La SSC Napoli sceglie il Trentino per le vacanze, ma ha poca fiducia nella Campania

Il punto di vista di Aurelio de Laurentis sulla nostra regione

aurelio-de-laurentisPer il secondo anno consecutivo la SSC Napoli sceglie il Trentino e la Val di Sole per il ritiro precampionato. Ma se il Trentino è la casa estiva del Napoli, la città è partenza e ritorno. A margine di discussioni sul calciomercato, ne approfittiamo per parlare del ruolo dello sport e della squadra sul territorio campano.

Per il secondo anno consecutivo la SSC Napoli sceglie il Trentino e la Val di Sole per il ritiro precampionato. Gli azzurri seguono una tradizione nata con Careca e Maradona, e a distanza di vent’anni eccoli tornare. Vanno a Dimaro dal 10 al 23 luglio i nostri e sembra chiaro il perché: la cultura dell’accoglienza qui fa il paio con quella del rispetto dell’ambiente, tanto che il territorio è stato riconosciuto, nel 2009, Patrimonio Naturale dell’Umanità. E tra mountain bike, rafting nel blu dei laghi, ristoranti da stelle Michelin, ad alzare lo sguardo ecco le Dolomiti.

Alla conferenza stampa all'Hotel Vesuvio il presidente Aurelio De Laurentiis al fianco del sindaco di Dimaro Romedio Menghini, del direttore generale di Trentino marketing Paolo Manfrini e dell'assessore al Turismo della provincia di Trento Tiziano Mellarini, è convinto tanto che fa progetti lunghi: l'accordo con la Val di Sole è per altre tre stagioni.

Ma se il Trentino è la casa estiva della squadra, una garanzia di sistema sportivo ambientale che funziona,  la città di Napoli è partenza e ritorno. Gli azzurri che durante l’estate si alleneranno nel campo sportivo comunale di Dimaro, durante l’anno si sono preparati a Castelvolturno: a margine di discussioni sul calciomercato, ne approfittiamo per parlare del ruolo dello sport e della squadra sul territorio campano.

 “Castelvolturno è un luogo difficile perché siamo stati vessati per anni dagli imprenditori del nord che sono venuti a sversare i rifiuti tossici nella nostra terra” dice De Laurentis. E, sebbene convinto del ruolo sociale dello sport, il presidente ha anche la certezza che da solo non può bastare: “Il calcio può fare ma non può essere un sostituto: non può intervenire sul territorio da solo perché quello di cui c’è bisogno è anche altro: serve la scuola, serve il lavoro, serve la presenza delle istituzioni, delle regioni e dei comuni”.

Anche per il welfare, il sistema sociale che lo stato dovrebbe garantire a tutti, il presidente è convinto manchino alcuni tasselli che si intersecano con il fare impresa: “Il welfare è sempre stato il dibattito costante, sin da quand’ero bambino. Ma è un problema culturale, non solo di risorse economiche. Non si può pretendere che un sindaco che guadagna quattromila euro al mese faccia il manager. Un governatore della città dovrebbe essere pagato diversi milioni di euro all’anno e premiato per i risultati raggiunti, così come i rappresentanti delle istituzioni che rubano dovrebbero essere messi in galera. E poi l’accanimento con le tasse invita i cittadini a scappare dall’Italia. Bisognerebbe pagare il 20% di tasse e poter dedurre le spese per l’istruzione, per la famiglia. Non a caso Grillo è arrabbiato da sempre”.  Le sue, spiega, non sono solamente riflessioni: “Io sarei pronto ad impegnarmi, ma ci vuole una volontà forte, seria, concreta. Fin ora ci sono state solo parole da parte di Caldoro, ma con le parole non si costruisce nulla. Così come, tornato da Londra chiederò a De Magistris cosa intende fare con il nuovo stadio. Ci deve essere una progettualità che è davvero voglia di fare le cose, e non solo promessa. A Napoli spesso dimentichiamo le arrabbiature, perché basta voltarsi, guardare il panorama, il mare. Ma su questa nostra capacità si è giocato troppo”.

R.*

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