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Giovedì 18 Aprile 2024




Carcere di Pozzuoli: sovraffollamento al 219%

Intervista a Mario Barone, presidente di Antigone Campania.

mario-baroneNapoli Città Sociale sta portando avanti uno speciale sulla situazione carceraria in Campania. Con Mario Barone, presidente del gruppo campano di Antigone, associazione che si occupa dei diritti e delle garanzie nel sistema penale in Italia, cominciamo a parlare di detenzione femminile.

Nel carcere femminile di Pozzuoli su una capienza di 90 posti sono 200 le detenute, il 219 percento in più del previsto. Supera per sovraffollamento anche il carcere di Poggioreale dove in 2.600 affollano uno spazio destinato a 1.347 detenuti.

Come mai si parla di meno di Pozzuoli in termini di sovraffollamento? Esiste una questione femminile anche in questo ambito?

Limitandosi al “fattore-sovraffollamento”, credo che la casa circondariale femminile di Pozzuoli faccia meno notizia perché i numeri complessivi sono modesti se rapportati all’equivalente maschile, vale a dire la casa circondariale di Napoli-Poggioreale. I dati riportati sono, però, giustissimi e ci dicono il tasso di sovraffollamento (vale a dire il numero di detenuti effettivi confrontati al numero dei posti disponibili) è più elevato a Pozzuoli, che non a Poggioreale. Più che di una questione femminile, parlerei di alcune specificità della detenzione femminile. Il rapporto con i figli, innanzitutto: l’ordinamento penitenziario consente alle detenute-madri di tenere con sé i figli fino all’età di tre anni, il che comporta un difficile adattamento dell’ambiente carcerario alle esigenze di bambini così piccoli. Anche nella tutela della salute della donna, è richiesta la presenza di professionalità mediche peculiari: penso al ginecologo e al senologo.

Quali sono le principali caratteristiche di questo istituto?

L’istituto è composto da cameroni che ospitano in media una dozzina di detenute: è facile immaginare quali problemi di convivenza possano sorgere con un numero così elevato di persone rinchiuse in pochi metri quadrati. Poi c’è una caratteristica “in costruzione”: è in corso di allestimento una Sezione psichiatrica, destinata ad essere una sezione di osservazione femminile per l’intera Campania. L’allestimento è una diretta conseguenza della prossima chiusura degli o.p.g.: chiuderanno gli ospedali psichiatrici giudiziari, ma una parte della popolazione ivi internata finirà in carcere; il carcere femminile di Pozzuoli, quindi, è destinato ad accogliere le donne campane sofferenti psichiche e autrici di reati, recuperando in parte una vecchia vocazione dell’istituto, visto che un tempo fu manicomio criminale femminile.

Il carcere è ospitato in un ex convento: esistono problemi legati alla manutenzione e vivibilità in questa struttura?

L’impianto originario della struttura risale al secolo 15°: la vetustà dell’edificio determina al suo interno crepe e infiltrazioni d'acqua; calcinacci si staccano dal soffitto: sul punto una dettagliata interrogazione parlamentare presenta nel corso della legislatura oramai passata non ha mai ricevuto risposta dal Ministero di Grazia e Giustizia.

Cosa possono fare attivamente gli enti locali?

C’è un recente strumento dalle grandi potenzialità: nel giugno dell’anno passato l’Associazione nazionale comuni italiani (A.n.c.i.) e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria hanno stipulato un protocollo d’intesa per lo sviluppo di attività lavorative extramurarie da parte di soggetti detenuti ed in favore delle Comunità locali. Il Protocollo rimette all’ente locale l’individuazione dei bisogni territoriali che possono essere soddisfatti dai cittadini detenuti: dall’incremento dell’artigianato in disuso alla raccolta di rifiuti solidi urbani o alla manutenzione del verde pubblico.

Quali le misure più urgenti che bisognerebbe attivare?

L’istituto ha bisogno di urgenti interventi, sia in termini di manutenzione ordinaria che straordinaria, ma la casa circondariale di Pozzuoli – come tutti gli istituti di pena italiani - dovrà fare i conti con la spending-review montiana che ha toccato anche questo capito di spesa dell’amministrazione penitenziaria. Nell’ottica della reintegrazione sociale delle detenute, anche in questo caso la prospettiva si sposta sull’asse nazionale, nel senso che il Parlamento non è intervenuto, come da più parti si auspicava, incrementando le misure alternative alle detenzione ed ha tagliato i già scarsi fondi in favore del lavoro penitenziario. Tuttavia, nell’ottica della reintegrazione sociale delle detenute, vorrei menzionare un’eccellenza propria del carcere di Pozzuoli: “Lazzarelle”, una cooperativa sociale di sole donne che produce caffè all’interno del Casa Circondariale, curandone l’intero ciclo. Speriamo che la legislatura che si aprirà sappia cogliere quanto siano importanti per la collettività realtà di questo tipo. Intanto l’Unione Camere Penali ha rivolto un appello ad alcuni candidati alle prossime elezioni per conoscere i loro programmi in materia di detenzione.

Raffaella R. Ferré

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