L’agroalimentare,le produzioni biologiche e la crisi

Se si tutelano i prodotti (e la terra), la gente risponde.

Gennaro-Masiello ColdirettiGennarino Masiello è presidente Coldiretti Campania, gruppo che rappresenta le imprese agricole, i coltivatori diretti e i soggetti concretamente operanti nel settore agricolo e agroalimentare e nell’ambito rurale regionale. Con lui parliamo del mercato campano: la gente compra i prodotti della nostra terra? È attenta alla loro qualità?

Come emerso nel corso dell’assemblea di Giovani Impresa Coldiretti del Sud Italia l’agricoltura del nostro territorio ha bisogno più che mai di innovazione, tecnologia e persone istruite, che abbiano dimestichezza con le nuove tecniche di produzione.

Che ruolo hanno, oggi, le produzioni biologiche in Campania?

“Il biologico è un settore a cui i nostri imprenditori sono sempre più interessati: rappresenta un valore aggiunto non solo in termini di qualità del prodotto finale ma anche per la tutela dell’ambiente. È vero che ci sono pratiche d’azione più restrittive ma si tratta di una sfida che dà buone prospettive”.

Nello scorso luglio la spesa delle famiglie per la tavola in Campania è risultata essere il 38 per cento superiore di quella in Trentino Alto Adige, con 558 euro al mese per il solo acquisto di alimenti e bevande. Nel corso dei mercatini di “Campagna Amica”, in cui c’è un rapporto diretto tra consumatori e produttori, è emerso poi un altro dato, e cioè che chi sceglie di comprare qui lo fa perché vuole qualità, gusto e di conseguenza un risparmio consapevole.

La gente consuma, dunque, i prodotti del territorio?

“Con i mercati abbiamo un rapporto più diretto con i clienti che possono conoscere e apprezzare le produzioni, ma  il consumo non sempre cresce esattamente come ci si aspetta e non sempre laddove si produce”.

Cosa si può fare per avvicinare le persone alle produzioni locali?

“Si potrebbe, ad esempio, permettere ai consumatori campani di conoscere i prodotti campani, di essere, cioè, informati sulla loro filiera e provenienza. Il discrimine, infatti, è questo: la consapevolezza della scelta che si fa acquistando un prodotto piuttosto che un altro. Il mondo agricolo chiede da molto tempo, con forza, che venga introdotta la norma dell’etichettatura del prodotto. In questo modo, se un azienda produce pasta con grano campano, sarebbe noto alla persona che poi ne acquista un pacco. Di più: anche la concorrenza avrebbe un diverso ambito in cui svolgersi: non il prezzo ma la qualità”.

E di concorrenza bisogna parlare in un momento in cui bisogna tutelare le produzioni del territorio, dal vino, all’olio, alla mozzarella. La Coldiretti auspica, ad esempio, che la norma a tutela della mozzarella Dop possa essere esaminata nel prossimo Consiglio dei Ministri per dare la giusta interpretazione sulle modalità di separazione degli stabilimenti che producono mozzarella di bufala campana Dop come da legge. “Si tratta di un provvedimento necessario per difendere un sistema produttivo che vale circa mezzo miliardo di euro all’anno dal quale dipende il futuro di quasi millecinquecento allevatori impegnati ma che è anche e soprattutto un volano per l’economia e l’occupazione del Mezzogiorno”, ha precisato Masiello. E proprio sull’occupazione e sull’economia vogliamo concentrarci con l’ultima domanda.

Al contrario dell’andamento generale, il fatturato dell’alimentare italiano ha fatto registrare un incremento record del 5,7 nel 2013. Il balzo record, del 21%, l’hanno fatto i risultati ottenuti all’estero nel valore delle esportazioni l’agroalimentare Made in Italy. Viene poi un dato ancora più rincuorante: proprio in questo momento di crisi è boom di assunzioni in agricoltura,  settore che fa registrare il più alto aumento nel numero di lavoratori dipendenti con un incremento record del 3,6 per cento, in netta controtendenza con l’aumento dei licenziamenti.

In una nota della Coldiretti si legge che il trend positivo dell’agricoltura è particolarmente importante perché è il risultato di una crescita del 7,2 per cento al nord, dell’11,2 per cento al centro e dell’1 per cento al sud. Anche in Campania, dunque, si sta tornando alla terra?

“È un dato che ci fa capire che oggi ci si orienta sull’economia reale e ciò sta consentendo consentendo l’emergere del comparto agricolo, un pezzo importantissimo della Campania e del nostro Paese”.

Raffaella Ferré

Il Calendario Mercati di Campagna Amica a Napoli di aprile 2013

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