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venerdì 29 Marzo 2024




Museo high tech, cultura per tutti

ultima-cena-leonardoÈ la nuova frontiera della divulgazione culturale, una tendenza inarrestabile che coinvolge decine di migliaia di visitatori, fa registrare cifre da capogiro, riempie le gallerie, gratifica gli animi: si tratta del fenomeno delle mostre virtuali, che ha toccato Napoli per la prima volta agli inizi del 2000 e dopo oltre un decennio continua, inarrestabile, la sua corsa verso il sold out.

Oltre 85.000 i visitatori che nei primi sei mesi del 2014 hanno affollato il Convento di San Domenico Maggiore per assistere a ‘Leonardo, Raffaello, Caravaggio: una mostra impossibile’, il fenomeno museale dell’anno promosso dalla RAI in linea con la sua missione di servizio pubblico. Ne parliamo con Renato Parascandolo, direttore di RAI Educational fino al 2002, tra i padri della prima ‘mostra impossibile’ dedicata all’opera omnia di Caravaggio che si è tenuta nel 2003 a Castel Sant’Elmo.

Come nasce una mostra virtuale, perché se ne sente il bisogno in una città tanto ricca di musei e di gallerie?

Progetti di questo tipo nascono con la vocazione di assecondare un bisogno molto preciso: quello di offrire un servizio pubblico. Si tratta di un’azione di promozione sociale che mira ad intercettare un target molto più ampio di quello che normalmente si reca nei musei, attirandolo con un’offerta culturale diversificata, al passo coi tempi. Già nel 2003, in occasione della mostra su Caravaggio, la maggior parte del pubblico accorso –per lo più giovani e giovanissimi- dichiarava di essere attratto, incuriosito dal fatto che si trattasse di una mostra digitale.

Il virtuale dunque piace più del reale?

In un certo senso sì. Ma soprattutto, quello che piace, è la visione d’insieme che queste mostre offrono. Non tutti hanno il dovere di conoscere l’opera omnia di un autore, oppure ricordarsi i lavori di questo o di quell’altro pittore. E il tutto chiaramente a scapito di una fruizione completamente godibile della mostra, una fruizione che i supporti di ‘vecchio tipo’ (guide, pannelli, brochure) non sempre riescono a soddisfare. Il museo virtuale esercita inoltre minore soggezione rispetto alla quadreria tradizionale: molti dei ragazzi interrogati nel 2003 rispondevano –entusiasti- che ‘da Caravaggio si poteva anche parlare ad alta voce’.

Verso un museo sempre più democratico dunque, seguendo le teorie Illuministe che vedono l’educazione come strumento di  liberazione e di innalzamento dell'uomo, in antitesi col concetto di cultura di élite?

E senza il rischio di abbassamento del livello culturale, tutt’altro. Semplificando il messaggio, rendendolo fruibile al maggior numero possibile di visitatori, mettendo il pubblico in condizione di guardare, toccare, esplorare, si raggiunge un risultato unico, insperato, che giustifica l’enorme successo delle mostre virtuali, un fenomeno che va ben oltre i confini nazionali: il basso costo di una produzione del genere, rende mostre di questo tipo facilmente esportabili a tutto vantaggio della divulgazione di un servizio pubblico sempre più efficace.

Il vecchio museo quindi va in pensione?

Ma no. L’autenticità dell’opera d’arte è unica e irripetibile. I musei rappresentano la sacralità laica della nostra civiltà. Ma un museo per vivere non può autogiustificarsi, deve rigenerarsi di continuo con attività collaterali, mostre, iniziative culturali. Credo piuttosto che il futuro siano le mostre ibride: solo mettendo –sapientemente- assieme il vecchio e il nuovo, la storia con le tecnologie più sofisticate, si possono ottenere risultati d’eccellenza. Penso ad esempio alla mostra su Caravaggio che si è tenuta a Capodimonte nel 2004: per un contrattempo alcuni dei dipinti attesi non arrivarono a destinazione, ma l’ostacolo fu brillantemente aggirato con l’utilizzo dei surrogati digitali. Una scelta curatoriale forse audace, ma –a guardarla dopo dieci  anni- di enorme lungimiranza.

SHG

Capolavori in dettaglio: Leonardo, Raffaello, Caravaggio

Dal 22 luglio e fino al 10 ottobre, presso il Convento di San Domenico Maggiore è possibile ammirare l’intera opera pittorica -17 lavori in tutto- di Leonardo e in particolare, una versione de L'ultima cena multimediale e interattiva che consentirà ai visitatori di addentrarsi  nei dettagli dell'opera fino a osservarne le screpolature dell'intonaco. Completa la disamina del genio rinascimentale anche l'esposizione di cinque macchine perfettamente ricostruite attenendosi scrupolosamente ai disegni di Leonardo. Al Museo di Capodimonte, invece, sono esposti capolavori autentici di scuola leonardesca: 15 lavori tra cui lo straordinario Salvator Mundi di recente attribuzione.

Ad accompagnare il pubblico lungo la visita,  20 storici dell’arte che arricchiranno il percorso di aneddoti e curiosità. Per maggiori informazioni http://www.mostreimpossibili.rai.it/

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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