Spesa d'oro, i napoletani si indebitano per mangiare

Ogni mese una famiglia spende almeno 700 euro

rosario-stornaiuolo 2Nel rapporto “Consumi e distribuzione” della Lega delle Cooperative emerge, ancora una volta, la crisi campana e il divario tra nord e sud del Paese. Nel parliamo con il presidente di Federconsumatori Campania, Rosario Stornaiuolo, che ha presentato il documento-fotografia delle nuove abitudini dei consumatori napoletani assieme a Massimo Pelosi, responsabile di Coop per Campania e Lazio.

“Per mangiare, una famiglia napoletana spende all'incirca 700 euro al mese - esordisce Stornaiuolo -. Non è una cifra distante da quella spesa in Veneto o Lombardia, ma non possiamo non ricordare che in termini di territorio e di contesto, questa similitudine con il nord significa che a Napoli o mangiamo male o mangiamo di meno. C'è poi da dire che per sostenere questa spesa, una famiglia su quattro è costretta a indebitarsi: insomma, a Napoli si chiedono prestiti per mangiare ”

Il potere d’acquisto delle famiglie napoletane e campane è ai minimi storici: cosa significa in termini pratici?

“Significa che i consumatori napoletani sono sotto stress al punto da aver cambiato le loro abitudini: il prosciutto a Napoli è diventato un lusso, si compra la mortadella. Non si mangiano più carni rosse, ma bianche. Per far la spesa si impiega molto più tempo di prima: meno soldi ci sono e più tempo ci vuole per scegliere cosa comprare, facendo confronti tra prezzi e offerte. E i commercianti lo sanno, tant'è che nella grande distribuzione il 60 percento dei prodotti rientra nella categoria delle offerte, che al nord non supera il 40 percento”.

Quali altre differenze ci sono rispetto al Nord Italia?

“Quattro famiglie su dieci, come dicono i sociologi sono 'non spendibili'. Ancora, rispetto al nord, lo scarto dei consumi si aggira intorno al 20 percento e solo il 5 percento del proprio reddito può essere destinato a beni e servizi non di prima necessità, a differenza del 14 percento di Verona. Corriamo poi un altro rischio: quello dell'abbassamento della qualità dei prodotti e della loro sicurezza. Basti dare un'occhiata al lavoro della Guardia di Finanza che sta sequestrando molta merce adulterata”.

Cosa possono fare i cittadini napoletani per conciliare qualità e prezzo?

“Penso ai prodotti agricoli a km zero, alle iniziative organizzate dalla Confagricoltura che garantisce la qualità dei prodotti. Penso ai mercatini, quello del venerdì a Via Cervantes, quello del Borgo Orefici. Il problema dei prodotti agricoli a Napoli è che spesso, anche quando esportiamo in altre regioni, nell'immaginario collettivo c'è ormai 'Gomorra'”.

Nel rapporto con le istituzioni Stornaiuolo chiede la creazione di “tavoli tecnici permanenti”: “Bisogna mettere in campo iniziative serie per mettere un freno a questa crisi dei consumi. Non bastano parole, ci vogliono fatti. Bisogna restituire potere d’acquisto alle famiglie. In che modo? Detassando, con politiche di lavoro serie, iniziando a riflettere su alcune delle criticità nei conti già disastrati delle famiglie napoletane. Come ad esempio il caro benzina e il costo dell’Rc Auto”.

Raffaella R. Ferré

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