non è stato semplice neppure per me, per capirci. Ho pensato allora che se ci  fosse stato questo libro molti problemi sarebbero stati risolti.

Ma il vero problema riguarda anche l’offerta formativa:  “Per quanto l’argomento attiri molto interesse, non sempre nelle  Università è presente un’adeguata offerta formativa. Basti pensare che in molti atenei non ci sono esami magari sull'argomento, sul genere. E l’altra cosa importante è che facciamo molto lavoro ascoltando molte persone che si occupano del tema, ma spesso si sentono cose non corrette, da persone non preparate”.

RRF

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