“Correlazione rifiuti combusti e patologie tumorali in Campania”

Ce ne parla il Pietro Comba responsabile del dipartimento Epidemiologia Ambientale dell’ISS.

Pietro-Comba

Nella “Terra dei fuochi” oltre ai roghi tossici si accendono sempre più deflagranti le proteste di comitati, vescovi e cittadini. Alcuni media sembrano giocare al lotto con dati mai pubblicati sul rapporto tra tumori e discariche illegali. Più che mai è necessario fare chiarezza sulle ricerche scientifiche che riguardano mortalità e incidenza delle patologie oncologiche nella nostra martoriata “ex” Campania Felix. Ne parliamo con uno dei maggiori esperti in Italia: Pietro Comba, responsabile del dipartimento Epidemiologia Ambientale dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità).

La scorsa settimana i vescovi di Napoli e Caserta si sono uniti firmando un duro appello-denuncia sulle anomale percentuali di mortalità per tumore nella “terra dei fuochi” in linea con la protesta contro le istituzioni del Coordinamento Comitati Fuochi e della Campagna Stop Biocidio. Anche grazie a queste proteste sempre più accese è stato nominato il vice prefetto Donato Cafagna quale commissario ad hoc per combattere il fenomeno dei roghi tossici.
Qual è la parola della scienza sulla situazione della ex “Campania Felix”?
Il mese scorso, sono stati i dati della mortalità per tumore a Taranto. Lo studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Registro Tumori di Taranto comprende sia l’aggiornamento del progetto Sentieri, sia l’analisi dei trend temporali, sia l’analisi dei trend temporali della mortalità sia l’analisi preliminare dell’incidenza delle patologie oncologiche.
Mentre per la Campania i dati devono essere ancora aggiornati. Sentieri, Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento pubblicato nel 2003, prendeva in esame 44 “siti di interesse nazionale per la bonifica” (SIN) tra il 1995 e il 2002. L’Iss sta lavorando all’aggiornamento dei dati per tutti i siti, tra i quali quelli danneggiati dalle discariche incontrollate in Campania.

Cosa hanno di allarmante i dati di Taranto rispetto a quelli del resto d’Italia?

In Italia il tasso di mortalità per tumore è passato da 420 casi su 100 mila abitanti per gli uomini e 370 casi su 100 mila abitanti per le donne a 220 mila casi su 100 mila per le donne a poco meno di 200 su 100 mila per gli uomini. La mortalità per tumori rispetto a 30 anni fa è in calo in Italia, come in tutti i paesi europei poiché sono migliorate le condizioni di vita e le terapie. Anche se prima il tasso di mortalità era più alto per gli uomini, ora c’è un’inversione di tendenza poiché le donne lavorano più di prima e mentre gli uomini fumano sempre meno, le donne fumano di più. Nell’area di Taranto, in cui abbiamo analizzato i trend temporali sull’arco di 30 anni, il decremento che c’è nel resto d’Italia risulta rallentato e in anni più recenti un’impennata alcuni casi c’è una vera e propria inversione di tendenza in particolare per l’incidenza sulle donne.

Alcuni giornali hanno parlato di dati pronti, ma non ancora diffusi della Campania. Alcuni hanno riportato una percentuale del 47% in più di mortalità per tumori in Provincia di Napoli e Caserta. Le risulta?

Stiamo aggiornando l’intero progetto Sentieri per tutti i siti a rischio. Poiché sono 44 c’è un grosso lavoro da fare. Termineremo non prima della prossima primavera. Abbiamo aggiornato e divulgato i dati di Taranto perché ce l’ha chiesto il Ministero della Salute. Sui lavori in corso non facciamo comunicazioni.
Ho letto come tutti l’articolo sull’Avvenire. Non posso commentare quei dati. I dati scientifici escono sulle riviste scientifiche, mentre l’oggetto dell’articolo non è mai stato pubblicato su una rivista scientifica. Noi all’Iss prima produciamo gli studi, li pubblichiamo sulle riviste scientifiche e poi li commentiamo sulla stampa, non ritengo che commentare dati non ancora pubblicati sia opportuno.

Lei che ha realizzato studi sull’impatto dei rifiuti sulla salute un po’ in tutta Italia, ritiene che la situazione campana sia particolare?

Fenomeni di smaltimento di rifiuti pericolosi hanno avuto luogo nei decenni precedenti in molte zone della pianura padana, nel Lazio nella valla del Sacco, in Abruzzo a Bussi sul Tirino, Val Bormida, Porto Marghera. In termini qualitativi il fenomeno non è sicuramente confinato alla Campania, però dal punto di vista quantitativo, per la sistematicità della prassi, la sua estensione, la versatilità nell’adeguarsi al mercato dei rifiuti tossici speciali è un fenomeno a nostro giudizio non riscontrabile in altre parti d’Italia.

Quali sono gli studi ambientali sulla correlazione discariche e tumori in Campania?

C’è lo studio Sentieri che analizza la mortalità per tumore nei comuni in cui sono presenti discariche nel periodo 1996-2002, e che per la Provincia di Taranto è stato aggiornato, ma ci sono anche altri studi come quello del 2007: “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. Correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite”, che  analizza i dati ambientali e le percentuali di mortalità di 196 comuni nelle province di Caserta e Napoli, commissionato dal Dipartimento della Protezione civile e realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania e l’Arpa della Campania. Lo studio ha rilevato percentuali del 9% in più per gli uomini e del 12% in più per le donne il rischio di morire di tumore e 84% in più la possibilità di far nascere un bambino con malformazioni congenite, se si risiede nei comini di Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castel Volturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villa Literno. E se questi otto comuni sono quelli potenzialmente più pericolosi, in molti comuni della provincia di Napoli e Caserta, esiste in media un incremento del 2% della mortalità ed un eccesso del 4% di malformazioni dell’apparato urogenitale e nervoso per la popolazione residente nelle zone maggiormente interessate da pratiche illegali di smaltimento e incenerimento di rifiuti solidi urbani e pericolosi.

Oltre a studiare la mortalità è possibile studiare anche l’incidenza delle patologie oncologiche non letali?

È stata investigata l’incidenza oncologica in un’area interessata da pratiche illegali di smaltimento e di combustione incontrollata di rifiuti. Per i 35 comuni di quest’area serviti da un Registro Tumori sono stati calcolati i rapporti standardizzati di incidenza (standardized incidence ratios, SIR) e gli stimatori bayesiani (BIR). Per 10 sedi tumorali sono state eseguite, inoltre, analisi di cluster spaziali e di regressione con un indice municipale di esposizione a rifiuti. Ci siamo basati sul censimento effettuato prima da APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici) e poi da ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Campania) sulle discariche, li abbiamo riesaminati con i colleghi del reparto suolo e rifiuti guidato dalla Dott.ssa Musmeci  assegnando un punteggio ad oltre duecentoventi siti georeferenziati rispetto a quella che è stata chiamata la “pericolosità potenziale” che significa che in funzione dell’aspetto esteriore del sito, della sua localizzazione abbiamo dato un punteggio. Inoltre il nostro studio ha indagato l’incidenza della patologia tumorale sulla base del certificato di morte (fonte secondaria) dal momento che molti Comuni non avevano a disposizione il registro tumori (fonte primaria) perciò abbiamo deciso di realizzare uno studio più approfondito sui 35 Comuni della Asl Na4 che è seguita da un registro tumori molto valido inserito nella rete internazionale accreditata dall’ Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro di Lione. Abbiamo costruito un modello interpretativo il cui  obiettivo principale è stato indicare delle priorità per il monitoraggio ed il risanamento ambientale per certe zone e le fasce di popolazione in cui effettuare degli studi epidemiologici più fini.

Secondo il vostro studio, chi vive in prossimità di un sito di smaltimento incontrollato è più probabile che sviluppi un tumore rispetto ad un altro individuo?

Si. C’è correlazione. Anche se parliamo sempre di eventi rari. La combustione incontrollata sia di rifiuti solidi urbani, sia di rifiuti industriali o pericolosi, è una prassi che ha un potenziale impatto sulla salute. Nella fascia di comuni a nord della Provincia di Napoli e a sud della Provincia di Caserta in cui si concentrano gli eccessi di rischio per le patologie in esame. In ogni caso ci sono due prospettive: una è la stima dei livelli di esposizione della popolazione che si fanno sui grandi numeri e un’altra è la valutazione dell’esposizione individuale. Se una persona vive in uno dei Comuni indicati come maggiormente a rischio ha mediamente una maggiore verosimiglianza di inalare, ingerire le sostanze nocive.

Alessandra del Giudice

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