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venerdì 19 Aprile 2024




L’Unicef di Napoli per una città a misura di bambino

La presidente, Dini Ciacci, racconta: “Solo una grande alleanza può salvare i bambini”.

margherita-dini-ciacciL’Unicef Italia in occasione delle elezioni politiche del 24/25 febbraio con “Vota per i bambini. Porta in Parlamento i loro diritti” fa appello ai candidati perché nei loro programmi sostengano i temi prioritari della Convenzione Internazionale del 1989, recepita dall'ordinamento giuridico italiano. Margherita Dini Ciacci, Presidente regionale dell’Unicef, ci parla di come la Convenzione sia ancora largamente disattesa.

Per questo la presidente ha chiesto ai presidenti delle 10 Municipalità di relazionare sulla situazione dell’infanzia e dell’adolescenza nei vari quartieri di Napoli.

L’Unicef nell’immaginario comune si occupa dei bambini dei paesi poveri, mentre ultimamente sembra sempre più attento alla condizione di quelli europei…

Ad uno sguardo superficiale, sembrerebbe che l’Unicef si debba interessare solo dei paesi dove ci sono la sete, la fame, le guerre, ma ad una riflessione più ampia l’Unicef è garante internazionale dell’Onu per i diritti dell’infanzia e anche qui in Europa, nel mondo così detto “sviluppato”, i nostri figli mancano dei diritti universali. I bimbi migranti, e gli stessi figli di europei sono in gravi difficoltà. In particolare i bambini italiani. Basti pensare che 723 mila vivono in povertà assoluta; 1 milione e 822mila vivono in condizioni di povertà relativa e di questi 1 milione e 273 sono del Meridione.

Eppure alla vigilia delle elezioni manca nei programmi dei candidati un serio interesse per i bambini.

La legge del Governo che stabilì un capitolo apposito per il bilancio dell’infanzia consentì di aprire ludoteche e attivare tanti progetti per bambini e ragazzi. Oggi quel capitolo è stato inglobato in altro, le ludoteche sono chiuse, si continua a tagliare sulla scuola e l’università con l’effetto della fuga dei cervelli. Eppure l’unica cosa di cui si parla nei programmi elettorali sono: spred, ilor, irpef. Non sono questi i problemi reali delle persone. Come si può rispondere alle esigenze dei bambini senza un capitolo apposito del bilancio? E’ gravissimo.
Ecco che vogliamo richiamare l’attenzione dei candidati su politiche che promuovano i diritti dell’infanzia. In particolare si chiede di prendere in considerazione i 10 punti della Convenzione: 1 - Nessuno escluso: proteggere dalla povertà. 2 - Tutti uguali di fronte alle leggi: non discriminazione e cittadinanza. 3 - Investire sull'infanzia: costruire il futuro. 4- L'Italia per i bambini nel mondo: l'aiuto allo sviluppo. 5- Giustizia a misura di bambini e ragazzi. 6 - Scuola di qualità per tutti. 7 - L'Ambiente giusto per crescere. 8 - Contro ogni violenza. 9 - Professionisti per l'infanzia : la formazione. 10 - I Ragazzi protagonisti: ascolto e partecipazione.
I delegati Unicef sono andati nelle scuole campane, tre quarti delle quali collaborano già con l’associazione, per raccogliere i desideri e le esigenze dei bambini chiedendo quali, tra i 10 diritti, secondo loro sono maggiormente disattesi e porterà le schede raccolte in Parlamento.

Secondo lei i bambini napoletani quali disagi soffrono?

Napoli è un crogiuolo di mille problemi e la crisi ha aggravato le condizioni dell’infanzia. I bambini, deprivati economicamente e socialmente, hanno il problema di crescere in modo equilibrato, di famiglie che non gli trasmettono i valori. Baby gang, violenza, emarginazione dei diversi ed esclusione sociale degli stranieri i problemi emergenti. I bambini e i ragazzi sono infelici perché soli, non ascoltati, non partecipi, non amati, imboccano le strade della devianza e diventano nemici della città perché la città non attiva con loro un dialogo, non ha spazi, strutture, servizi.

Dalle relazioni raccolte dalle Municipalità, qual è il quadro dell’infanzia a Napoli?

Sono felice che 9 Municipalità su 10 abbiano aderito al nostro invito. Significa che c’è un’effettiva attenzione ai bambini.
In tutti i quartieri si denuncia una mancanza di luoghi di aggregazione e di verde, la presenza di strutture fatiscenti, l’assenza del tempo prolungato a scuola. Ma è soprattutto nei quartieri periferici, le cosiddette “corone di spine” della città, che la situazione è più drammatica.

 Scampia ci ha mandato una lettera di denuncia sulla situazione delle vele gialle, dove ci sono i pavimenti con sporcizia e siringhe, e i bambini vivono a contatto con gli zombie, “uomini non uomini” drogati. Inoltre Scampia ha fatto un’indagine per capire quali sono le esigenze dei bambini che hanno chiesto: di acquisire fiducia nel territorio, il riscatto sociale e il lavoro per i genitori ex detenuti, la sicurezza delle strade, un’abitazione dignitosa per la famiglie, punti ritrovo, sportelli informativi per i piccoli, condivisione degli spazi a misura bambini, il recupero della fiducia nelle forze dell’ordine.
Nella VII Municipalità Secondigliano-Miano- S.Pietro a Patierno si denuncia una scarsa vivibilità dei luoghi e degli spazi dedicati allo studio, la mancanza di sicurezza nei parchi pubblici che favorisce la micro delinquenza, strutture scolastiche obsolete e spesso fatiscenti e la totale assenza di punti di aggregazione. L’unico bene pubblico è una biblioteca che tuttavia è chiusa.
La VI Municipalità, Ponticelli-Barra S.Giovanni a Teduccio, registra un’alta dispersione scolastica e studenti avanti negli anni pluriripetenti: nella scuola media ci sono ragazzi anche di 15-16 anni. Ci sono delle realtà che operano a favore dell’infanzia con attività socio educative, laboratori creativi e attività sportive, supporto scolastico e formativo, come i Maestri di Strada. Bisognerebbe puntare di più all’affidamento famigliare per allontanare i minori da famiglie in difficoltà, promuovere il tutoraggio famigliare, potenziare gli asili nido, e fornire il sostegno psicologico agli adolescenti.
Nella IV Municipalità di S. Lorenzo Vicaria Poggioreale l’evasione scolastica è la più grande criticità. Allarmanti, difatti, sono i dati sull'evasione scolastica:il numero degli iscritti nell'anno scolastico 2011/2012 è di 10.726 (cifra che include le scuole di ogni ordine e grado), i ragazzi che hanno abbandonato la scuola sono 153, per cui si registra un’evasione dell’1,43%. Presso i campi rom che insistono sul territorio della IV municipalità sono attualmente presenti in totale circa 270 bambini in età scolare, di cui solo il 5% di risulta iscritto e frequenta quasi regolarmente la scuola dell’obbligo.
Mancano strutture sportive, luoghi di aggregazione. La municipalità lavora con le associazioni di volontariato per recuperare le strutture per bambini e ha già recuperato un campo di calcetto. L’ Unicef ha firmato un protocollo di intesa con Rari Nantes e a Leo Club per dare la possibilità a 30 ragazzi di frequentare gratis una piscina privata.
La X Municipalità Fuorigrotta Bagnoli sottolinea l’assenza di un serio programma elettorale rivolto ai bambini in particolare su: formazione, scuola sana ed accogliente, spazi ricreativi idonei. Nella municipalità dove pure ci sono degli spazi verdi come il Parco Robinson si chiedono ulteriori spazi attrezzati per i bambini, e strutture sportive convenzionate per i bambini di famiglie disagiate.
La III Municipalità Stella S Carlo Arena Giuliana di Sarno  si è lamentata dell’alta evasione scolastica, della micro criminalità, dell’assenza di lavoro per i giovani. Si chiedono maggiori spazi, progetti di formazione per gli operatori e gli insegnanti e l’integrazione per coloro che sono sul territorio.
Positivo è il resoconto della V Municipalità Vomero -Arenella, che da 19 anni collabora con l’Unicef, lavora in sinergia con le scuole e da qualche anno realizza il consiglio municipale junior La creazione dei consigli junior è proprio uno dei nove punti del programma città amiche, perché la partecipazione democratica dei bambini alle politiche territoriali significa assicurare ascolto alle esigenze dei più piccoli, un’urbanizzazione con spazi a disposizione dei bambini. 
Nella I Municipalità invita a focalizzare l’attenzione oltre che sui bambini sulle loro famiglie, talvolta prive degli strumenti per sostenere il loro percorso; soprattutto nei quartieri di S.Ferdinando e di Chiaia dove alcuni genitori sono molto giovani e senza lavoro e si dedicano ad attività illegali. Si denuncia inoltre la mancanza di risorse pubbliche che impedisce  un’azione programmata a favore del disagio giovanile e una scuola e delle istituzioni insufficienti a supplire le carenze familiari proprio perché non fornisce doposcuola, spazi e attività aggregative.

Secondo lei qual è la situazione dei bambini stranieri a Napoli?

Le condizioni più gravi sono quelle dei bambini nei campi rom fatiscenti. Purtroppo quando si è iniziato a parlare di creare degli alloggi reali per i rom, un’operazione onesta che bisognava fare da sempre, si è scatenata una guerra tra poveri, con qualche politico che ha affermato che bisogna pensare prima ai napoletani. Come se i bambini non fossero tutti uguali. I rom sono a Napoli da generazioni e non possiamo considerarli diversi. Un buon lavoro per l’integrazione è attuato dall’Arci Movie di Ponticelli,  mentre nel Circolo Scolastico Ilaria Alpi di Scampia la dirigente era riuscita ad ottenere un’integrazione totale con i rom, ma ora che è andata via la dirigente, il direttore non ha la medesima attenzione nei confronti dei piccoli rom.
In provincia di Napoli, a Giugliano, insieme ai ragazzi Leo della sezione di Giugliano dei Lions con un pulmino porteremo i bambini rom nella casa Vincenziana nel pomeriggio per farli giocare e per seguire il doposcuola insieme ai bimbi napoletani. Speriamo di trovare un  pulmino fisso per portare i bambini a scuola, e ci siamo accordati con i Maestri di Strada per far prendere licenza media a quelli più grandi. Sono piccoli passi, ma se tutti collaborano sarà più facile attuare la piena integrazione.

Quale deve essere il ruolo delle istituzioni e quale quello delle associazioni per risollevare la situazione dei bambini?

Purtroppo i fondi pubblici sono insufficienti, il pubblico non ha la possibilità di coprire tutte le esigenze. Siamo per l’aggregazione delle forze presenti sul territorio. Le scuole il pomeriggio potrebbero essere affidate a gruppi di genitori e le associazioni che hanno spazi sul territorio dovrebbero aprirli ai bambini. Credo che “Solo una grande alleanza può salvare i bambini”: a partire dal privato sociale, al pubblico, ai laici, ai religiosi, ai mass media. I media trasmettono ormai solo notizie tragiche, ogni giornale dovrebbe avere una “pagina del si” in cui si raccontano le esperienze positive. Tanti sono i drammi, ma tante sono anche le associazioni che combattono il degrado e che realizzano percorsi di qualità con i bambini, ma manca una rete.
Nel novembre scorso il Comune di Napoli ha firmato una delibera di Consiglio aderendo formalmente al Programma dell’Unicef  “Città amiche dei bambini”.  Il Comune di Napoli ha realizzato dei passi importanti precedendo altre città con la delibera che ha conferito la cittadinanza onoraria a 3000 bambini figli di stranieri del Comune. Questo significa aprire la città a un percorso di inclusione e integrazione. Ora deve portare avanti i nove passi. Fondamentali sono: la progettazione partecipata con i bambini, un quadro legislativo amico dell’infanzia, l’attuazione di una strategia che attui i diritti dell’infanzia, la creazione di un meccanismo di coordinamento per risolvere i problemi dei bambini, la creazione di un bilancio apposito per l’infanzia, l’analisi dell’impatto di tutte le politiche sull’infanzia.

Alessandra del Giudice

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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