Precarietà: è necessaria una rilettura del malessere

Ne parla Antonella Bozzaotra, vice presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania.

antonella-bozzaotraAll’indomani della terza edizione di “Città Amiche del Benessere Psicologico”, l’iniziativa organizzata dall’Ordine degli Psicologi della Campania, Antonella Bozzaotra, vice presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania e coordinatrice dell’Istituto Italiano di Psicoterapia relazionale, ci parla delle iniziative dell’Ordine e di una ricerca molto particolare: sul benessere psicologico dei precari.

Qual è il bilancio della terza edizione della “settimana del Benessere psicologico”?

Dal 19 al 24 novembre su tutto il territorio campano abbiamo organizzato circa duecento conferenze di interesse scientifico e culturale e oltre quattrocento studi di psicologi professionisti hanno aperto le porte per un primo colloquio di consultazione gratuita. Abbiamo firmato con diversi comuni il protocollo “città amiche del benessere” ossia quelle città che in cui c’è un occhio attento alla possibilità di progettare interventi psicologici e attivare servizi dedicati al benessere psicologico. L’Ordine degli Psicologi della Campania, ai comuni che firmano il protocollo, offre la consulenza gratuita nella progettazione sociale e l’organizzazione di convegni e altre iniziative rivolte ai cittadini.

Nelle “isole del benessere” allestite nelle varie piazze dei comuni campani avete anche chiesto di aderire ad una proposta di legge popolare, di cosa si tratta?

La raccolta firme partita a fine settembre è quella di istituire nella regione Campania uno psicologo territoriale ogni 10.000 abitanti, rappresenterebbe un primo filtro per le richieste di aiuto e sarebbe necessario in contesti in cui sono presenti soggetti fragili o che vivono situazioni di disagio, come migranti, donne vittime di violenza, bambini.  Per presentare la legge sono necessarie 10.000 firme, ma noi abbiamo intenzione di raccoglierne 14.000.

Attualmente, chi non ha la possibilità di pagare uno psicologo privato, cosa deve fare?

Purtroppo lo Stato italiano garantisce gli psicofarmaci a vita, ma non il sostegno psicologico gratuito a lunga durata. Si tratta di un’operazione politica evidentemente legata alle case farmaceutiche. Napoli è una realtà particolare, se vogliamo privilegiata. Nella Asl Na1 ci sono 4 unità operative di psicologia clinica presso le quali è possibile effettuare consulenze previo ticket anche per 6 mesi. Non sempre nelle Asl c’è questa disponibilità, molto dipende anche dalla domanda e dal numero di psicologi presenti. Anche per questo pensiamo che lo psicologo territoriale sia fondamentale.

Durante la settimana del benessere avete raccolto le testimonianze dei giovani rispetto ad un tema particolarmente sensibile: “il precariato”…

E’ da gennaio che stiamo raccogliendo video testimonianze e racconti sul precariato. Siamo partiti da una domanda: cosa può fare uno psicologo quando intercetta il disagio del lavoro precario? Ma è subito importante chiarire che la problematica del lavoro non va considerata una patologia. Anche il nostro lavoro, in questo senso, è di ricerca e non di cura. Abbiamo lavorato con gruppi di giovani con due focus: dai 18 ai 24 anni e dai 25 ai 34 anni, realizzando delle videointerviste. E stiamo continuando a raccogliere testimonianze filmate e non, proponendo altri focus group alla cittadinanza.

Cosa avete capito?

C’è un malessere legato ai contratti che scadono, all’incertezza, ma precarietà non significa non avere futuro. Dire “non c’è futuro” non significa nulla, tutti possiamo perdere la vita da un momento all’altro ma intanto viviamo nel presente. Qual è il futuro che non c’è? E’ come se nella lettura collettiva il lavoro occupasse tutto lo spazio della vita, come condizio sine qua non per vivere. La descrizione che viene fatta dai giovani di se è diversa da quella che effettuano i mass media e le generazioni precedenti. Eppure la descrizione che fa l’altro di noi crea l’identità. Perciò bisogna uscire da definizioni appiattite e univoche. Il concetto di precarietà va esplorato al di fuori dei luoghi comuni. In questo senso lo psicologo può aiutare a ricodificare la precarietà. Può invitare a chiedersi come raggiungere altri obiettivi di vita, senza porre necessariamente al centro di tutto il lavoro.  Alcuni rinunciano alla scelta di fare un figlio perché non possono garantirgli il benessere che poteva offrirgli una famiglia 20 o 30 anni fa. Ma magari le risorse che si utilizzano per mantenere se stessi sono le stesse con le quali si manteneva una famiglia 20 anni fa.  

Che effetto hanno avuto i focus group sui giovani che vi hanno partecipato?

Come ho detto, non volevamo raggiungere alcun obiettivo che non fosse la raccolta di esperienze, eppure il fatto stesso che i giovani si raccontassero ha sortito degli effetti.  Lavorando sul tema, con persone arrabbiate, in alcuni casi esse hanno riconosciuto un’altra possibilità, alcuni hanno preso scelte di cambiamento. Ad esempio una ragazza ha deciso di andare a vivere fuori della casa dei genitori, condividendo una casa con le amiche ed ha acquistato un servizio di piatti da 18 pezzi perché ha tanti amici e non perché deve sposarsi.

Dunque siamo lontani anni luce rispetto alle generazioni passate?

Negli anni ’80 abbiamo deciso che eravamo diventati immortali, che non esistevano più dei tempi di vita precisi, che nulla sarebbe più finito. Probabilmente questo cambiamento del sentire collettivo era determinato dalla caduta del muro di Berlino, che ha rappresentato la fine della paura della guerra. Mentre l’attacco alle torri gemelle ci hanno fatto sentire tutti più vulnerabili e precari, e non a caso nello stesso periodo è nata la riforma del lavoro. Sono cambiati i tempi, i modi e i luoghi della realizzazione, per la generazione attuale il lavoro non è percepito quale contesto di realizzazione, ma spesso è la causa, l’ostacolo alla realizzazione.

L’Ordine sta collaborando ad un altro progetto importante quello degli “Sportelli per le vittime della crisi economica”, istituiti recentemente dal Comune…

Si, come Ordine degli Psicologi saremo presenti con alcuni psicologi in ognuna delle 10 municipalità cittadine fornendo ascolto e orientamento. Al momento stiamo organizzando il servizio insieme agli avvocati, ai consulenti del lavoro con i quali appronteremo il progetto.

Alessandra del Giudice

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