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Giovedì 18 Aprile 2024




“Operatori sociali, primo maggio di precarietà”

Il punto sul Terzo settore del referente campano di Legacoop Sociali

giacomo-smarrazzo“Il modello di welfare che abbiamo costruito in venti anni di lavoro è messo in discussione da attacchi ideologici e demagogici”, il referente regionale di Legacoop Sociali Giacomo Smarrazzo analizza il momento attraversato dal Terzo settore: "Tantissimi gli operatori sociali che dimostrano grandissima responsabilità continuando a lavorare senza ricevere lo stipendio da mesi per garantire continuità ai servizi".

Che primo maggio sarà per gli operatori sociali?

“Mai come quest’anno si può parlare di un primo maggio all’insegna della precarietà. Una precarietà che per gli operatori sociali non riguarda solo il lavoro, messo a repentaglio dalle politiche dei tagli, ma investe soprattutto una sfera esistenziale: tutto quello in cui hanno creduto, tutto ciò che hanno costruito, viene messo in discussione e attaccato. Stiamo assistendo allo smantellamento dell’idea di welfare per la quale in tantissimi hanno lavorato e si sono battuti per venti anni”.

A cosa sono dovuti, secondo il suo parere, questi attacchi?

“L’idea è che il Terzo Settore sia in qualche modo sacrificabile a dispetto dei risultati conseguiti a vantaggio di tantissimi utenti. Sono attacchi di diversa natura che vengono da più parti, a volte partono da presupposti ideologici, altre mi sembrano strumentali e demagogici: da un lato c’è chi punta l’indice contro la Funzione pubblica svolta dal Privato sociale perché ritiene che debba essere direttamente il pubblico ad occuparsene; dall’altro c’è chi ritiene il sistema del welfare privato una fonte di sprechi e di gestione inefficiente”.

Il Terzo settore non ha colpe?

“Il privato sociale è un mare magnum, sicuramente c’è chi ha lavorato male, chi ne ha approfittato anche in modo criminale. Ma sono una minoranza e questo non può portare a una criminalizzazione di tutto il Terzo settore. Con la crisi sono tantissimi gli operatori sociali che hanno dimostrato grandissima responsabilità, continuando a lavorare senza ricevere gli stipendi da mesi, per garantire la continuità dei servizi e consentire la sopravvivenza di enti e organizzazioni che vantano crediti annosi nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Forse sbagliando, mi viene da dire oggi; avrebbero messo in evidenza l’importanza del loro lavoro e imposto subito un chiarimento”.

Quale la situazione a Napoli?

“Al momento la ritengo difficilmente interpretabile. Da una parte ascoltiamo il sindaco che si fa garante della priorità delle Politiche sociali, dall’altro dall’amministrazione attendiamo ancora garanzie sul rientro del credito. In più enti e  operatori vivono con comprensibile disagio gli attacchi che vengono rivolti a più riprese sull’efficienza del loro lavoro. Viene ventilata l’ipotesi di internalizzare i servizi: una decisione legittima, ma venga chiarita subito così da non alimentare altra confusione. Da parte mia ritengo non sia una soluzione percorribile perché antieconomica e resa impossibile dalle leggi del governo Monti sulle possibilità di spesa degli enti locali. In quel caso poi si dovrebbe indire un concorso pubblico e quale sarebbe il destino delle centinaia di lavoratori che hanno garantito per anni, a costo di sacrifici, servizi fondamentali?”.

Cosa pensate di fare allora? 

“Con il comitato il Welfare non è un lusso stiamo preparando una grande mobilitazione. Si sono già persi tantissimi posti di lavoro a causa dei tagli e del mancato rientro dei crediti. E’insostenibile anche per le organizzazioni meglio strutturate reggere a ritardi nei pagamenti di 4 anni. Questo è il momento che Governo e enti locali facciano finalmente chiarezza su come e quale modello di welfare vogliono sostenere”.

L.R.    

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