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venerdì 29 Marzo 2024




Carceri: si applichi il decreto Alfano sui domiciliari nell’ultimo anno di pena

carcereParla Adriana Tocco, la garante dei diritti dei detenuti in Campania. E ricorda che, oltre a impegni disattesi, sulla situazione delle carceri qualche soluzione c’è. Anche per Poggioreale.

“Il problema delle carceri viene resuscitato in modo ciclico. È una sorta di rito estivo, forse perché si acuiscono i sensi di colpa di chi va al fresco in vacanza e meno distrattamente del solito pensa alle condizioni di chi è chiuso in una cella”.  Adriana Tocco, garante dei detenuti per la Regione Campania, è scettica sui possibili esiti positivi del dibattito politico sulla condizione carceraria sollevato dallo sciopero della fame di Marco Pannella, cui hanno aderito circa duemila persone tra le quali dirigenti di penitenziari, agenti, cappellani, assistenti sociali, gli stessi detenuti e le loro famiglie. “Quando era ministro, Alfano, proprio a seguito dell’ennesima campagna di denuncia sulle condizioni dei nostri penitenziari, aveva promesso la realizzazione di quattro pilastri per un nuovo sistema: ne ha realizzato solo uno, il cosiddetto ‘svuota carceri’, e per di più monco. Ora Nitto Palma promette un pacchetto di misure: aspettiamo di vedere cosa ci sarà dentro”.

Quindi non vede spiragli?

“Spero sempre che la discussione si trasformi in atti concreti. Un elemento nuovo, che può effettivamente farci essere più ottimisti, è l’intervento di Napolitano. Il Presidente della Repubblica ha fatto sua questa battaglia e ha detto in modo chiaro che il nostro sistema carcerario deve farci vergognare. Il Governo e il Parlamento non possono far finta di nulla. In passato però anche Giovanni Paolo II ospite delle Camere aveva avuto parole dure sull’argomento, suscitando impegni e promesse, poi non mantenute”.

Quali soluzioni dovrebbero essere prese nell’immediato? Pensa sia possibile un indulto o un’amnistia?

“Indulto e amnistia sono parole tabù e non credo possano essere provvedimenti da prendere in considerazione. La sensibilità più diffusa sull’argomento è stata formata da una certa politica che ha fatto leva sulla paura. Provvedimenti di clemenza di questo tipo non vengono presi in considerazione perché risulterebbero impopolari. Una risposta nell’immediato potrebbe essere l’applicazione effettiva del decreto Alfano, quello che prevede i domiciliari nell’ultimo anno di pena. E’un provvedimento sacrosanto ma che resta sulla carta perché a decidere delle scarcerazioni  resta, come in passato, la magistratura di sorveglianza: se i giudici sono severi c’è poco da fare. Ho visto cose assurde: respingere i domiciliari a persone cui rimanevano appena quattro mesi da scontare, o a chi era in evidenti condizioni di sofferenza fisica”.

E sul lungo termine?

“Depenalizzare. La legge Fini Giovanardi ha messo in galera tanti tossicodipendenti ed il carcere, nella maggioranza dei casi è l’ultimo posto dove dovrebbero stare. Bisognerebbe affrontare poi seriamente la questione dei migranti detenuti, sono tantissimi a non sapere neppure perché sono finiti dentro”.

Le carceri campane sono tra le più affollate d’Italia. Quali sono le misure adottate per far fronte al caldo estivo?

“I suggerimenti che vengono dati a guardie e direttori in estate descrivono in modo esemplare quali siano le condizioni delle nostre carceri:  tenere i blindi aperti consentire ai detenuti di poter passare più tempo all’area dovrebbero essere la norma e invece vengono fatte passare per iniziative straordinarie. Ma è facile capire il perché: le guardie carcerarie sono sottodimensionate e tenerli chiusi in cella resta la soluzione più semplice”.

A Poggioreale colpiscono le lunghe file dei familiari per i colloqui. Aspettano ore. Poi raccontano che gli incontri avvengono in veri e propri gironi infernali. Non sarebbe facile intervenire per alleviare almeno questa sofferenza?

“Quella dei colloqui è una situazione insostenibile. Non si può incontrare il proprio parente detenuto per pochi minuti in stanze affollatissime che negano una qualsiasi forma di intimità, tra gente che si urta e urla. Diventa una pena supplementare a carico delle famiglie. E’ sicuramente una questione su cui intervenire. Nello specifico di Poggioreale, però mi risulta che si stia provvedendo a una soluzione. Sono cominciati i lavori per la realizzazione di una sala colloqui più grande. Inoltre la direzione sta provvedendo a informatizzare il sistema delle richieste d’incontro in modo da stabilire giorno e ora delle visite”.

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